Sanremo

È bello ciò che piace: le pagelle di Sanremo (parte seconda)

La musica è bella tutta (?) e si può amare Elettra Lamborghini e innamorarsi di Tosca (la seconda che hai detto). E alle vostre orecchie com'è sembrata?

'Musica (e il resto scompare)', o anche 'Elettra (e la musica scompare)' - © Areafoto.Si
6 febbraio 2020
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Nella notte della reunion dei Ricchi e Poveri in playback (ma quant'è bella 'Mamma Maria'?), nel Sanremo della riabilitazione artistica di Sabrina Salerno e dei Massimi Ranieri in duetto, abbiamo stilato le nostre pagelle, anche per la seconda serata. E alle vostre orecchie, com’è sembrata?

Big

Piero Pelù, ‘Gigante’
Tutto quel che tocca Chiaravalli (“Dirige il maestro”) diventa oro. È rock senza barriere di credo (“Sei il mio Gesù, la luce sul nulla mio piccolo Buddha”), è Piero nell’alto dei cieli. Giudizio: Pelù akbar

Elettra Lamborghini, ‘Musica (e il resto scompare)
Vestita da Elton John, è la risposta italiana a Shakira, solo che all’Italia Shakira non aveva chiesto nulla. La regina italiana del twerking (alle 22.16 era ovazione) canta comunque meglio di Romina Power e riporta in vita i Santa Esmeralda di ‘Don’t let me be misunderstood’. La metrica pezzaliana (gli accenti messi alla c****) salva il salvabile. Giudizio: Reggaeton (e la musica scompare)

Enrico Nigiotti, ‘Baciami adesso’
Brano d’amore a lento rilascio, resta l’assolo di chitarra. Giudizio: se Nonno era Hollywood, qui è Marina di Cecina
 
Levante, ‘Tikibombom’
Qui onomatopeica e molto bella anche prima, quella di ‘Non me ne frega niente’ è vicina all’animale stanco che non segue il branco, degno inno a chi si alza la mattina e... ‘patapam’ (o qualsiasi altro rumore faccia lo smarrimento). Giudizio: ‘tap tap’ (o qualsiasi altro rumore faccia la pacca sulla spalla, per apprezzamento)
 
Pinguini Tattici Nucleari, ‘Ringo Starr’
“E quando dico che spero che trovi un ragazzo migliore di me fingo, che i migliori alla fine se ne vanno sempre e che cosa rimane? Ringo”. Consegna il premio il sindaco di Sanremo? Giudizio: Scarafaggi Poppici Planetari
 
Tosca, ‘Ho amato tutto’ 
“Se tu mi chiedi in questa vita cosa ho fatto, io ti rispondo ho amato, ho amato tutto” dà un senso al cantare e forse anche al vivere. Finirà ultima e sarà bellissimo lo stesso. Giudizio: pucciniana (“E non ho amato mai tanto la vita”, dalla Tosca, appunto).
 
Francesco Gabbani, ‘Viceversa’
È come Scavolini: dove c’è Pacifico (co-autore) c’è casa. Il due volte vincitore, nei Giovani e nei Vecchi, torna con una cosa seriamente zen, che fa volare. Giudizio: gabbiani
 
Paolo Jannacci, ‘Voglio parlarti adesso’
Non fosse che è sin troppo intonato, sul palco c’è papà Enzo, che non è un problema per Paolo che il problema non se l’è mai fatto. Due gocce d’acqua sul palco che fu di ‘Se me lo dicevi prima’. “Ho visto piangere un gigante, figurati se non piango io che sono nato adesso” è il mestiere di padre. Giudizio: cuore di papà (vale anche per Enzo)
 
Rancore, ‘Eden’
Splendidamente tra Piero Angela e il Savonarola, il rapper romano racconta la storia dell’umanità dalla prima mela di Newton al digitale. Perché il rap non è solo “Bella bro”, ma anche “Pam pam pam”. Giudizio: Premio della Criticità
 
Giordana Angi – ‘Come mia madre’
Vorrebbe farci sentire figli, anche nell’accezione totocutugnana del termine, se proprio uno vuole. Ma la canzone si avvinghia su se stessa, persa in linee melodiche scontate e scordandosi di avere un gran bel testo. Giudizio: la canzone mia più bella non sei tu
 
Junior Cally – ‘No grazie’
Prende due Mattei con una fava, li lega a una sedia, li incappuccia, gli strappa la tessera elettorale e ci si fa la maschera. Peccato che il video di ‘Strega’ non fosse questo. Poteva non esserci, e ci poteva stare. Ma c’è, ed è una delle cose più riuscite. Giudizio: PolitiCally incorrect
 
Michele Zarrillo – ‘Nell’estasi o nel fango’
Professionista dell’amore (cit. Julio Iglesias), si produce in mille giorni di gorgheggi fini a se stessi. Giudizio: con tutto il rispetto, con tutto l’affetto, più nel fango che nell’estasi

Nuove proposte

Martinelli e Lula, ‘Il gigante d’acciaio’
Si canta dell’Ilva di Taranto, denuncia sociale che a Sanremo ha avuto episodi più memorabili. Giudizio: qualsiasi cosa ma non Fasma...
 
... Fasma, ‘Per sentimi vivo’
La sua voce ha la stessa gradevolezza di Yoko Ono che fa i cori a John Lennon in ‘Live in NY’. Della scuderia Facchinetti (figlio), Fasma, nomen omen con la ‘F’ davanti, non è un nome d’arte, ma un’affezione delle vie respiratorie. Dopo 3 minuti di autotune, per sentirci vivi servirebbe un broncodilatatore. Giudizio: Ventolin
 
Marco Sentieri, ‘Billy Blu’
A metà tra ‘Minchia signor Tenente’ (titolo ormai adattato) e ‘Sulla porta’, l’outing gay in forma di canzone di Federico Salvatore nel 1996, il Sentieri canta di bullismo. Vale, per delicatezza del tema, quanto alla voce ‘Ilva’. Giudizio: si, ok, ma preferivamo...
 
... Matteo Faustini, ‘Nel bene e nel male’
‘Hai mai fatto l’amore con gli occhi’ richiama vagamente ‘Ho fatto l’amore con Control’, da uno spot della nota fabbrica di anticoncezionali per il piacere della coppia. L’incipit del Faustini è il tormentone buono del Festival. Il bresciano è misurato, essenziale, bucaschermo, vincente. Ma perde. Giudizio: ultrasottile (sensibilità massima)

 

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