Culture

Esplorando nuovi ‘Territori’

Dopo l’assenza forzata, torna il ‘Festival di teatro in spazi urbani’ per volere del Sociale e di Zona’B, neonata piattaforma. Parla Gianfranco Helbling.

Dall’8 al 12 marzo. Un estratto dal cartellone
15 febbraio 2023
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‘Nel 2013, quando la città ospitò la prima edizione di ‘Territori’, si parlò di "laboratorio teatrale", ma anche di "un’officina a cielo aperto". Fu il primo atto di un ‘Festival di teatro in spazi urbani’ che replicò sino al 2018, portando a Bellinzona un centinaio di compagnie da ogni parte del mondo, per offrire alla cittadinanza e ai visitatori un’ampia gamma di forme sceniche e culture diverse. Quell’appuntamento fisso ha superato, come tutte le arti, l’estenuante pausa pandemica per tornare quest’anno, frutto della collaborazione in parti eque tra il Teatro Sociale e la neonata Zona’B, piattaforma artistica creata da Raissa Avilés e Margherita Saltamacchia, nata per sostenere gli artisti del territorio tramite accurato lavoro di promozione e consulenza.

‘Territori’ torna dal prossimo 8 marzo per cinque giorni consecutivi, per chiudersi domenica 12. I nomi sono quelli di PerpetuoMobileTeatro, Luminanza, Opera retablO, l’Arca, Isadora, Francesca Sproccati e Adriano Iiriti, Faustino Blanchut e Kevin Blaser, le sopraccitate Avilés e Saltamacchia, Raúl Vargas Torres, Lalitha Del Parente, Flavio Stroppini. Le relative proposte si terranno tra il Sociale, l’Officina Nephos e gli spazi cittadini, tra spettacoli, performance, danza, laboratori, letture e incontri. E una masterclass guidata da protagonisti dello spettacolo dedicata ai giovani.

Per quel che riguarda il Sociale, parla il suo direttore, Gianfranco Helbling.

Rubiamo la metafora al basket: nel giorno della presentazione della stagione ’22-’23 del Teatro Sociale, il ritorno di ‘Territori’ è stato annunciato con l’enfasi della ‘prima scelta’…

Si trattava in primis del segno dell’uscita dal periodo di quaresima del Covid, ma anche della soddisfazione del fatto che con un gruppo di artisti e artiste indipendenti si fosse lavorato così bene negli ultimi anni, al punto che – una volta cresciuti, anche grazie all’appoggio ricevuto dal Teatro Sociale – essi hanno trovato la forza per diventare partner con i quali organizzare addirittura un’edizione di ‘Territori’. Questa collaborazione con la scena indipendente, dal punto di vista di questo teatro, si è rivelata un buon investimento. Credo, penso, che sia stato un buon investimento anche per loro.

La caratteristica di ‘Territori’, l’apertura alle forme artistiche più varie, rimane invariata.

Sì, ‘Territori’ è un festival che non si è mai posto limiti di forme e di formati, e in questa edizione lo conferma. Il suo nome, d’altra parte, prima ancora che per intendere i territori fisici della città, era nato per definire i territori da esplorare per le arti sceniche, i più diversi possibili, con aperture a 360 gradi. Sin da subito, l’evento aveva offerto parecchie opportunità alle compagnie ticinesi, permettendo loro, in particolare, di presentare lavori ancora in fase di creazione, situazione che consentiva un primo confronto con il pubblico che le compagnie stesse mi dicevano essere molto importante. Negli anni in cui ‘Territori’ è mancato, a soffrirne è stato sì il pubblico ma soprattutto le compagnie, che hanno perso un luogo d’incontro e di confronto. Questa edizione offre nuovamente questa possibilità, al cento per cento.

Al di là di quanto provato dalle compagnie, cosa ha perso la scena locale negli anni in cui ‘Territori’ è rimasto ‘spento’?

Ha perso tutti quei formati un po’ particolari, la volontà di sperimentare. Il Teatro Sociale ha una configurazione che penalizza certi spettacoli, che non possiamo ospitare. Viceversa, trovare nuovi spazi permette di valorizzare determinate proposte. Questo ci permette di tornare a fare quella parte di programmazione che, per limiti fisici, durante la stagione dobbiamo trascurare.

Quali sono, nello specifico, le scelte artistiche proprie del Sociale?

Non posso parlare di scelte specifiche in quanto si tratta di decisioni totalmente condivise, di scelte discusse e fatte assieme. Diversamente, sarebbero state specificate all’interno del cartellone. Non è dunque necessario specificare. Quello che invece va detto è che se non ci fosse stata Zona ’B, quest’anno non avremmo fatto ‘Territori’, perché non so se in assenza di questa intraprendenza la cosa sarebbe mai ripartita. Quello alle porte sarà un ‘Territori’ in formato leggermente minore rispetto a come lo si conosceva in passato, quanto a dimensioni, numero di spettacoli, impegno logistico, ma lo vediamo come un anno zero della ripresa.

Quali margini ci sono di tornare al ‘Territori’ d’un tempo? Sarebbe ancora possibile?

Potrebbe tornare, vediamo come va questa edizione. È davvero un esperimento, vogliamo vedere se il pubblico risponde al richiamo della scena locale e a quello della nuova generazione in particolare. Vedremo anche come sarà presa la collocazione in un periodo diverso dal mese di luglio, quando ‘Territori’ era abitualmente programmato. A prescindere dalla ripresa, avevamo già avuto l’idea di anticipare, perché a luglio è difficile avere un dialogo col pubblico, assai distratto in quel periodo dell’anno. Meglio restare nel pieno del ritmo normale delle attività. Giugno, nelle nostre prime intenzioni, era sembrato una collocazione interessante, vediamo quali risposte questa edizione primaverile ci dà. Si tratta anche di lavorare con le risorse che si hanno, non solo finanziarie ma anche di persone e di luoghi. Nel maggio del 2024, inoltre, Bellinzona e Lugano dovrebbero ospitare l’incontro del teatro svizzero, e non so se ci sarà spazio per inserire un altro ‘Territori’.

Ma queste sono riflessioni che si potranno fare più avanti. Si può anche immaginare che ‘Territori’ rimanga in primavera, se la primavera darà buone risposte di pubblico e se la cosa risulterà interessante anche per i professionisti. Perché anche questa è una delle ragioni per cui ‘Territori’ è tornato: fare incontrare gli spettacoli con i programmatori.

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