Culture

V per V13, cronaca giudiziaria di una strage

Esce per Adelphi l’ultimo romanzo di Emmanuel Carrère sul processo agli atti terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi

Emmanuel Carrère
(Keystone)
2 giugno 2023
|

(Al punto in cui sono: si dice che l’esito di una psicanalisi si decida tutto nella prima seduta, lo stesso vale per la prima udienza della corte d’Assise. Interrogatorio sulle generalità. Abdeslam, professione? «Combattente dello stato islamico». Périès guarda i suoi appunti e dice: «Io, qui, vedo: lavoratore interinale». Questa risposta divenuta leggendaria non poteva essere stata preparata, è venuta senza voler fare dello humor o del sarcasmo. Ha stabilito l’autorità del presidente per tutta la durata del processo. Dalla prima udienza alla centoquarantanovesima: onore a Périès).

‘V13’, l’ultimo libro di Emmanuel Carrère edito da Adelphi per la traduzione di Francesco Bergamasco, è un altissimo esempio di giornalismo. Questa volta al centro della narrazione c’è un processo destinato a far giurisprudenza e a rimanere, probabilmente, impresso nella storia. Per quasi dieci mesi Carrère si è chiuso in una scatola di legno bianco costruita appositamente per l’occasione, con lo scopo di offrire ai lettori del settimanale Obs una cronaca giudiziaria dettagliata di ciò che avvenne la sera del 13 novembre 2015 a Parigi, quando tre attentati terroristici causarono centotrenta morti e trecentocinquanta feriti, tra lo Stade de France, il Bataclan e alcuni bistrot molto frequentati.

‘V13’ raccoglie dunque gli articoli usciti sul periodico e su altre testate straniere nazionali, con contenuti più approfonditi e ampliati. Diviso in tre parti – Le vittime, Gli imputati, La corte – il libro si addentra negli ingranaggi della giustizia cercando di sviscerarne i meccanismi, rendendo comprensibili le procedure, i ruoli, il funzionamento delle diverse parti in causa. Ma dato che a parlare non è un giurista bensì Carrère, queste cronache prendono il sapore e il ritmo di un vero e proprio romanzo che sembra dialogare con altri due grandi esempi letterari di questo genere: ‘A sangue freddo’ di T. Capote e Compulsion di M. Levin.

Assenza

Anche se la narrazione è scandita, come sempre avviene nelle sue opere, da un racconto in prima persona, lo scrittore francese questa volta si fa da parte, rinuncia a digressioni e parentesi troppo personali per mettersi al servizio dei fatti e dello svolgimento della giustizia. A dirla tutta manca un po’ questa presenza ingombrante e debordante a cui ci ha abituati la sua scrittura ma, visto il tema trattato, sarebbe forse stato di troppo aggiungere un personaggio agli oltre duemila protagonisti del processo, tra avvocati, imputati, vittime. In fondo, la persona di Carrère si manifesta proprio nella sua assenza, nel suo farsi eticamente da parte in nome della testimonianza.

Ogni capitolo apre delle questioni, invita il lettore a interrogarsi, a stimolare il pensiero logico e filosofico a partire dalla concretezza dell’accaduto. Dove comincia il patologico? Si chiede Carrère – Dove comincia la follia, quando c’è di mezzo Dio?

L’istituzione di una corte democratica è un modo per tentare di rispondere anche a queste domande. Con i fatti, certamente, ma anche con un dettagliato lavoro di arte dialettica messo in campo da difensori e accusa, costruito su cause ed effetti, contesti, anelli mancanti. Perché anche il più feroce assassino ha diritto a essere difeso. Gratuitamente, se non può permetterselo.

Cosa accada nella testa di un kamikaze probabilmente non lo sapremo mai, siamo qui però per rivivere la storia di una strage, punire i colpevoli, risarcire le vittime (vale la pena leggere un paio di volte i capitoli dedicati alla lucida agonia e al prezzo delle lacrime) e cercare di allontanarsi dal dettaglio per vedere l’affresco più da lontano.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE