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Il carnevale di Nizza e altri racconti

Nel libro Irène Némirovsky, edito da Adelphi, la rappresentazione efficace della condizione umana nella varietà dei suoi orientamenti

19 maggio 2025
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Nella sua breve vita, Irène Némirovsky riuscì a realizzare un’ampia e varia opera narrativa di qualità, che sempre più si è venuta giustamente imponendo. Era nata a Kiev nel 1903, era di origine ebraica e poi si convertì al cristianesimo. Deportata ad Auschwitz nel luglio del 1942, vi morì poco dopo. Sua lingua principale è stata il francese, imparato, ancora bambina, da una governante, ma ben presto, nel 1919, si trasferì con la famiglia in Francia.

I suoi libri sono apparsi traduzione italiana già da anni e ricordiamo, tra gli altri, David Golder, Due, Il ballo, I cani e i lupi, La preda, Il signore delle anime, Suite francese… Ma un elenco davvero significativo, in un’opera così densa e ricca, è pressoché impossibile.

Ora appare una nuova serie di suoi racconti, a cura di Teresa Lussone, a cui si deve anche una postfazione che illumina il lettore, che lo aiuta a meglio entrare in questi testi scritti da Némirovsky in giovane e giovanissima età. Lussone ci dice tra l’altro che la scrittrice pubblicò su un quindicinale la prima delle narrazioni qui proposte, Nanoche dalla chiaroveggente, quando aveva solo diciotto anni. I testi proposti nel volume sono sedici, con la rilevante aggiunta di un’appendice, e cioè di un inedito ritrovato allo stato di abbozzo con correzioni interne e commenti della scrittrice, che ci aiutano a capire il suo sottile carattere autoriflessivo.

Diciamo subito che l’efficacia sorprendente di queste pagine è nella straordinaria capacità di persuasivo coinvolgimento del lettore, da parte di Némirovsky, nel carattere mobile e vivo dei personaggi, nelle loro umanissime contraddizioni, vissute nel contesto dettagliato di precise, concrete circostanze reali. Come i veri grandi autori, la nostra non si affida tanto allo svolgersi di trame quanto alla registrazione puntualissima, nei personaggi, dei momenti del loro esserci. Anche quando prende a prestito tecniche da sceneggiatura cinematografica, mostrandoceli, come proprio in Il carnevale di Nizza, che dà titolo alla raccolta, come ripresi dalle scene di un film, dando alle immagini proposte un valore incisivo e una speciale energia espressiva.

Molto vario è il campo di svolgimento, anche storico, di queste narrazioni, come in Fumi del vino, che si svolge in Finlandia al tempo della guerra civile, allorché ci fu un enorme saccheggio delle cantine imperiali. Da anni erano proibiti gli alcolici e la gente che agisce in quel contesto è protagonista di una follia collettiva all’insegna appunto del vino, che prende a circolare ovunque, nelle persone e per le strade.

La rappresentazione efficace della condizione umana nella varietà dei suoi orientamenti, ci viene offerta nel carattere, per esempio, di una ragazza ben poco acuta come la Nanoche dei primi racconti, o come nella bambina del testo ritrovato, che dà modo alla scrittrice di penetrare negli stessi rivoli psichici dell’infanzia. Speciale, poi, in Fraternità, l’incontro casuale tra due individui di opposta condizione sociale che scoprono di avere lo stesso cognome e forse dunque, chissà, le stesse origini.

Insomma, ci troviamo di fronte a un campionario umano aperto e molto vasto che si aggiunge come un nuovo, interessante capitolo all’insieme di un’opera di particolare e viva sostanza originale.

Irène Némirovsky, Il carnevale di Nizza e altri racconti. A cura di Teresa Lussone (Adelphi, p.310)