Al Festival organistico di Magadino le esecuzioni dell'organista spagnola Loreto Aramendi, di altissima qualità
Prima dell'avvento della centrale telefonica l'organo era la macchina più complessa costruita dall'uomo. La bella chiesa di Magadino, esempio di stile neoclassico lombardo, fu costruita a metà dell'Ottocento dall'architetto Giacomo Moraglia {1791-1861) e mezzo secolo dopo fu corredata da un organo della ditta Balbiani di Milano. Lo strumento fu piazzato sull'ampia cantoria progettata da Moraglia, dov'è tuttora con l'elegante prospetto ligneo dei Balbiani.
A metà del secolo scorso diventa parroco di Magadino don Aldo Lanini, una persona colta, amante della musica e delle macchine, che affida alla ditta Mascioni di Cuvio la trasformazione dello strumento in un organo da concerto. Il 22 giugno 1963 l'organista parigino Marcel Dupré dà il primo concerto del primo Festival di Magadino, che grazie alle trasmissioni dirette e registrate di Radio Monte Ceneri sarà conosciuto rapidamente in tutta Europa.
L'organo si affaccia su uno spazio prossimo a una croce greca, sotto una cupola dalla quale incombono gli angeli a sei ali di Richard Seewald. Può offrire un'acustica perfetta, una nitidezza delle frasi seducente, ma ciò dipende dalla maestria dell'organista nella scelta dei registri, che sono 44, equamente distribuiti su tre manuali, del positivo, del grande organo, dell'espressivo e del pedale.
Domenica sera le esecuzioni dell'organista spagnola Loreto Aramendi sono state di altissima qualità. Non esito a collocare il suo tra i migliori concerti d'organo di cui ho ricordo. Il programma era rigorosamente diviso in due parti. La prima con al centro il brano d'obbligo bachiano, quest'anno le tre elaborazioni del corale ‘Nun komm der Heiden Heiland’, ben ancorato al secolo di Newton e di Spinoza, perché scortato da una Toccata di Dieterich Buxtehude (1637-1707), un Tiento di Pablo Bruna (1611-1679), una Diferencias di Antonio Martin y Coli (1650-1734). La seconda, palesemente congeniale a Loreto Aramendi, con trascrizioni di un Preludio di Sergej Rachmaninov (1873-1943), di "Funerailles" d Franz Liszt (1811-1886), della "Danse macabre" di Camille Saint-Saens (1835-1921), di una "Choral-Improvisation sur le Victimae Paschali" di Charles Tournemir (1876-1939).
Già col primo concerto del 1963 fu introdotta la prassi dell'improvvisazione su un tema dato. Dupré ricevette il canto popolare nostro ‘La valmaggina’. Anche domenica scorsa, sessantun anni dopo, è stata scelta ‘La valmaggina’. Ed è stato un momento di commozione per il pubblico che già dal sagrato della chiesa aveva osservato il legname sceso dalla Valle martoriata e galleggiante sul lago.