Scienze

La stazione spaziale cinese sta cadendo e nessuno sa (ancora) dove

Tiangong-1, di cui non si ha più il controllo dal 2016, rientrerà nell'atmosfera terrestre la sera di Pasqua. Pericolo inesistente

La stazione spaziale cinese
30 marzo 2018
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Cominciamo dalle buone notizie: per Pasqua non vi troverete in giardino i rottami della Tiangong-1, la stazione spaziale cinese che sta tornando a terra senza controllo. Questo perché l'orbita della navicella non supera il 43esimo parallelo e il Ticino si trova ben al di sopra del 45esimo. Non c'è però da preoccuparsi troppo nemmeno se state leggendo questo testo da uno dei luoghi potenzialmente a portata della stazione spaziale. Intanto perché il rischio di venir colpiti da un detrito sono bassissimi, praticamente inesistenti. E poi perché buona parte della superficie terrestre è ricoperta d'acqua. È quindi estremamente probabile che il punto di deorbita sia decisamente al largo di qualsiasi costa abitata.

Già, ma dove sarà questo punto? La verità, per ora, è che nessuno sa dirlo. Incertezze nel tracciamento orbitale del modulo e numerosissimi fattori esterni (tra i quali anche la meteorologia solare) possono far variare in modo significativo il risultato. Si calcola che a sette ore dal momento effettivo del rientro, l'incertezza sia ancora pari a un'intera orbita (l'intero giro del mondo). Tutto ciò perché l'operazione, assolutamente di routine per qualsiasi oggetto di grandi dimensioni messo in orbita dall'uomo, sta avvenendo in maniera incontrollata siccome gli ingegneri cinesi hanno perso qualsiasi controllo sulla stazione già nel 2016.  Ciò non impedisce a numerosi enti di avanzare le proprie previsioni. Attualmente, stando all'Agenzia spaziale europea, l'ora x è prevista per la sera di Pasqua. Il sito satview.com parla delle 17.51, quando la Tiangong-1 si troverà a transitare sopra le coste turche. Le previsioni sono comunque in continuo mutamento, ed è probabile che quando starete leggendo queste righe siano di nuovo cambiate.

L'unica certezza è che al momento del rientro, l'estrema velocità del modulo (oltre 28mila chilometri all'ora) e il conseguente forte attrito con l'atmosfera causerà la frammentazione e la quasi totale polverizzazione della stazione. Solo alcuni pezzi più grandi potrebbero sfuggire alla completa distruzione e ricadere a terra. La probabilità di essere però colpiti, come detto, sono estremamente basse. Stando all'Esa si aggira attorno ai 10 milioni di volte in meno rispetto a quella di essere colpiti da un fulmine nel corso dell'anno.

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