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La linea d’ombra di una ‘Strada giovane’

In libreria e subito in classifica di vendite il romanzo d’esordio di Antonio Albanese, un libro ‘giusto’ ma non nuovo e senza guizzi

Scrittore per la prima volta, a poco più di sessant’anni
(Keystone)
17 giugno 2025
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È senza dubbio uno dei protagonisti di maggior rilievo del mondo dello spettacolo italiano: fra cabaret, televisione, cinema e teatro Antonio Albanese ha dato vita ad alcune delle ‘maschere’ più significative degli ultimi decenni. Si pensi soltanto a Epifanio Gilardi, personaggio di una comicità surreale irresistibile, dalla tenera nevrosi, imbacuccato in un cappotto troppo stretto, occhiali e sguardo perso a salutare chissà chi, con baci lanciati in aria con le mani. E poi, con crescente successo televisivo (grazie soprattutto ai programmi di Fazio e della Gialappa’s band), si ripensi a Pier Piero, il domestico interista di Silvio Berlusconi, ad Alex Drastico e alle sue fluviali maledizioni rivolte all’ignoto che gli ha rubato il motorino; e come non citare il più recente Cetto La Qualunque, ritratto satirico del politico cinico e volgare.

Quella di Albanese è una comicità graffiante, corrosiva, venata in fondo anche da una costante malinconia (che attraversa quasi sempre, nel profondo, i comici). Fra i tanti volti che da fine anni 90 hanno segnato le stagioni di ‘Zelig’ e, in fondo, l’immaginario comico italiano, Albanese è probabilmente da considerare fra i più ‘letterari’, nella sua capacità di invenzione, per ciascuno dei suoi personaggi, di una lingua che collima pienamente con le diverse posture, le differenti espressioni mimiche. Albanese, a differenza di non pochi comici della sua generazione, è un attore vero, divenuto persino regista teatrale di opere liriche. Un attore e un autore colto, che ha dispensato (e dispensa tuttora) momenti memorabili di comicità mai banale, mai volgare, neanche quando, per dirla con il suo onorevole calabrese Cetto La Qualunque, promette agli ipotetici elettori “più pilu per tutti”, dentro un eloquio fatto di avverbi stralunati quali “infattamente” o “purtroppamente”. I suoi, sono personaggi che riflettono ed esprimono quelli che una volta venivano definiti i “caratteri di una nazione” con una nota surreale che accresce tutte le storture del contesto in cui si trovano a vivere. Del resto, che Albanese sia un attore capace di restituirci figure anche drammatiche, lo dimostrano alcune sue interpretazioni in film di Mazzacurati o Pupi Avati.

Storia di Nino

Non deve dunque sorprendere più di tanto che al momento di proporsi anche come scrittore, a poco più di sessant’anni, Albanese abbia pensato a una pagina tragica della storia italiana, la Seconda guerra mondiale e in particolare i mesi del dopo 8 settembre del ’43. Ecco dunque in libreria ‘La strada giovane’, pubblicato da Feltrinelli e immediatamente entrato nella classifica dei più venduti in Italia. Protagonista assoluto del libro è Nino, un giovane panettiere siciliano (di Petralia Soprana, paese d’origine dell’autore) arruolato nell’esercito italiano senza alcuna consapevolezza del come e del perché. Fatto prigioniero dai tedeschi, viene internato in un campo di lavoro in Austria. Nino è convinto, nella sua totale, quasi candida ingenuità, che verrà rimandato a casa, ma il suo destino sarà ben diverso. Con altri due prigionieri riesce a fuggire, iniziando così un ‘viaggio verso casa’ dalle Alpi alla Sicilia, fra boschi e sentieri, che con il passare dei mesi, passo dopo passo, corsa dopo corsa, gli farà vivere brutalmente il passaggio dall’adolescenza alla maturità. È un confronto spesso terribile con una realtà, quella della guerra, in cui non c’è ragione, non c’è logica, non c’è umanità, se non in qualche fugace incontro. Attraversando l’Italia, Nino varca la sua personale ‘linea d’ombra’, spinto dal desiderio irrefrenabile e sempre più adulto di ritrovare, a casa, quel mondo famigliare, immerso nel profumo di biscotti, che aveva lasciato, qualche anno prima, quasi ancora imberbe. Il viaggio di Nino diventa l’occasione, drammatica, per acquisire una profonda e sempre più chiara coscienza di trovarsi su una ‘strada giovane’ della Storia che sta per svoltare, con la fine del conflitto, fra la conta dei morti e l’ansia di una rinascita.

Albanese, insomma, come esordio letterario, ci offre un libro che ha certamente il merito di puntare sul valore della memoria, specie verso lettori che si presume possano essere anche i giovani che conoscono l’autore come personaggio televisivo ma nulla sanno delle terribili vicende che hanno lacerato gli anni del conflitto. Dal punto di vista letterario, però, ‘La strada giovane’ è, né più né meno, un ennesimo libro sulla guerra: un libro ‘giusto’, ma non nuovo, e senza guizzi, senza sorprese, senza approfondimento del carattere del protagonista, men che meno dei fantasmatici personaggi secondari. E da un inventore di figure tanto profilate e ricche di sfaccettature qual è Antonio Albanese in campo teatrale e televisivo, ci si poteva legittimamente aspettare qualcosa di più.