Sanremo

'Chiamami pure Remi' (abbiamo intervistato il Festival)

Al via martedì prossimo, lo abbiamo incontrato nella sua casa in Corso Matteotti. 'Gli amici mi chiamano così, ma va bene anche San, o Festy. Però diamoci del tu'.

31 gennaio 2020
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Il Festival di Sanremo vive in un vecchio edificio costruito nel 1963 e più volte ristrutturato. Da fuori, si fa fatica a trovarlo, non fosse per i fiori sul cancelletto. La soffitta è adibita a camera per gli ospiti (ce ne stanno fino a mezzo migliaio). Al piano terra, una volta smesso di pagare l’affitto al Casinò nel 1977, il Festival di Sanremo si è regalato un teatro che è anche una sala cinematografica che fa invidia a quella di Michael Jackson a Neverland (ma qui i bambini vengono accompagnati dai genitori). Anche il sistema di sicurezza è degno di una rockstar. Non è che puoi entrare e dire “Salve, sono qui per vedere il Festival di Sanremo”; prima di tutto c’è da capire se il Festival di Sanremo vuole vedere te, e poi ci vogliono alcune credenziali, ovvero essere disponibili a dormire poco, a mangiare ancora di meno e a correre dietro a stelle della musica vere, conclamate e presunte, che ogni anno, al Festival di Sanremo, gli riempiono la casa (è bene ricordare che alcuni poi non ci tornano nemmeno più, millantando di avere subito scortesie. Ma è solo squallido snobismo).

Da Sibilla a Eric Clapton

Quanta irriconoscenza deve sopportare il Festival di Sanremo, che un’occasione la dà a tutti, belli (Biagio Antonacci) e brutti (Lucio Dalla), intonati (Giorgia) e stonati (Biagio Antonacci). Anche a Sibilla, nel 1983, e quel microfono galeotto che in epoca di playback non doveva essere acceso: e così, gli “Uru Belev Sammea, Uru Belev Sammea, Uru Belev Sammea!”, scritti dal Battiato autore, le costarono la carriera. Che notte quella notte! (cit. Fred Buscaglione, che ai fonici, piccoli così, gli avrebbe sparato).

Il Festival di Sanremo, assunto in giusta dose, è un tipo simpatico e alla mano, e le sue feste durano sempre fino all’alba, ma per un motivo o per un altro fai fatica ad andartene prima. È un anno importante il 2020. Quasi coetaneo del Locarno Festival, Sanremo fa settant’anni, età di splendidi settantenni come Eric Clapton, che in realtà di anni ne ha settantacinque e dal Festival di Sanremo non è mai stato invitato – [REC] Chiedere al Festival di Sanremo come mai non abbia mai invitato Eric Clapton, che ha avuto sì qualche problema con l’eroina, ma è stato tanto tempo fa [STOP]. Dopo avere mostrato i documenti svizzeri, entriamo nell’anticamera della casa del Festival di Sanremo scortati come a un G8; lui ci guarda dal salotto con tappezzeria a fiori (è ovvio), fa un cenno prima di allacciarsi la cravatta (indovinate? A fiori) e mentre viene verso di noi si scusa per i preparativi in corso – «Sa com’è, è davvero una questione di ore» – invitandoci a sedergli di fronte.

Buongiorno Festival di Sanremo, e grazie per l’intervista. Posso chiamarla Festival o preferisce Kermesse?

Festival va benone. Gli amici mi chiamano Remi, ma va bene anche San, o Festy. Veda un po’ lei.

Allora scelgo Remi. Eccoci qui Remi. Settant’anni e non sentirli…

Cosa significa “non sentirli”? Ci sento benissimo amico mio! Ah ah ah! [Il Festival di Sanremo ride di gusto, dilatando il suo faccione paffuto su questa battuta un po’ da bancario. Ma chi siamo noi per non ridere a una battuta del Festival di Sanremo anche se non fa ridere. Così ridiamo, fingendo di non avere mai sentito nulla di più divertente, ndr].

Settant’anni, portati bene…

Certo, in quel senso. Era una battuta, pensavo avesse capito [Avevamo capito ma sorvoliamo, per non passare da presuntuosi, ndr]. Ma pensi lei se avessi problemi di udito io che faccio musica da quando sono nato. Non sono mica Phil Collins, che mi dicono sia diventato praticamente sordo…

Sì, lo si dice da anni. Lo danno spesso per moribondo. Ha scritto pure un libro che si chiama ‘No, non sono ancora morto’…

Vecchio Phil, ha percosso più tamburi lui che la banda dell’esercito! ‘No, non sono ancora morto’, gran titolo, mi ci vedo.

Morto?

[Ci corre un brivido lungo la schiena, pensando che potremmo avere offeso il Festival di Sanremo e magari, chissà, il Festival di Sanremo invece ha il senso dell’umorismo. Sempre che le battute le facciano gli altri, ndr] Ma no, mi piace l’idea di un libro che si chiami ‘Non sono ancora morto’. Mi hanno dato per spacciato così tante volte, e sono ancora qui...

Ho frainteso. Le chiedo scusa Remi.

Di nulla. Comunque diamoci del tu.

…se proprio insiste. Va bene. Senti Remi, come la vedi quest’anno?

Premesso che ci vedo benissimo [Abbiamo capito che è un’altra delle sue battute, ma Remi ci strizza l’occhio per darcene conferma. Noi, con la stessa riverenza di George McFly, ridiamo, ndr], mi aspetto una grande festa anche stavolta. Perché negli ultimi due anni mi sono divertito un sacco.

Tu sei l’emblema del Belcanto. Cosa ne pensi dell’invasione dei rapper? Non sono proprio i cantanti che hai cresciuto tu...

Sì, però non è che qui sappiano tutti cantare. Credi che la Romina [Power, ndr] la cantasse lei la felicità? La Romina ha sempre due coriste dietro che la cantano con lei. E il Bobby Solo che nel ‘64 cantava ‘Una lacrima sul viso’ in playback? Comunque non parlarmi di rapper, che ne ho fin sopra i capelli [A proposito: il Festival di Sanremo ha i capelli rossi, ndr].

Vorrei chiederti dei tuoi rapporti con gli altri Festival.

Guarda, ero molto amico del Festivalbar, e per me, per tutti noi festival, è stato un vero shock quando se n’è andato. Adesso la canzone dell’estate la premiano le compagnie telefoniche. Ma cosa ne sanno le compagnie telefoniche della canzone dell’estate? Continuino a fare i piani tariffari. Come dice il proverbio, “Scherza con i fanti e lascia stare i cantanti”, ah ah ah! [Detta con accento marcatamente ligure, è la terza battuta in pochi minuti ed è la peggiore di tutte. Torna McFly, ndr].

E con Oscar, vi sentite mai?

Con Oscar, forse anche perché lavoriamo in settori diversi, è più raro che ci incontriamo. Comunque io, al contrario di lui, continuo a ospitare le sue star, che regolarmente mi chiedono una vagonata di dollari per cantare ‘’O sole mio’, per dire “Oh, I looove spaghèdi”, che le donne italiane sono meravigliose ma come “Soffiaaa” non c’è più stata nessuna. Guarda, chiedimi di tutti, di Donatello, di Strega, di Campiello, anche di Pulitzer, che è sempre sulle sue, ma non di Oscar, tronfio come tutti gli americani in vacanza.

Promesso. Se permetti ora vorrei entrare più in profondità. Remi è stato un festival felice?

Sì, tutto sommato credo di essere stato un festival felice. Mi ricordo che quando avevo due anni...

È un fiume in piena il Festival di Sanremo, anche se vive al mare. Mentre racconta la sua infanzia, apre una confezione di Baci di Sanremo, che sono come i Baci di Alassio solo che li vendono a Sanremo, ma credeteci, sono la stessa cosa. Un’ora più tardi: «Ecco, mi pare tutto».

Che storia fantastica. Posso chiederti qual’è il tuo rapporto con i social?

Ho una mia pagina, ma non la gestisco io. E poi sono solo scocciature.

Ti riferisci ai leoni da tastiera?

Sì. Come se fosse colpa mia se l’Italia di oggi è quella che è. Ma è così da settant’anni. Si chiama ‘scaricabarile’.

Ti accusano di ogni nefandezza, d’incompetenza, misoginia, qualunquismo, di avere le mani bucate...

...di aver creato Toto Cutugno, sì lo so, ma per Toto Cutugno se la devono prendere con Pippo Baudo. E poi, quelli che parlan male di me sono i cantanti falliti. M’insultano, poi s’iscrivono ogni anno e se non li prendo dicono che io non faccio testo. Ma ci ho fatto il callo. Come diceva quel cantante? “Non ti curar di lor ma guarda e passa”. Adesso non mi ricordo che edizione fosse. Forse era Vasco... [Il Festival di Sanremo è serio, forse non è una battuta, ndr] Guarda che scherzo eh! [Mai sottovalutare il Festival di Sanremo, ndr].

Ride, quel burlone del Festival di Sanremo, spalancando la sua bocca grande [REC] Troppo Cappuccetto Rosso; cambiare con “Ride il Festival di Sanremo, facendo cadere le briciole dei baci di Sanremo [STOP]. [REC] Troppo Pollicino. Trovare qualcosa di diverso da Cappuccetto Rosso e da Pollicino [STOP]. «Belìn, è tardi. Vado che devo aprire il teatro...».

Certo Remi, grazie per la disponibi-lità, anche a nome dei nostri lettori. Vuoi lasciare un saluto?

Volentieri. Saluto tutti i lettori di... Scusami, che giornale è?

laRegione.

La regione. Quale regione?

laRegione. laRegione e basta.

Sì, ma la regione cosa? La regione Liguria? Noi italiani siamo divisi per regioni...

‘laRegione’, è il nome del giornale…

Ah, è il nome del giornale. Bene. Sembriamo Gianni e Pinotto. Allora, un saluto a tutti i lettori della regione dal Festival di Sanremo. Stay hungry, stay foolish! [Il Festival di Sanremo che cita Steve Jobs: e chi l’avrebbe mai detto? ndr].

Grazie Remi. Solo un’ultima cosa: non è che avresti il numero di telefono di Eurosong?

Ma certo. Aspetta che guardo nella rubrica... Te lo mando con Whatsapp?

Ma quanti numeri di telefono avrà il Festival di Sanremo, ve lo siete mai chiesti? [REC] La prossima volta che s’intervista il Festival di Sanremo, chiedere quanti numeri di telefono ha in rubrica [STOP].

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laRegione a Sanremo

"Non è lo stato della musica, ma lo stato del mercato della musica". Provando a mettere i puntini sulle 'i', dotati di un buon paio di pinze e con l'attenzione a tutto quello che non è gossip (o almeno quanto basta), facciamo nostra la frase del maestro Peppe Vessicchio, icona di Sanremo, per tornare nella Riviera dei Fiori a controllare dove va la musica, o il mercato della musica. Che non è solo quella italiana. In 'Sogno o son Festival', da lunedì 3 a sabato 8 febbraio e con appendice di lunedì 10, vi racconteremo nuovamente il Festival della Canzone Italiana, se vorrete, ogni giorno in pagina, su www.laregione.ch, su www.instagram.com/laregione con i nostri reportage, anche video (perché laRegione è laRegione).

 

 

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