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Anna Bolena e i labirinti dell’anima

Scritta di getto da Gaetano Donizetti nel 1830, è la terza opera lirica prodotta dal Lac. È stata presentata alla stampa, andrà in scena a settembre.

Anna Bolena, bozzetto. Scene di Guido Buganza
2 maggio 2023
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Chi lo desiderasse, può prendere nota: lunedì 4 settembre la ‘prima’; le repliche mercoledì 6, venerdì 8 e domenica 10 settembre. È il Lac che si rituffa nella lirica per il suo terzo appuntamento: nel 2018 fu Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini; nel 2022 (due anni più tardi del previsto, ma solo per le note vicende pandemiche) toccò alla Traviata di Giuseppe Verdi; quest’anno sarà la volta di Gaetano Donizetti nella mastodontica Anna Bolena, musicalmente nelle mani del maestro Diego Fasolis e dei suoi Barocchisti, come fu per Rossini, e con il Coro della Rsi diretto da Andrea Marchiol. Sarà anche e soprattutto la Anna Bolena di Carmelo Rifici, alla regia di una co-produzione che vede il Lac unire le forze agli stessi Barocchisti, alla Rsi e a tre realtà italiane: Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, in collaborazione con LuganoMusica. Una volta debuttato al Lac, nel febbraio del 2024 Anna Bolena toccherà i teatri interessati dalla co-produzione: quello di Reggio Emilia il 9 e l’11, quello di Piacenza il 16 e il 18, quello di Modena il 23 e il 25.


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Da sinistra: Gagnon, Rifici, Fasolis, Badaracco

La fattibilità di Anna Bolena, “sforzo produttivo immane, a livello creativo e finanziario”, si deve anche al successo della Traviata, “un tutto esaurito a ogni replica, che ha tenuto vivi gli entusiasmi”. Parole di Roberto Badaracco, in nome e per conto della Cultura a Lugano, che nella conferenza stampa di presentazione con vista sul Ceresio ha sottolineato l’autofinanziarsi dell’opera lirica al Lac: “Essendo diventati grandi, riusciamo ad attirare sponsor e altre forze che ci consentono produzioni che spesso vanno oltre il milione di franchi“, e indirettamente la fattibilità di un’opera lirica ogni due anni, obiettivo originario. Anche se Diego Fasolis la pensa diversamente: “Lugano dovrebbe avere due o tre opere l’anno”, e cita Stoccarda e altre città europee, in un gustoso siparietto chiuso da un “Michel, cerca più sponsor!”. Michel è Gagnon, direttore generale del Lac: “I molti co-produttori dicono che c’è fiducia in noi”, concluderà poi Gagnon, felice per le repliche in terra italica.


D. Vaas
Diego Fasolis


I Barocchisti


Il Coro della Rsi

Legami

L’intervento di Fasolis, fresco di Premio Doron per il lavoro con i Barocchisti e con il Coro della Rsi, si era aperto con la lettura di una “letterina” di Donizetti alla moglie Virginia dopo la prima di Anna Bolena, una riflessione/constatazione di un trionfo e un racconto di “emozioni che pare di morire non conoscendo ancora l’esito”, pensando all’attesa. Strappando una reazione a metà tra il riso e l’affetto: “Ho un legame con Donizetti, che perse moglie e figli e finì malamente. Spero di non finire male anch’io”, dice Fasolis, e il pensiero va ad Adriana Brambilla, scomparsa nel 2013 e alla quale è dedicata l’omonima Fondazione.

Il legame di Fasolis con Donizetti va anche oltre: “So cosa significa partire da una famiglia non nobile o ricca, ma con la voglia di fare bene”. Di Anna Bolena, il maestro dice: “Quest’opera la sento nelle orecchie, è un capolavoro, Donizetti è un genio e Rifici fa un lavoro straordinario”. Poi mostra i due pesanti tomi della partitura “ponderosa”, due ore e mezza, e annuncia: “Nessuno me ne vorrà se farò qualche taglio, niente di brutale, ma solo per rendere l’opera fruibile agli ascoltatori del XXI secolo”, non dopo aver ricordato che una volta resosi conto della portata di Anna Bolena, a tutte le eroine successive Donizetti avrebbe dedicato almeno un’ora in meno.

L’opera del compositore italiano, scritta di getto tra novembre e dicembre 1830, debuttò al Teatro Carcano di Milano il 26 dicembre dello stesso anno. Il successo clamoroso, reso tale anche dalla presenza di due stelle dell’opera lirica di fine Ottocento – Giuditta Pasta e Giovanni Battista Rubini – si attenuò nel tempo sino a uscire dal repertorio. Sarà Maria Callas a regalare ad Anna Bolena una seconda vita, nell’allestimento del 1957 alla Scala, con la direzione di Gianandrea Gavazzeni e la regia di Luchino Visconti.


I costumi di Margherita Baldoni


I costumi di Margherita Baldoni

In estrema sintesi

Detto che l’Anna Bolena più recente sta in ‘Blood, Sex & Royalty’, serie di Netflix, ecco in sintesi da ‘bigino’ la vicenda. Abbandonatosi a violenta passione per lei, tanto da voler divorziare da Caterina d’Aragona (il pretesto: il non avergli dato figli maschi), Enrico VIII rompe i legami con la Chiesa cattolica che non vuole annullargli l’unione; si crea una chiesa per sé (quella anglicana, che presiede), così da convolare a nuove nozze con la tanto desiderata Anna. Ma nemmeno la nuova regina gli regala l’agognato maschio e come per la precedente, Enrico VIII trova il modo di sbarazzarsi di un’altra moglie: “Durante un torneo, il re sorprese la regina che dal palco, dove si trovava, lasciava cadere un fazzoletto ad un cavaliere, a guisa di ostentata intesa” (da un’aulica Treccani). L’accusa di adulterio, il processo e la decapitazione della donna e degli uomini accusati di tresca con la stessa.


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Carmelo Rifici

L’altra regina

“Tra i motivi di questa che considero un’esperienza almeno coinvolgente – esordisce Carmelo Rifici – c’è che Anna Bolena mette al mondo una regina che creerà il terreno culturale grazie al quale noi registi esistiamo. A Elisabetta e al teatro che porta il suo nome si devono Shakespeare, Marlowe e Jonson”. L’altro motivo di coinvolgimento emotivo è “la mia vicinanza al Romanticismo, e portare in scena Anna Bolena è per me entrare all’interno del tumulto”. Portare in scena Anna Bolena è anche “una sfida enorme, perché non è certo la cosa più semplice del mondo. Ma la affronto con Diego Fasolis, che è capace di portare nei meandri di un’opera il pubblico e tutti noi, sul palco e alle spalle di esso. Fasolis accende luci e ombre e per me è un privilegio”.

Lo scopo della regia di Rifici è, per sua stessa ammissione, “una gestione della passione, dei tumulti, della condizione terribile in cui si trova Bolena non in quanto vittima sacrificale di Enrico VIII, ma anche quando ella deve fare i conti con le proprie passioni”. E se nelle opere precedenti l’attitudine è stata quella di ampliare il palco del Lac, “che per dimensioni non è la Scala”, per Anna Bolena – scenografie del fido Guido Buganza – accade l’esatto contrario: “Ho stretto lo spazio scenico, ho creato qualcosa di simile a un labirinto dell’anima”. Lo scopo è quello di “permettere ai personaggi di esprimere tutta la potenza interpretativa e vocale, ma anche una forza scenica importante”. Un ambiente “chiuso, cupo, che ci condurrà in una prigione che non è solo della protagonista, ma di tutti i personaggi che l’accompagnano”.

I costumi sono di Margherita Baldoni; le luci di Alessandro Verazzi, la coreografia di Alessio Maria Morano. È il team creativo dei precedenti episodi. Il cast, al momento: Carmela Remigio (Anna Bolena, ruolo per il quale ha vinto nel 2016 il Premio Abbiati come miglior cantante al Festival Donizetti Opera), Marco Bussi (Enrico VIII), Arianna Vendittelli (Giovanna Seymour), Ruzil Gatin (Lord Riccardo Percy), Paola Gardina (Smeton). Il resto è in via di definizione.

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