Una valanga di aneddoti nel libro del giornalista inglese Chas Newkey-Burden, che ha esordito al primo posto nella classifica del New York Times
“Taylor Swift non avrebbe mai dovuto diventare una cantautrice: avrebbe dovuto fare l'agente di cambio. I suoi genitori avevano addirittura scelto il suo nome di battesimo avendo in mente un percorso professionale”. È uno degli aneddoti di cui è piena la biografia ‘Taylor Swift 100% unofficial’, scritta dal giornalista inglese Chas Newkey-Burden che, dopo aver esordito al primo posto nella classifica del New York Times, esce in Italia per HarperCollins. È il racconto della storia di una ragazza di provincia con un incredibile talento e determinazione che già a 11 anni sapeva di volere diventare un'artista country e oggi è una megastar globale, tanto che la rivista Time l'ha proclamata ‘Persona dell'anno’ del 2023. Il suo undicesimo album, ‘The Tortured Poets Department’, è il primo nella storia a raggiungere un miliardo di stream su Spotify.
Ma come è arrivata da una contea della Pennsylvania ai palcoscenici di tutto il mondo? “Ogni volta che qualcuno mi dice che non posso fare qualcosa, io voglio farla ancor più intensamente” è la risposta che diede lei da ragazzina, quando le dissero che non avrebbe mai potuto imparare a suonare la chitarra a 12 corde. La biografia racconta il percorso musicale e personale di Taylor, mettendo in luce la sua capacità di instaurare un rapporto unico con i fan, quegli Swifters che dopo Zurigo stanno accorrendo a Milano da mezzo mondo per vederla a San Siro, il 13 e il 14 luglio, ma anche la mentalità da donna d'affari che ha sfidato la discografia tradizionale reincidendo i propri album, con una mossa di emancipazione ed empowerment senza precedenti. “Non importa quante canzoni scrivi su una rottura, non importa quante volte stai male: ti innamorerai sempre di nuovo – è una delle citazioni tratte dal libro –. Credo che, a volte, quando scrivi canzoni d'amore, non le scrivi su ciò che stai vivendo in quel momento, ma su ciò che avresti voluto vivere”.