Scienze

Odifreddi, la divulgazione e gli scienziati pazzi

Il ‘matematico impertinente', ospite della fondazione Ibsa, ha parlato dell’importanza di raccontare la scienza. Come hanno fatto molti Nobel, non tutti sani di mente…

(Archivio Ti-Press)
26 marzo 2018
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Sostenere la ricerca, e più in generale, la cultura scientifica: è questa, in breve, la missione della Fondazione Ibsa, costituita nel 2013 dall’omonima casa farmaceutica e il cui fiore all’occhiello sono le cinque borse di studio per altrettanti giovani ricercatori consegnate giovedì scorso. A queste ‘fellowships’ – o ‘mobility fellowships’, visto che, come ha spiegato la direttrice Silvia Misiti, uno degli obiettivi è permettere ai premiati di proseguire la ricerca in altri centri – si aggiungono le ‘scholarships’ per gli studenti del master in medicina dell’Università della Svizzera italiana, senza dimenticare le attività rivolte al pubblico, come il ciclo di incontri ‘La Scienza a regola d’Arte’ realizzato insieme al Museo d’arte della Svizzera italiana o il progetto ‘Let’s Science’ che unisce scienza e fumetti e che, ha annunciato sempre Misiti, dopo Milano farà tappa, il prossimo autunno, a Lugano.

Ricerca e divulgazione, come i cinque premiati – Ruth Egbe, Carlotta Perucca Orfei, Daniela Gnani, Fabio Maino e Mauro Cozzolino – hanno subito sperimentato, presentando in cinque minuti il proprio progetto di ricerca. E a ricordare l’importanza della comunicazione ci ha pensato l’ospite d’onore della premiazione: il matematico Piergiorgio Odifreddi che ha presentato le figure di alcuni importanti scienziati e divulgatori, da James Watson a Rita Levi Montalcini.

Piergiorgio Odifreddi, quanto è importante la divulgazione per gli scienziati? Dopotutto, fanno già ricerca, il compito di raccontarla potrebbero lasciarlo ad altri…

Molti scienziati la pensano così, in effetti, ma molti altri credono che spiegare le proprie ricerche in un linguaggio che non sia tecnico, cercando di estrarre la vera essenza del proprio lavoro, sia utile anche a loro.

Ricordo che molti anni fa era considerata una cosa marginale: in Italia uno dei primi fu Tullio Regge, e lui non a caso era stato tanti anni negli Stati Uniti, a Princeton, dove evidentemente aveva captato questa idea della divulgazione. Non mancano comunque gli esempi storici, Galileo certamente – il ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo’ era quello, dopotutto: un libro di divulgazione –, ma anche Faraday scrisse un meraviglioso racconto sulla candela, nel quale spiega tutta la termodinamica. E in fondo anche nell’Antichità: Pitagora aveva un insegnamento esoterico, riservato agli apprendisti, i matematici, e uno essoterico, per gli acusmatici, oggi diremmo gli uditori.

Però ci sono anche cattivi esempi: lei stesso ha ricordato Kary Mullis, Nobel per la chimica nel 1993, sostenitore dell’astrologia e negatore dell’Aids e del riscaldamento climatico…

Non si può impedire alle persone di essere un po’ pazzerelle. Perché Mullis è proprio matto, simpaticissimo ma matto. Come altri: Brian Josephson, Nobel per la fisica nel 1973, soffre di depressione ed è un sostenitore del paranormale.

Ma vengono considerati un po’ dei paria: se si va a Lindau, dove ogni anno si incontrano i Nobel delle varie discipline, si vede che alcuni sono poco considerati. Ho visto Luc Montagnier, quello della pseudoscientifica “memoria dell’acqua” che sarebbe alla base dell’omeopatia, e recentemente pure sostenitore dei miracoli di Lourdes, che mangiava tutto solo: nessuno si sedeva al suo tavolo!

Ma, appunto, non si può impedire alle persone, neanche se vincono un Nobel, di essere pazze, e fortunatamente sono solo tre o quattro.

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