Libri

La vita intima, senza vergogna: Annie Ernaux, ‘Il ragazzo’

Tra le righe dell’ultimo libro di Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022

Annie Ernaux
(Keystone)
17 febbraio 2023
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"Pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra" cantava De André in Amico fragile, canzone disperata e feroce, inno alla solitudine, atto d’accusa a un mondo estraneo e ipocrita. E l’immagine del musicista fuso con il suo strumento può forse calzare bene per parlare di Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022, e del suo ultimo libro, ‘Il ragazzo’, edito da L’Orma Editore per la traduzione di Lorenzo Flabbi.

Anche in questo caso, come nei precedenti romanzi, la scrittrice francese attinge alla sua memoria personale per creare storie iperrealistiche, dal sapore autobiografico, intimo ma, al contempo, in grado di descrivere uno spaccato della società cristallizzato in un periodo specifico e osservato nella sua evoluzione temporale.

Il passato diventa elemento imprescindibile della creazione: dove esso finisce comincia la letteratura. Come le dita del musicista con la chitarra. Ed è lei stessa a dichiararlo nell’incipit de Il ragazzo:

"Spesso ho fatto l’amore per obbligarmi a scrivere. Volevo trovare nella fatica, nella derelizione che ne segue, delle ragioni per non aspettare più niente dalla vita. Speravo che la fine dell’attesa più violenta che ci sia, l’attesa di godere, mi facesse provare la certezza che non esiste piacere superiore a quello della scrittura di un libro".

Non teme argomenti tabù la Ernaux anzi, con uno stile, semplice, diretto, a tratti scarno, fa delle proprie vicende intime occasione di discussione, atto politico, denuncia di disfunzioni culturali e sociali incastrate in antichi pregiudizi e consolidati perbenismi.

Questo accade ad esempio ne ‘L’evento’, dove l’autrice racconta la storia del suo aborto clandestino senza risparmiare al lettore le crude immagini di un feto espulso nel gabinetto di uno studentato universitario.

Il ragazzo è invece il breve racconto della sua relazione con un uomo di trent’anni più giovane. Un amore passionale, accolto con morbosa curiosità e disgusto dal mondo circostante. Perché, se è accettabile vedere un uomo maturo in compagnia di una ragazza visibilmente più piccola, è anomalo e innaturale che accada il contrario.

È sempre il corpo femminile a essere oggetto di studio, a scatenare giudizi sul suo stato di conservazione negli anni. Come se fosse una colpa invecchiare. Come se le donne, da un certo punto in poi, non fossero più ammesse nella sfera del piacere. E così questo evento isolato, e personale, nato come pretesto per costringere la scrittrice alla scrittura, obbliga in realtà a una riflessione più ampia sui diritti di genere, per niente risolta, in nessuna parte del mondo.

Non a caso il testo è corredato di tre interventi che la Ernaux ha tenuto in tre diverse occasioni e che rappresentano, in un certo modo, il suo pensiero e la sua concezione della vita nell’arte, fatta di memoria impastata con la ferrea volontà di raccontare senza vergogna.

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