È la rassegna che si apre a La Rada oggi, 8 agosto, per durare fino a domenica 11. A colloquio con gli ideatori
Cosa succede quando un festival d'arte sceglie di giocare senza prendersi troppo sul serio? Nasce ‘Quite Quiet’ di La Rada, una rassegna che dall’8 all’11 agosto trasforma Locarno in un playground artistico. Curato da Yimei Zhang e dal duo Condylura, ‘Quite Quiet’ si muove furtivamente tra le vie della città, pronto a cogliere alle spalle il Festival di Locarno con performance all'aperto, senza fare troppo rumore... forse.
Il nome ‘Quite Quiet’ potrebbe suggerire un festival sottotono, ma non fatevi ingannare. «La programmazione annuale di La Rada comprende generalmente 5-6 mostre, e quest’anno abbiamo anche introdotto una rassegna di performance, arricchendo ulteriormente la nostra offerta culturale. Collaboriamo con artiste e artisti giovani, così come con nomi affermati a livello nazionale e internazionale», spiega la direttrice artistica dello spazio culturale che dal 1996 ospita progetti d'arte contemporanea. Se originariamente La Rada si dedicava a performance e letteratura, oggi ha subito una metamorfosi. Ora il timone dello spazio culturale è nelle mani di giovani curatori pronti a rimescolare le carte del panorama culturale locarnese. Per il nuovo team la parola d'ordine è collaborazione, con una rete di realtà indipendenti locali e cantonali, che trasformano Locarno in un laboratorio artistico a cielo aperto. «Per ‘Quite Quiet’ abbiamo cercato di coinvolgere una serie di realtà di Locarno di spazi indipendenti», dice Condylura. «Non volevamo costruire un evento che arriva dal nulla, ma attivare una serie di spazi sparsi per la città che durante tutto l'anno vivono di attività e fanno sì che Locarno sia sorprendentemente viva nella produzione artistica e culturale».
Non aspettatevi grandi palchi o riflettori accecanti; piuttosto, una diffusione capillare che esce dai confini di La Rada e occupa sia spazi consolidati che angoli meno noti di Locarno. «Abbiamo scelto location all’aperto e urbane che interagiscano con le performance e le installazioni», spiegano. «Crediamo che l’arte debba essere un modo di raggiungere le persone, creando momenti di fruizione inaspettati». Paolo e Davide di Condylura delucidano che il festival si muove «obliquamente», sfruttando la presenza già forte di altre manifestazioni come il Locarno Film Festival. «Non volevamo sovrapporci, ma piuttosto aggiungere qualcosa di diverso alla scena culturale in un momento in cui Locarno è attraversata da moltissima gente», affermano, sottolineando come ‘Quite Quiet’ privilegi il coinvolgimento diretto del pubblico, tra performance, danza contemporanea e musica sperimentale.
Il festival si caratterizza per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano, invitando i partecipanti a scoprire performance sparse in vari punti della città. Un sistema curato proprio per «evitare l’ipertrofia» che assilla i festival. «Non volevamo qualcosa di invasivo», spiegano le menti dietro il progetto. «Cerchiamo di porre l'attenzione sul fatto che c’è una bellissima rete indipendente, che fa le cose con i mezzi che ha, aiutandosi, supportandosi».
I curatori di ‘Quite Quiet’ desiderano che «la gente incappi nell'arte per caso», come dicono loro stessi. «L’idea è di coinvolgere non solo il pubblico abituale, ma anche chi si trova in città, con performance che possano sorprendere tutti». Dalla sound performance di Canedicoda al Parco Balli alle apparizioni di Lorenzo Lunghi nel centro storico, il programma è un invito a vagabondare per Locarno, magari inciampando in qualcosa di inaspettato. Trovare il giusto equilibrio tra artisti emergenti e nomi affermati, sia sulla scena svizzera che italiana, ha richiesto un abile gioco di equilibri. «Non c'era un tema rigido, volevamo rappresentare diverse generazioni e approcci che risuonassero con la nostra visione». E non manca l’asso nella manica che calerà proprio alla prima serata, quando il collettivo Young Boy Dancing Group, acclamato a livello internazionale per le sue performance provocatorie e sensuali, aprirà il festival.
«È una prova», confessa la direttrice artistica. «Vogliamo anche sperimentare un po’ e vedere come va questo anno». Il futuro di ‘Quite Quiet’ dipenderà dal riscontro di questa prima edizione. «Se il festival si evolvesse, l’intenzione è di mantenere uno sviluppo organico, in sintonia con Locarno e con La Rada», conclude Condylura. ‘Quite Quiet’ si presenta come un invito a riscoprire Locarno attraverso un gioco di arte e cultura. È l'occasione per chi ama scoprire l’arte fuori dai soliti circuiti, o per chi, passeggiando per Locarno, vuole trovarsi in mezzo a qualcosa di diverso. E, naturalmente, è anche una risposta per chi si lamenta che in Ticino non ci sia mai nulla da fare.