Scienze

Ricercatori del Cardiocentro scoprono una proteina 'protettrice'

La scoperta è frutto di una ricerca portata avanti negli ultimi cinque anni nei laboratori dello “Swiss Institute for Regenerative Medicine” di Taverne.

5 giugno 2018
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La scoperta di una nuova proteina cardioprotettrice è frutto di una ricerca portata avanti negli ultimi 5 anni nei laboratori dello “Swiss Institute for Regenerative Medicine” (SIRM) di Taverne, con il sostegno della Fondazione Cardiocentro Ticino e della “Foundation for Cardiovascular Education and Research”. Il gruppo di ricerca del professor Giuseppe Vassalli e del dottor Lucio Barile ha recentemente scoperto un nuovo ruolo cardioprotettore della pappalisina-1, una proteina plasmatica associata alla gravidanza. I risultati sono stati pubblicati da Cardiovascular Research, la rivista scientifica ufficiale della Società Europea di Cardiologia. La ricerca è stata finanziata dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e dalla Fondazione Svizzera di Cardiologia.

I ricercatori del Cardiocentro hanno dimostrato che particolari cellule presenti nel cuore umano rilasciano delle vescicole microscopiche, chiamate esosomi, contenenti la forma attiva della pappalisina-1. Queste vescicole proteggono le cellule cardiache dalla morte cellulare e stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni. Se iniettati nel cuore di ratto dopo un infarto acuto del miocardio, gli esosomi riducono le dimensioni dell’infarto e migliorano la funzione cardiaca. Le cellule cardiache geneticamente modificate in modo da non produrre la pappalisina-1 rilasciano degli esosomi poco protettori, confermando il ruolo importante di questa proteina nella cardioprotezione. I ricercatori del Cardiocentro hanno anche mostrato che gli esosomi di origine cardiaca sono più cardioprotettori di quelli di origine midollare pur derivati dallo stesso paziente.

Gli esosomi rilasciati dalle cellule sono responsabili, almeno in parte, degli effetti terapeutici delle cellule che li producono. Una nuova strategia per lo sviluppo di terapie innovative punta quindi sull’utilizzo degli esosomi, piuttosto che sul trapianto di cellule nel tessuto che si vuole proteggere. Rispetto alle cellule, gli esosomi semplificano la procedura terapeutica in quanto possono essere preparati anticipatamente e conservati in congelatore, pronti per l’uso immediato anche in situazioni d’emergenza come l’infarto acuto del miocardio. In tale prospettiva, i ricercatori e i collaboratori della “camera bianca “del Cardiocentro, il laboratorio specializzato nella produzione di cellule per studi clinici, hanno già sviluppato un protocollo per la produzione su larga scala di esosomi secondo i requisiti vigenti per uso clinico. La fase successiva verso future applicazioni cliniche degli esosomi nell’infarto acuto del miocardio mira a confermare i risultati già ottenuti nel piccolo animale (ratto) in un modello animale pre-clinico (maiale). Questo studio preclinico, condotto dai ricercatori del Cardiocentro in collaborazione con i colleghi dell’Università di Zurigo, è iniziato nei mesi scorsi.

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