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Daniele Dell’Agnola tra bruchi e farfalle

Arriva da Roma, dove è stato presentato, ‘Anche i bruchi volano’, ovvero la liberazione dall’odierno imperativo di ‘volare’ prima del tempo

In anteprima alla fiera dell’editoria indipendente ‘Più libri più liberi’ dall’Ambasciata di Svizzera in Italia
(Nael Ruinelli)
10 dicembre 2024
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“Ho letto da qualche parte che il prologo è una specie di introduzione. Bene, questo è il mio prologo. È breve, non c’è molto da dire”. Invece Felix, protagonista dodicenne del romanzo Anche i bruchi volano (Gabriele Capelli Editore), di Daniele Dell’Agnola, presentato a Roma il 5 dicembre 2024 alla fiera dell’editoria indipendente Più libri più liberi dall’Ambasciata di Svizzera in Italia, avrebbe tanto da dire...

Lo scrittore, musicista, drammaturgo e docente di lettere biaschese, fra le voci più originali ed eclettiche della letteratura svizzera italiana, ci ha regalato un racconto per ragazzi, ma in realtà per tutti, sulla libertà. Adottando lo sguardo anarchico e sovversivo proprio dell’adolescenza, l’autore ribalta luoghi comuni a tal punto frusti e posticci da non poter mai mutarsi in luoghi comunitari, e affonda il bisturi di una satira feroce e corrosiva nel corpo molle, snervato, esausto del contemporaneo, del politicamente corretto e scorretto, della rivoluzione e dell’antirivoluzione.

L’orda minacciosa

Felix, ragazzino iperattivo, che vive ai margini della città, si rifiuta di colpo di frequentare la scuola. Si trova pertanto assediato da un’orda minacciosa di “strizza”, psicologi e pedagogisti che lui chiama “draghi drugugubri” e che intendono curarlo con un farmaco, il metilfenidato, convinti che le storie narrategli dal padre lo distanzino dal reale. Finché non incontra Alice, una ragazzina che gli appare in una visione rovesciata, a gambe penzoloni, sul ramo di un albero... E allora tutto cambia e inizia il viaggio alla scoperta di sé.

Le ipocrite e pirandelliane maschere agite dagli adulti sono indagate da Dell’Agnola con millimetrica precisione e sottoposte alla lente di un entomologo, perché la realtà non è mai come appare... Il lettore scivola quasi a sua insaputa sul piano inclinato di fragili certezze, di inconsistenti appigli.

La signora Kutzman, vicina di casa benpensante e da principio aralda del fittizio e dell’apparenza, non sa chi si nasconde nella propria abitazione. Oppure sì? E, per contrapposizione, Maelle, sorella minore di Felix, personifica lo sguardo dell’infanzia, spoglio e libero di inondare il mondo con i suoi “sbrodoloput”...

Felix, Alice e gli amici che si uniranno lungo il cammino devono fare i conti con avvocati, “neonazi”, persone che insistono a definire gli omosessuali “froci” e, in generale, con un mondo adulto che attua il controllo sociale attraverso il forzato adattamento al reale.

Le storie, però, sono sempre disadatte. Lo sa bene il padre di Felix, affetto da una crisi di mezza età quasi speculare alla “malattia” del figlio, l’“adulescere”, che tenta di ricucire l’assenza con l’unica presenza possibile e fedele, quella di una voce narrante.

Anche Elias, un altro ragazzino del gruppo che ha fretta di crescere, non è quello che sembra, e rappresenta un’adolescenza abbagliata e sconfitta dall’imperativo alla conformità, all’omologazione... E poi fa capolino la sessualità, ancora e nonostante tutto, strumento giovanile di liberazione e ricerca di sé. Per approdare a un’identità sfumata e completa, senza etichette.

Tradizione letteraria

Il tema principale del romanzo, anticipato anche nel titolo e nella metafora che ricorre in tutto il testo, quella della farfalla Papillio Ulysses rappresentata in copertina, è la metamorfosi, ovvero la trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa e, in zoologia, il passaggio da uno stato larvale a quello adulto.

Avviene in estate come da tradizione letteraria del romanzo di formazione: Niccolò Ammaniti in Io non ho paura, o Françoise Sagan in Bonjour Tristesse... L’estate si configura, infatti, come il momento vuoto e di vuoto dove può compiersi la trasformazione. E avviene vicino all’acqua: lungo il fiume, sotto la pioggia, addirittura dopo un’alluvione.

La ricerca di senso, propria delle età di passaggio, viene tradotta ed espressa per i ragazzi sia dagli animali, il cane Whilelm e la gatta Undine, sia da un personaggio apparentemente secondario ma in realtà deus ex machina, il bidello Ulisse, il cui nome allude alla farfalla e a un moderno Odisseo. E come Odisseo è simbolo dell’omerico «ingegno», di un’intelligenza saggia e pratica che si dispiega nel fare e che schiva le sirene dei social e dei media, specchi deformanti dell’esistere.

Pagina dopo pagina Daniele Dell’Agnola accompagna il lettore con una voce narrante brillante, umoristica, drammatica, iperrealistica e surreale fra Murakami e Calvino. Le straordinarie invenzioni linguistiche fanno pensare a Roald Dahl, a Lewis Carrol, a Aidan Chambers... E la fuga in mongolfiera, nell’ultima scena, il sogno di libertà declinato nell’alzarsi in volo, come la farfalla, parrebbe un omaggio ai grandi classici della letteratura per ragazzi da Il giro del mondo in 80 giorni, all’Isola misteriosa, a Peter Pan e a Il Piccolo Principe.

Anche i bruchi volano narra la liberazione dall’imperativo categorico contemporaneo di essere subito farfalle, o di diventarlo prima del tempo, forzando il cambiamento. Come se quello che viene dopo, il futuro, sia necessariamente migliore. Oggi le pressioni sociali e famigliari incitano spesso i giovani a volare subito, a primeggiare, a conquistare i sogni, a diventare. E se, invece, la scommessa fosse l’atto stesso del divenire più che la nuova forma in cui si diviene? E se si potesse riconquistare il tempo e la libertà di essere bruco?