Berlinale

Finalmente una Berlinale vera per Carlo Chatrian

Attento alla novità, al valore sociale e politico del cinema, non dimentico di un’apertura al cinema commerciale. Il Festival prende il via il 16 febbraio

Direttore artistico del Festival internazionale del cinema di Berlino
(Keystone)
15 febbraio 2023
|

Tutto pronto per quella che sarà la prima vera Berlinale del direttore Carlo Chatrian – una guida, la sua, segnata finora dalla pandemia – oggi finalmente pronto a mostrare un’idea di cinema che si dimostra già subito attenta alla novità, al valore sociale e politico del cinema, ma non dimentico di un’apertura al cinema commerciale, almeno quello dal nobile afflato. Ed ecco i due omaggi da vetrina: quello a Steven Spielberg con un Orso d’oro onorario alla carriera accompagnato dalla presentazione della maggior parte dei suoi lavori recenti, tra cui ‘The Fabelmans’, in lista per ben sette Oscar, ma soprattutto da favola è l’omaggio a Walt Disney per i cento anni del suo ingresso nel mondo dell’industria cinematografica, un omaggio al cinema d’animazione e della pura avventura, marchi che sempre hanno contrassegnato casa Disney.

Intanto, questa Berlinale numero 73 si apre con l’atteso e fuori competizione ‘She Came to Me’ di Rebecca Miller, con Peter Dinklage, Marisa Tomei, Joanna Kulig, Brian d’Arcy James e Anne Hathaway, una storia d’amore degna di un San Valentino. Il film è nella sezione Berlinale Special Gala dove si vedranno Helen Mirren nei panni della leggendaria primo ministro Golda Meir nel biopic ‘Golda’ di Guy Nattiv, John Malkovich che è protagonista di ‘Seneca – On the Creation of Earthquakes’, un film di Robert Schwentke sul tragico rapporto tra il filosofo Seneca e l’imperatore Nerone; nella stessa sezione, anche l’atteso documentario ‘Superpower’, che Sean Penn e Aaron Kaufman hanno dedicato a Volodymyr Zelensky, un film atteso anche dalle polemiche.

In gara, diciotto film che si contenderanno gli Orsi; sei sono diretti da donne, e ben due sono coproduzioni svizzere: una con la Francia per l’atteso ‘Le grand chariot’ di Philippe Garrel, protagonisti tre fratelli – interpretati dai figli reali del regista Philippe Garrel –, film che sa interpretare l’ultima generazione di una famiglia di burattinai, e un’altra con Austria, Germania e Lussemburgo per ‘Ingeborg Bachmann – Reise in die Wüste’, film che Margarethe von Trotta dedica all’incontro e alla storia d’amore che nasce tra Ingeborg Bachmann e Max Frisch in un fatale incontro nel 1958. Due i film dalla Cina: l’animazione ‘Art College 1994’ di Liu Jian, che ritorna in concorso nella capitale tedesca, e ‘Bai Ta Zhi Guang’ di Zhang Lu, che ci parla del destino di critico gastronomico nella Cina di oggi. Dalla Spagna basca arriva ‘20.000 especies de abejas’ di Estibaliz Urresola Solaguren, storia di un bambino e del suo disagio che una vacanza in campagna cambia. Dalla Germania vengono il thriller ‘Bis ans Ende der Nacht’ di Christoph Hochhäusler, ‘Irgendwann werden wir uns alles erzählen’ di Emily Atef, un film di eros e romanticismo tedesco, e ‘Roter Himmel’ del talentuoso Christian Petzold alle prese con un tragicomico dramma relazionale. Coprodotto tra Germania, Francia e Serbia è ‘Music’ di Angela Schanelec, viaggio nel mito di Edipo. Due i film australiani: ‘Limbo’ di Ivan Sen, un drammatico film sulla Prima Nazione, quella aborigena, e l’atteso ‘The Survival of Kindness’ di Rolf de Heer, ancora Australia, ancora aborigeni, ancora una dura storia di razzismo.

Una bella presenza in concorso è Nicolas Philibert, che qui porta il suo ‘Sur l’Adamant’, documentario sull’Adamant, un centro diurno galleggiante unico nel suo genere, situato sulla Senna nel cuore di Parigi, che accoglie adulti con disturbi mentali (Philibert non lascia mai indifferenti). Dal Giappone arriva ‘Suzume’ di Makoto Shinkai, un film su una diciassettenne destinata a salvare il mondo. Dal Canada, Matt Johnson con ‘BlackBerry’ ci riporta nel mondo del primo Smartphone, mentre con ‘Disco Boy’, Giacomo Abbruzzese (con una coproduzione tra Francia / Italia / Belgio e Polonia) ci porta sul Delta del Niger, tra Legione Straniera e giovani che vogliono emigrare. ‘Mal Viver’ di João Canijo è una storia al femminile intrisa di dramma, mentre di famiglia e felicità, spesso impossibile, dicono ‘Manodrome’ di John Trengove (Regno Unito / Stati Uniti), ‘Past Lives’ di Celine Song (Stati Uniti) e ‘Tótem di Lila Avilés’, una strana coproduzione tra Messico, Danimarca e Francia. Tra questi, la giuria guidata da Kristen Stewart sceglierà l’Orso d’Oro 2023: buon lavoro!

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE