Ho il compito imbarazzante di recensire un concerto poco riuscito, play&conduct da Alexander Melnikov, pianista russo di cinquantadue anni, che per la desinenza ‘-ov’ mi ha rimembrato la farsa di mezzo secolo fa, inscenata dal pianista bellinzonese, che riuscì a presentarsi al pubblico della Tonhalle di Zurigo sotto le mentite spoglie di un inesistente Tartarov.
Quattro le opere in programma giovedì scorso, che hanno toccato mezzo secolo di storia della musica: di Mozart la Sinfonia K 114 del 1771, di Mendelssohn il Quartetto per pianoforte e archi del 1823 e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 del 1837, di Haydn la Sinfonia n. 98 del 1792. Con la pausa di un normale quarto d’ora e il bis concesso con tanti spettatori in fuga siamo stati in sala due ore e mezzo.
Sono finite, per fortuna, le smanie filologiche, le elucubrazioni sul diapason storicamente corretto. Gli eccellenti archi della nostra Orchestra penso scelgano liberamente le corde dei loro strumenti senza pregiudizi per il budello o il metallo. Tuttavia giovedì sono stati abbandonati nelle scelte dinamiche da Melnikov, che si è rivelato tastierista di classe tanto al pianoforte quanto al clavicembalo, ma direttore d’orchestra insufficiente.
La Sinfonia che Mozart scrisse a 25 anni è ancora lontana dai suoi capolavori, tuttavia mi è sembrata un po’ sprecata come ouverture di un programma che deve ormai distogliere gli ascoltatori dagli affanni della vita moderna, far dimenticare qualche problema di traffico o di posteggio incontrato prima di immergersi nel silenzio dell’ascolto.
Il Quartetto per pianoforte e archi sarà forse il momento più ricordato del concerto di giovedì, perché le dimensioni dell’Auditorio sono più adatte alla musica da camera che alle smargiassate sinfoniche e anche perché il Concerto per pianoforte e orchestra ha mostrato l’eccessivo impaccio di Alexander Melnikov nel doppio ruolo di solista e direttore.
Gran finale comunque con la Sinfonia di papà Haydn, il suddito fedele dei principi Eszterarhazy, l’amico leale dei colleghi musicisti, che si vuole anche paterno con i più giovani, quasi il creatore del moderno quartetto d’archi e della moderna sinfonia. Ma della sua novantottesima sinfonia, che si pensa dedicata al giovane collega Mozart, da poco scomparso, ho il ricordo di esecuzioni migliori.
di Enrico Colombo