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Gli ‘Infiniti istanti’ di Fabiana Bassetti

La mostra dell'artista malcantonese è aperta fino al 27 settembre alla Galleria MADE4ART in Via Chivasso, nel cuore di Brera

Fino al 27 settembre
14 settembre 2024
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L’artista malcantonese Fabiana Bassetti (vive da anni a Cademario, sebbene la sua origine sia bellinzonese) ha già esposto le sue fotografie in città come New York, Miami, Parigi e più volte a Milano, dov’è sempre gradita ospite. Quella che si è aperta giovedì 12 settembre, tuttavia, ha un significato particolare: Fabiana approda alla Galleria MADE4ART in Via Chivasso, nel cuore di Brera, il quartiere meneghino dell’arte. Sono esposte le sue ultime produzioni: ‘Le arterie della vita’ e ‘Il silenzio dell’acqua’. Quasi un calembour e una sinestesia per due titolazioni invero originali. Queste arterie non sono snodi stradali e nemmeno autostrade ematiche, bensì quei reticoli di rami dove corre la linfa vitale, colti sullo sfondo di cieli grigi eppur rassicuranti “nella quiete ovattata dei boschi”. Le due ricerche sono proposte al pubblico sotto un unico titolo, altrettanto intrigante: ‘Infiniti istanti’.

Una mostra importante in una sede prestigiosa, dunque, come sottolinea il Rettore dell’Università degli Studi di Milano Elio Franzini nel suo testo (tra i saggi presenti nel catalogo): “La fotografia non è qui un progetto tecnico o astratto, bensì un processo con limiti precisi, dati dal materiale e dalla nostra stessa struttura corporea e fisiologica, oltre che dai contesti culturali che viviamo”.

‘Il silenzio dell’acqua’ è per la verità un titolo preso in prestito da una fiaba per bambini del Premio Nobel lusitano José Saramago. La curatrice della mostra Gigliola Foschi (giornalista, critica d’arte e della fotografia, docente di Storia della Fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano), dal canto suo annota: “Ecco segni neri e indecifrabili, simili ai tratti di un pennello di una misteriosa scrittura giapponese capace di dipingere sull’acqua per poi scomparire”.

Elio Franzini apprezza il lavoro della Bassetti sin dal 2007, quando presentò – dapprima a Bellinzona e poi alla Biblioteca Salita dei Frati di Lugano – “La memoria dell’indicibile orrore”, ricerca dedicata al memoriale dell’Olocausto di Berlino dell’architetto Peter Eisenman. Gigliola Foschi, viceversa, è una new entry tra gli estimatori della nostra interlocutrice. “È vero. Gigliola, che nel frattempo è diventata un’amica, ha visto alcune mie immagini e ha voluto che le inviassi altro materiale che avevo negli archivi, dimostrandosi poi interessata sino al punto di proporre la mostra a una Galleria di Brera. Spero di reggere l’emozione!”÷

Tra le sue immagini, tutte realizzate in digitale (“Però senza l’intervento del photoshop”, ci tiene a precisare), ecco la sorpresa: Fabiana ricorre al colore. Davvero insolito per lei, fedelissima del b&n; dapprima quasi timidamente, con un’inquadratura dove il nero è ancora ben presente, anzi quasi preponderante. Poi con un riflesso su placide acque lacustri che sembra un omaggio sia agli Impressionisti, sia a qualche ‘Pointiniste’ come Paul Signac (ospite del Lac nel 2017). L’uso del colore ha dato esiti più che lusinghieri.

Dopo le movimentate immagini del suo ‘Viaggio tra le emozioni delle irrealtà’ (al Cinema Lux nel 2015), scattate dal sedile dell’autopostale che da Cademario la portava a Lugano, Fabiana Bassetti si è concessa un tempo per riflettere. Giusto qualche infinito istante.

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