La recensione

Osi al Lac, un concerto con cinquantacinque professori

Compresa la star del violino Julia Fischer. Due splendide esecuzioni per un pubblico che a tratti è sembrato respirare con l’Orchestra

Julia Fischer con Markus Poschner, giovedì scorso
(© OSI / L. Sangiorgi)
19 marzo 2023
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Il Concerto per violino di Brahms (1878) e la Terza Sinfonia di Čajkovskij (1875) nell’ultima esibizione dell’Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Markus Poschner con solista l’illustre violinista Julia Fischer. Nella Sala Teatro completa, la voglia di recriminare contro i soliti programmi ottocenteschi è stata spazzata via da due splendide esecuzioni, che ci hanno dato emozioni simili a quelle di un primo ascolto anche con opere troppe volte ascoltate. Ed è riaffiorata la consapevolezza della fortuna per la Svizzera italiana di possedere un’orchestra sinfonica e un pensiero grato alla lungimiranza di chi novant’anni fa pensò di dotare la novella Radio Monte Ceneri di una sua Radiorchestra.

Il lettore che intravvede nel titolo una parafrasi di Carlo Emilio Gadda, non pensi a una voglia di ironia, ma veramente allo stupore di un veterano delle sale da concerto di fronte a un’esecuzione di Brahms di incredibile bellezza, frutto di un’intesa virtuosa fra solista, direttore e orchestra, certificata alla fine dalla gioia di Julia Fischer, che ha abbracciato il direttore, poi il Konzertmeister e appena ricevuto un mazzo fiori è corsa a portarlo all’oboe solista.

Respirar con l’Orchestra

Poschner ha diretto con gesti insolitamente ampi, ma essenziali e significativi anche per gli ascoltatori, un’orchestra piccola e perfettamente equilibrata: archi sulla base di quattro contrabbassi, contrapposti ai nove legni e ai dieci ottoni chiesti dalla partitura. Tutte le sezioni dell’orchestra hanno esibito unisoni perfetti e da loro sono usciti interventi solistici che han trafitto la sala. Il suono stupendo del violino solista è sempre emerso nitido nel suono dell’orchestra, anche nei fortissimi. Un pubblico raffinato, che a tratti è sembrato respirar con l’Orchestra, ha saputo trattenersi dopo il retorico finale del lungo ‘Allegro non troppo’ iniziale, e ha sciolto alla fine applausi intensissimi con qualche ovazione, che Julia Fischer ha ricambiato con un Capriccio di Paganini.

‘Quando Čajkovskij stroncava Brahms’ è il titolo della bella presentazione di Nicola Cattò sul programma di sala. Ricorda la storica rivalità fra i due compositori che si acuì con l’apparizione quasi contemporanea delle due opere in programma giovedì scorso. Certo è che si tratta di mondi diversi, dall’intimità familiare di Brahms alle smancerie di corte di Čajkovskij, che Poschner e l’Orchestra hanno mirabilmente evidenziato, legando in un unico respiro, dai pizzicati iniziali al fugato finale i cinque tempi della Sinfonia. Mi sembra che han saputo conferire ai trenta minuti di un percorso rigorosamente polifonico, un carattere astratto, aperto a ogni interpretazione. Così, mentre sul volto degli strumentisti si leggeva una serietà da rito funebre, io mi scompisciavo dalle risa.


© OSI / L. Sangiorgi
Julia Fischer con Markus Poschner, giovedì scorso

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