laR+ L'intervista

Puccini, un Orfeo della storia della musica

Stimoliamo Mario Pagliarani in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini. Al grande compositore italiano è dedicata La Via Lattea 2024

Giacomo Puccini, in Germania nel 1922

Il Ticino vanta numerose eccellenze in campo musicale: Diego Fasolis, Francesco Piemontesi, Duilio Galfetti, Luca Pianca, Giulia Genini, Elisa Netzer, Mario Pagliarani, tutte/i artiste/i di fama internazionale. Oggi abbiamo l’onore di ospitare proprio Mario Pagliarani, compositore e anima della Via Lattea, che quest’anno celebra la sua ventesima edizione. Lo stimoliamo sulla figura di Giacomo Puccini, in occasione del centenario della sua morte: a lui è dedicata La Via Lattea 2024.

Mario Pagliarani, quali furono i legami di Puccini con Vacallo?

Non sappiamo con precisione quando Puccini giunse per la prima volta a Vacallo: la lettera più antica proveniente da lì risale al 1888, quando aveva trent’anni (l’ultima è del 1892), ma è possibile che vi sia arrivato prima. Ignoriamo le ragioni della scelta di Vacallo, ma sappiamo che Puccini cercava tranquillità per comporre, cosa che non trovava a Milano. E poi a Vacallo poteva andare a caccia, la sua grande passione dopo la musica e le donne... Puccini non amava molto le città, eccetto Parigi o Londra, preferendo la natura, come dimostrato dalla sua scelta di vivere poi a Torre del Lago, allora un piccolo villaggio di pescatori. Va ricordato che Giulio Ricordi, l’editore che fu un secondo padre per Puccini, soggiornava spesso a Cernobbio: i due avranno sicuramente condiviso impressioni sulla bellezza della nostra regione. Più tardi Puccini tornò in Ticino per incontrare una sua amante, la baronessa tedesca Josephine von Stengel, ma con l’inizio della Grande Guerra, gli fu negato il visto d’entrata in Svizzera, ponendo fine alla relazione. Sommando i vari periodi di permanenza, Puccini soggiornò a Vacallo per alcuni mesi nell’arco di quattro anni: proprio qui compose Manon Lescaut, un’opera che mi colpisce profondamente per la sua maestria.

Com’è cambiato negli anni il suo giudizio sulla musica di Puccini?

Una delle prime partiture che comprai, quando ero piccolo, fu la Turandot, senza sapere esattamente il perché. Ho sempre avuto un'istintiva attrazione per la musica di Puccini, che ho difeso anche in tempi difficili, quando l’ambiente dei giovani compositori non vedeva di buon occhio Puccini, con rare eccezioni come Sylvano Bussotti, Luciano Berio o Salvatore Sciarrino, che lo difendevano apertamente. Negli anni Ottanta e Novanta, la musica di Puccini era considerata retrograda in Italia. Il mio rapporto con la sua opera è chiaramente evoluto grazie a una conoscenza più approfondita e, in particolare, durante la preparazione della Via Lattea di quest’anno, ho vissuto una sorta di full immersion nella sua musica, confermandomi la sua genialità. Tra le accuse più assurde che gli si possono muovere vi è quella di essere un compositore reazionario: egli visse a cavallo tra due secoli, un periodo di impressionanti cambiamenti estetici. Analogamente a Gabriel Fauré, Puccini rimase fedele alla sua natura di artista nato a metà Ottocento, pur dimostrando una modernità evidente. La Bohème è completamente nuova rispetto alle opere precedenti, nella costruzione del libretto e nell’idea di creare “quadri” senza una vicenda lineare: il secondo atto di Bohème è rivoluzionario, con soluzioni che anticipano Petruska di Stravinskij, scritto oltre quindici anni dopo. Puccini fu un compositore molto innovativo, pur rimanendo fedele alle sue radici musicali. Ci vuole coraggio per scrivere un'aria come “Nessun dorma” nel 1923! È completamente fuori dal tempo ma miracolosamente ci emoziona, come solo un Orfeo musicale può fare.

Un’opera che la affascina più di altre?

Gianni Schicchi è una delle migliori opere del Novecento, un ingranaggio musicale perfetto, privo di sbavature. La sua forza risiede in un linguaggio e un senso teatrale sintetici e incisivi. È l'unica opera comica di Puccini e probabilmente uno dei riferimenti è Falstaff di Verdi, che Puccini amava profondamente.

Registrazioni, video o regie fondamentali?

Nonostante l’impostazione molto tradizionale, La Bohème di Zeffirelli resta un capolavoro. Recentemente mi ha molto colpito un’altra Bohème, quella realizzata da Mario Martone durante il periodo del Covid, in forma di produzione televisiva. Ambientata ai nostri giorni e girata negli spazi industriali dei magazzini dell’Opera di Roma, offre una dimensione nuova e inaspettata. L’idea di far interagire gli attori-cantanti, giovani e perfettamente adatti ai ruoli del libretto, con l’orchestra visibile durante lo spettacolo, crea un’atmosfera irreale che esalta la musica. A differenza di alcune regie, pur bellissime, che possono entrare in conflitto con la partitura, qui l’accostamento tra regia e musica è perfettamente riuscito.

La Via Lattea 2024 è dedicata a Puccini...

La Via Lattea si articolerà su tre direttrici: ascoltare la musica meno conosciuta di Puccini, proporre la musica nota di Puccini rivisitata in forme diverse, e reinterpretare la sua opera in chiave contemporanea. Per la musica meno conosciuta, presenteremo autentiche rarità come l’Inno a Diana, dedicato ai cacciatori italiani, Casa mia, una piccola canzone scritta per una rivista d’arredamento, e le composizioni per organo del giovane Puccini, attivo sugli organi di Lucca. Un altro pezzo interessante sarà l’aria Amici fiori, originariamente scritta per Suor Angelica, che mostra sorprendenti somiglianze con la musica di Debussy. La Civica Filarmonica di Mendrisio, diretta da Carlo Balmelli, eseguirà pagine poco note come Scossa elettrica, scritta per il centenario della pila di Volta, e Corazzata Sicilia, una marcia militare che riprende temi dalla Bohème. Inoltre nel Gran Finale al Teatro di Chiasso l’Osi proporrà un Adagetto ed estratti da Le Villi ed Edgar raramente eseguiti. Per il capitolo dedicato alla musica di Puccini rivisitata, presenteremo un progetto che immagina un incontro tra Puccini e Fellini sul tema della donna: sei abbinamenti arbitrari tra personaggi femminili di Puccini e di Fellini. Nel capitolo dedicato a Puccini reinterpretato, vorrei menzionare un brano di Francesco Filidei, compositore toscano di grande rilievo: Puccini alla caccia, un pezzo divertente e originale, scritto per un ensemble di musicisti che suonano quasi esclusivamente richiami per uccelli. Inoltre, presenteremo una composizione di Gérard Pesson, Butterfly’s note-book, e un mio brano, A bocca chiusa, una versione “fossilizzata” del coro a bocca chiusa di Madama Butterfly. Concluderemo con due prime esecuzioni: una di Jean-Luc Darbellay, compositore bernese di grande interesse, e un pezzo che ho composto ispirato dalle vicende legate alla tragica morte del compositore toscano, Puccini muore. Diagnosticatogli un tumore alla gola nel 1924, Puccini partì per Bruxelles per curarsi, lasciando incompleta Turandot, proprio sull’aria di Liù, Tu che di gel sei cinta, con testo dello stesso Puccini. La terapia e l’intervento furono dolorosissimi, e Puccini, impossibilitato a parlare, comunicava attraverso bigliettini manoscritti. La mia composizione, per basso, Onde Martenot e arpa, è costruita su questi testi strazianti e sull’aria di Liù.

Tutte le informazioni su www.teatrodeltempo.ch

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔