laR+ Settimana giallo-nera

Montalbán e la sua quasi ‘nouvelle’

Tra le righe di ‘Jordi Anfruns, sociologo sessuale’ di Manuel Vázquez Montalbán, un racconto lungo incluso nella raccolta ‘Assassinio a Prado del Rey’

(Keystone)
22 maggio 2025
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Per fortuna il romanzo sopporta tutti i maltrattamenti. Nemmeno li sente come tali. Il genere romanzo è capiente, duttile, indistruttibile. E sotto il titolo del quinto libro dell'autore ventunenne si può scrivere "romanzo" senza timore di dire il falso. Quante forme può assumere questo genere dall'abnegazione inarrivabile? Tutte.

Se lo chiamate ‘auto-fiction’, il romanzo ascolta interessato, incuriosito. Se lo chiamate ‘non-fiction’, si prende solo pochi secondi in più per riflettere, poi torna ad ascoltare. Sa da qualche anno ormai che a volte lo chiamano ‘memoire’. Per non dire ‘autobiografia’, in effetti meno preciso? O ‘libro di memoria’, così desueto e ingombrante? Ci fu un tempo in cui era la lingua francese a dare un tono, più dell'inglese. Accadde fra Settecento e Ottocento e oltre. Adesso lo danno l'una e l'altra. Prendiamo infine la ‘nouvelle’. Si tratta del famigerato racconto lungo o romanzo breve. Non riuscivi mai a deciderti per l'uno o per l'altro, come se contasse qualcosa. ‘Nouvelle’ scioglie il dubbio e dà il tono.

La lunga premessa è per dire che ‘Jordi Anfruns, sociologo sessuale’ di Manuel Vázquez Montalbán è quasi una "nouvelle". Un racconto lungo incluso nella raccolta ‘Assassinio a Prado del Rey’ (Asesinato en el Prado del Rey y otras historias sórdidas, Editorial Planeta, 1987). Il genere racconto richiede un'altra mano, più misurata e precisa di quella che può applicarsi al romanzo. (E richiede molto più di questo). Per gli stacchi da una parte all'altra, che nel romanzo sono i capitoli, nel racconto basta uno spazio bianco. E se il racconto è un giallo o un noir può separare la vita dalla morte. Montse Gispert – “Poco più che ventenne. Bionda, riccia la chioma come retroguardia di un corpo bianco” – balla sul cubo allo Scorpio, non scontenta del suo lavoro o pienamente felice, libera, nauseata al punto giusto dagli spettatori e prima infastidita dall'irrompere di Jordi Anfruns, “sociologo sessuale” per auto-definizione, poi quasi sua amica. Un solo spazio bianco, dunque, impercettibile quando capita a fine pagina, divide la vita di Montse che sta parlando con Anfruns, il tenace redentore – “Bevi. Bevi acqua. Purificati dentro mentre fuori continui ad essere impura.” – dalla sua morte. E il sociologo chiede a Pepe Carvalho di trovare la verità, perché adesso il solo sospettato è lui.

Nei racconti lo spazio è ristretto, anche in quelli lunghi: entrando i nuovi personaggi gli altri, i consueti, vanno messi un poco da parte. E qui saranno i co-protagonisti di tutte le storie di Pepe Carvalho, l'amante Charo e l'aiutante e cuoco Biscuter. Lasceranno lo spazio necessario perché nella storia entri la sorella di Montse, pecora bianca a differenza di Montse, entrino i genitori delle due, fugacemente sebbene pesantemente – insultandosi sull'educazione e ora sulla morte della figlia minore –, un regista teatrale dalle fortune più che alterne, il compagno di lui Ferràn... E Pepe Carvalho che, come Maigret, quasi si compiace di non fare un solo passo avanti di incontro in incontro, con tutto il seguito di domande che ne nasce, si ritrova pagina dopo pagina nel fondo dell'imbuto che è un finale di storia poliziesca. Lui con il colpevole. Qui non saranno soli, ma gli altri saranno soltanto spettatori.

Jordi Anfruns “ci sta a pigione”, da un lato, in questa storia di Carvalho. Dall'altro lato ne è un personaggio essenziale. Se non ci fosse la vicenda andrebbe avanti quasi invariata. Ma il fatto che ci sia le fa fare il salto decisivo. Con le sue uscite moralistiche – “Vado dove si presentano i comportamenti sbagliati e predico la buona novella dell'autocontrollo, del possesso della coscienza illimitata.” – sta al tempo stesso all'opposto e a fianco di Carvalho, perché ogni autentico giallista è un moralista nel senso buono del termine: un Montaigne che ha cambiato genere. “Un sintomo della crisi di valori del nostro tempo è l'estremo interesse per la gastronomia”, dice Anfruns che ritiene il cibo una “droga pesante”, la seconda dopo l'eroina. “Non lo metto in dubbio”, risponde Carvalho.

Che Vázquez Montalbán abbia anticipato di tre decenni almeno, per puro caso e per autentica, personale mania e gioia della tavola, la voga gastronomica universale che non accenna a diminuire, si può dire molto di passaggio ma non è l'ultima ragione del suo successo. E di passaggio si può dire anche questo: Sciascia firmò i risvolti della collana ‘La Memoria di Sellerio fino’ al n. 71. Così dicono gli storici editoriali, aggiungendo che tra i tanti che seguirono, redazionali, alcuni li rivide e corresse. Specialmente quelli a cui teneva di più. (E non smise di praticare l'auto-risvolto). Nei primi ‘Carvalho’ pubblicati dall'editore palermitano c'è l'impronta inequivocabile di Sciascia, che disapprovava Hammett e Chandler fino alla detestazione e amava invece Vázquez Montalbán che, per amicizia o amore, li sfiora costantemente.

Le storie incluse in ‘Assassinio a Prado del Rey’ sono quanto ci si aspetta da un maestro del genere racconto, oltre che del genere giallo-noir, ma ‘Jordi Anfruns, sociologo sessuale’ è superiore, un discorso a parte. La vita breve della mite, pura dentro e fuori, libera Montse, sacrificata sull'altare della famiglia.