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Il minotauro nascosto di Rachel Ingalls

Come una delle penne più talentuose degli ultimi anni è rimasta nell'ombra per colpa della "lunghezza invendibile"

14 giugno 2025
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Probabilmente la maggior parte dei lettori, anche tra quelli più aggiornati, non ha mai sentito parlare di Rachel Ingalls, autrice americana vissuta per lungo tempo in Inghilterra e scomparsa nel 2019. Succede, a volte, che per una serie di sfortunate combinazioni uno scrittore di talento passi quasi in punta di piedi, come farebbe un adulto per non svegliare il bambino nella stanza accanto.

L’autrice attribuiva il suo insuccesso al fatto che gran parte dei suoi libri, tredici di cui solo due tradotti in italiano, avesse ‘a very odd, unsalable length’, ovvero una lunghezza molto strana e invendibile. Scriveva racconti piuttosto lunghi, ma non abbastanza per diventare romanzi. E poi non amava particolarmente essere considerata la nuova arrivata nello zoo, come afferma lei stessa in un’intervista. Non le andava, insomma, di sgomitare cercando di farsi strada in un mondo letterario affollato di romanzieri rampanti e di editori a caccia del prodotto adatto a diventare best seller.

Forse sono bastati questi due ingredienti per lasciarci sfuggire una delle penne più talentuose degli ultimi anni. Dopo ‘Mrs Caliban’, edito da Nottetempo nel 2018 e riconosciuto dal British Book Marketing Council come uno dei venti romanzi più importanti del dopoguerra, Adelphi pubblica ‘Benedetto è il frutto’, raccolta di cinque racconti tradotti da Giovanna Granato e assemblati appositamente per la versione italiana. Cinque storie allucinatorie, perturbanti, dove elementi estranei, folli, sinistri si insinuano nelle vite apparentemente ordinarie dei protagonisti.

In un graduale crescendo di tensione, Ingalls ci accompagna all’interno di mondi distopici, a tratti onirici, molto simili al nostro ma dominati da strane creature che finiscono per esasperare la situazione iniziale, innescando eventi esplosivi. Un upside down in cui ci muoviamo sempre più consapevoli di aver cambiato indirizzo.

In questa sorta di discesa agli inferi ci imbattiamo in un frate inaspettatamente gravido dell'arcangelo Gabriele; in un inventore di una bambola tanto realistica e sessualmente vivace da sconvolgergli la vita familiare; in una coppia invitata a una festa in campagna, dove il tempo si dilata, la nebbia si infittisce e congedarsi sembra sempre più impossibile; seguiamo poi una donna in vacanza con il marito, alle prese con una strana ossessione che solleva domande sempre più angoscianti sul suo stato mentale. Il libro si chiude con le conseguenze surreali e quasi apocalittiche di un furto di una semplice pagnotta, dove incontriamo un cristo tanto umano da farci sentire il sapore del sangue che sgorga copioso dalle ferite.

Per definire la scrittura di Ingalls si potrebbe parlare di gotico, fantascienza, realismo allucinatorio. Ma è difficile inscriverla in una sola gabbia. Gli ingredienti ci sono tutti, ma combinati in modo originale, senza mai ripetersi. La verità è che ci troviamo di fronte a un ibrido, a un eccezionale minotauro rimasto nascosto troppo a lungo nel suo labirinto.