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La Terra di Mezzo, crocevia di miti dalla Grecia al Nord Europa

Un saggio di Milko Del Bove esamina le fonti letterarie di J.R.R. Tolkien confluite ne ‘Il Signore degli Anelli’: un testo che è più di un libro fantasy

La Terra di Mezzo nel film di Peter Jackson
(New Line Cinema)
10 gennaio 2025
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I racconti delle gesta degli eroi greco-romani tramandati da Omero e Virgilio, le saghe del Nord Europa, la letteratura medievale, i testi biblici. Nella Terra di Mezzo J.R.R. Tolkien fa confluire i miti fondanti della cultura occidentale, dal Mediterraneo al Mare del Nord fino al Medio Oriente, ponendo questa complessa e affascinante rete di fonti letterarie come fondamenta de ‘Il Signore degli Anelli’ e degli altri suoi testi, da ‘Lo Hobbit’ a ‘Il Silmarillion’. Una trama analizzata e ricostruita da Milko Del Bove nel saggio ‘Prima di Tolkien. Le fonti letterarie de ‘Il Signore degli Anelli’, al centro della serata di ieri alla Biblioteca cantonale di Bellinzona.

In un sala gremita, i relatori Stefano Vassere (direttore delle Biblioteche cantonali), Renato Giovannoli (scrittore e saggista) e Stefano Barelli (professore di italiano presso il Centro scolastico per le industrie artistiche e alla Facoltà di lettere dell’Università di Friburgo) hanno discusso con l’autore sugli aspetti principali della ricerca e dell’opera tolkeniana nel suo complesso, a partire dal dibattito, tuttora acceso, sulle due traduzioni italiane, quella di Vittoria Alliata degli anni Sessanta e la più recente di Ottavio Fatica, in particolare sulla dicotomia fra l’aderenza letterale e morfologica al testo e il richiamo all’universo di fonti a cui l’opera di Tolkien si ispira. Spazio anche per considerazioni sul contenuto mitologico dell’opera e sulla sua universalità, come perpetuazione di archetipi presenti nelle fonti letterarie di ispirazione che però, nel caso dei personaggi e dei loro alter ego letterari, non sono mai assoluti ed esclusivi ma si adattano alla singola circostanza.

La serata è stata impreziosita dalle letture di alcuni brani del romanzo da parte dell’attrice Margherita Saltamacchia. A margine abbiamo avvicinato Milko Del Bove per alcune considerazioni.

‘Il Signore degli Anelli’ ha alla base una grande complessità di fonti letterarie, ma fatica ancora a essere riconosciuto come un classico, più che un libro fantasy. Come mai?

Premetto che la valutazione di un’opera come un classico viene fatta a posteriori dopo molto tempo, e che non basta inserire citazioni dai classici per essere considerati tali: bisogna vedere anche come tali riferimenti sono inseriti nel romanzo, che ruolo, peso e spazio hanno. Nel mio saggio ho cercato di fare questo lavoro, di mostrare non solo la presenza ma anche il senso di questi riferimenti, ciò per cui l’opera di Tolkien andrebbe vista sotto un’altra luce. ‘Il Signore degli Anelli’ non è un librettino leggero, da sottovalutare o prendere sottogamba come passatempo. Lo stesso Tolkien era il primo a dire che bisognerebbe dare più dignità al genere fantasy. Senza riferirsi esplicitamente alle sue opere, nel testo ‘Beowulf: mostri e critici’ attacca l’aria di superiorità dei critici letterari nel distinguere la letteratura alta da quella bassa. Andrebbe rivisto l’atteggiamento ‘snob’ secondo il quale la letteratura fantasy sarebbe ‘leggera’ in quanto scritta principalmente per ragazzi, e che trattando una materia fantastica non sarebbe da considerare ‘seria’.

C’è anche da dire che molti critici, soprattutto riguardo l’edizione italiana, danno questo giudizio basandosi sullo stile: premesso che tale discorso andrebbe fatto basandosi sull’originale inglese, va detto che la prima traduttrice italiana de ‘Il Signore degli Anelli’ era una ragazzina quando ha tradotto l’opera, e quindi nei limiti delle sue capacità ha cercato di riprodurre fedelmente lo stile, venendo molto criticata, ad esempio, per aver usato il termine ‘orchetti’ anziché ‘orchi’. Anche questo è un aspetto che andrebbe approfondito.

Fra le fonti letterarie, oltre ai poemi omerici in cui la presenza delle divinità è tangibile, lei cita i testi biblici. Eppure, come poi evidenzia, nel romanzo manca quasi del tutto un riferimento a pratiche e culti religiosi. Come spiegare questa assenza?

Posto che lo scopo del saggio non è un approccio teologico all’opera, anche se nei decenni scorsi, soprattutto in Italia, c’è stata la tendenza a vedere ‘Il Signore degli Anelli’ come un’apologia del cristianesimo, bisogna considerare oggettivamente diversi aspetti. Tolkien era cattolico con forti legami con il cattolicesimo, ereditati dalla madre anch’essa devota cattolica con tutte le difficoltà che ciò comportava nella società inglese, che cattolica non è. Sicuramente questo elemento ha avuto un peso, ma bisogna anche tenere presente che lo stesso Tolkien dichiarava di voler, con il suo testo, colmare un vuoto nella storia letteraria inglese, che è stata abbastanza complessa: in Inghilterra una parte del bagaglio storico-culturale è andato perso, infatti, in seguito alle varie invasioni dei Vichinghi e dei Normanni. Tolkien cercava proprio di colmare questa perdita con un’opera che potesse inquadrarsi in questo periodo storico: e trattandosi di un’epoca in cui il cristianesimo in Inghilterra non era ancora presente o iniziava appena ad arrivare, non poteva scrivere un’opera a sfondo cristiano che volesse inserirsi in un filone letterario in cui il cristianesimo non aveva ancora un ruolo. E se la componente cristiana è innegabile, è però altrettanto innegabile anche quella pre-cristiana o non cristiana, con una forte presenza dei miti norreni e germanici.

Cito fra l’altro il riferimento alla divinità nel capitolo ‘La finestra rivolta a occidente’, anche se vago, o l’invocazione di Theoden nel lanciare i cavalieri all’assalto, nella quale ho rivisto l’esortazione con cui nell’Edda islandese i norreni vanno in battaglie invitando le Valchirie a cavalcare con loro. Sebbene non fosse facile, Tolkien è riuscito a trovare un’armonia fra questi elementi, combinandoli in una soluzione elegante in modo che nessuno prevale sugli altri.

De ‘Il Signore degli Anelli’ sono state date anche interpretazioni politiche, con richiami espliciti all’opera da parte di una certa parte politica. Questo aspetto ideologico è effettivamente presente nel romanzo o si tratta di appropriazioni a posteriori?

In un libro in cui c’è così tanto materiale, ognuno può prendere quello che gli fa comodo e tacere del resto: c’è chi può sostenere che si tratti di una celebrazione dei valori e degli dèi nordici e chi invece che sia un’esaltazione dei valori cristiani. Ma Tolkien descrive un mondo intero, con specie e culture diverse in epoche diversissime fra loro, tanto che se si prende il Silmarillion si parla di migliaia di anni. L’autore ha cercato di fare un discorso coerente inserendo quanto più possibile, quindi è chiaro che nell’opera si trova di tutto, e che con tutto il materiale che è contenuto in essa si possono sostenere tesi diversissime. Un lavoro onesto dovrebbe essere oggettivo: se si mostra solo ciò che più fa comodo, ho l’impressione che diventi un po’ meno serio.