laR+ La recensione

‘La pietra del gigante’, storie dal fiato corto

Quella di Andri Snær Magnason è una raccolta di racconti che potrebbero divenire romanzi e invece si esauriscono presto, producendo nostalgia

Andri Snær Magnason
5 dicembre 2024
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Ci sono libri che hanno la forma di montagne. Ci si muove tra le pagine con la cautela di uno scalatore che con passo incerto prosegue lungo un sentiero, pur non sapendo bene dove lo porterà. Ci si addentra tra i boschi percorrendo salite, scoprendo improvvise radure, acquistando fiduciosi una certa sicurezza. Fino a quando il tracciato non si interrompe, scompaiono le strisce di vernice sulle rocce e si perde l’orientamento. Dove andare, dunque? Che direzione prendere? Tocca allora cercare un nuovo percorso, cominciare daccapo un altro sentiero perché quello vecchio è stato inghiottito dal sottobosco.

‘La pietra del gigante’, raccolta di racconti di Andri Snær Magnason recentemente edita da Iperborea nella traduzione italiana di Silvia Cosimini, è uno di quei libri. Sono storie dal fiato corto, per così dire, che avrebbero tutte le carte in regola per diventare romanzi, acquisire un lungo respiro, trasformarsi da sentiero in superstrada. Invece si esauriscono in poche pagine, lasciando al lettore un senso di nostalgia per quei personaggi appena conosciuti e già finiti.

Sullo sfondo appare l’Islanda con i suoi ghiacciai, i suoi torrenti in piena, le piccole città incastrate in una natura al contempo violenta e fragile, poderosa e minacciata dalla macchia umana, per dirla con Philip Roth. Sul filo di un’inquietudine che attanaglia tutti i protagonisti, Magnason ci conduce nel cuore di una società complessa, in bilico tra un passato di povertà, un presente florido e un futuro incerto, terrorizzata dal suo essere ai margini del mondo e stordita da una sorprendente rinascita.

Le relazioni affettive hanno qui un sapore precario, provvisorio. Il successo assume contorni sinistri, innaturali, malati. Le migliori intenzioni si scontrano con un mondo che sta andando nella direzione sbagliata. Come accade al protagonista del racconto che dà il titolo al libro. Un architetto costretto a rimaneggiare i suoi progetti in favore di un’edilizia brutale e a basso costo, deturpante ma molto redditizia per il costruttore.

La scena si apre con un’azione a ralenti, scomposta in frazioni di secondo che si dilatano nel tempo fino a ripercorrere all’indietro tutto ciò che è avvenuto prima: “Sono affascinato dal tempo. Ci sono anni interi che lasciano a malapena qualche scarno ricordo e poi momenti che invece ti restano impressi ad altissima risoluzione, tanto alta che potresti zumare su una frazione di secondo e scoprire infiniti dettagli. Uno di questi momenti sta accadendo proprio adesso. Ho appena raccolto una Jötunsteinn, una ‘pietra del gigante’, di quelle usate per la pavimentazione stradale, l’ho fatta oscillare in aria con la mano destra e l’ho scagliata contro una Range Rover Vogue del 2020”.