È stato pubblicato il ‘Bestiario elvetico’ di Barelli, con il repertorio (disegnato e scritto) di oltre 400 specie di vertebrati. Disponibile da domani
E l’averla maggiore, ce l’hai in mente? Metto l’accento tonico, magari l’orecchio ridesta la memoria sopita in questo ottobre svogliato: avèrla (maggiore). Gli ornitologi sono evidentemente avvantaggiati, ma non perdiamoci d’animo. Il Lanius excubitor, in veste latina, qui se l’è passata piuttosto male, tanto che sono ben 36 anni che non nidifica in Svizzera, territorio a lui ostile (e come è possibile?, ci si chiederà). "L’intensificazione dell’agricoltura, così come la lotta agli insetti e ai roditori, hanno messo in grave difficoltà questa specie dalle abitudini alimentari simili a quelle dei rapaci e che è stata ancora osservata solo fino agli anni 70. Ironia della sorte, dato che il suo nome latino è composto dalle parole «macellaio» e «sentinella», non ha avuto tempo di suonare l’allarme; la sua ultima nidificazione in Svizzera risale al 1986". La graduale sparizione di esemplari, qui come nel resto d’Europa, è sintomo del progressivo impoverimento del paesaggio, di cui l’averla maggiore è indicatrice dello stato di salute, soprattutto della biodiversità delle aree agricole.
Lettrici e lettori arrivati sin qui si domanderanno le ragioni di questa ampia storiella su un uccello a rischio estinzione, che sicuramente ci dice qualcosa del nostro ambiente (soprattutto di come lo trattiamo), ma che non è di certo l’animale dell’anno e neppure nei primi dieci della classifica nazionale. Beh, lei è una delle 413 specie di animali vertebrati della Svizzera raccolti in un volume – ‘Bestiario elvetico’ – che coniuga notizie significative anche dal piglio ironico e tavole illustrate con carica comica dal regista d’animazione Marcel Barelli, intervistato in occasione della retrospettiva dedicata ai suoi cortometraggi dal festival francese ad Annecy questa estate. (Il virgolettato di qualche riga sopra è tratto da questa pubblicazione).
L’edizione italiana del volume – un bel librone di 434 pagine – è stata tradotta dal francese da Lara Rigamonti-Bernardi e pubblicata di recente da una piccola casa editrice di Prosito, le Edizioni Jam (da domani, 26 ottobre, il libro sarà disponibile). Il ‘Bestiario’ è stato tradotto dall’edizione francese del 2020 (finalista al Premio svizzero del libro per ragazzi 2021) e c’è pure quella tedesca. Da domenica 23 a martedì 25 ottobre, l’autore dell’opera – accompagnato da traduttrice ed editrice, Ilaria Jam – l’ha presentata a Lodrino, Locarno e Grono. Da una di queste presentazioni, lo spunto di scriverne.
Apro la parentesi biografica: Barelli, nato a metà anni Ottanta a Lodrino, è regista di film d’animazione e, da una quindicina di anni, vive a Ginevra, dove si è formato alla Haute école d’art et de design e dove, da qualche anno, lavora per la casa di produzione Nadasdy Film («oramai faccio parte del mobilio»). Tutti i suoi progetti hanno come punto di partenza la natura, gli animali e il rapporto sbilanciato che l’essere umano intrattiene con loro, al fine di sensibilizzare il pubblico su temi urgenti come ecologia, ambiente e le politiche a questi collegate.
Dalle immagini in movimento a quelle statiche, il volume di Marcel potrebbe discendere dalla tradizione dei bestiari medievali, quell’opera che descriveva "delle «nature» e «proprietà» degli animali" e che veniva "utilizzata per ritrovare in essi insegnamenti di ordine religioso e morale" (definisce Treccani). Se il concetto di partenza è lo stesso, diverse sono le intenzioni dell’autore contemporaneo, che ha detto di averci lavorato nel suo tempo libero. Attraverso la narrazione ironica e leggera, il regista è mosso dalla volontà di sensibilizzare i lettori (dai bimbi ai nonni) e mettere in luce lo stato di conservazione e i rapporti culturali e tradizionali che ci legano ad alcuni animali, che ne hanno formato l’immaginario collettivo – dalle leggende alla toponomastica –. Immaginario che in diversi casi ha segnato il loro destino (basti pensare al gipeto, al pipistrello, al lupo). Con questa panoramica completa (la prima in Svizzera), Marcel ha inteso presentare tutte le specie della fauna locale, senza pretesa enciclopedica, affinché i lettori si rendessero conto della grande diversità presente su una superficie (in proporzione) tutto sommato piccola come quella svizzera. Delle oltre quattrocento specie, molte sono a rischio estinzione, questo aspetto mette in luce un triste primato: la Svizzera è il paese dove ci sono più vertebrati minacciati (sempre mettendo in rapporto numeri di esemplari per metri quadrati).
Il lavoro dietro al libro è stato molto intenso e accurato: l’autore ha spiegato che affrontando ciascuna specie si è documentato, approfondendo le peculiarità di ciascuna di esse, così come l’aspetto culturale di cui sono state caricate. Delle nozioni raccolte, Barelli ha spremuto il succo, arrivando a frasi di poche incisive righe. Un’operazione affatto semplice anche al momento della traduzione, ha spiegato Rigamonti-Bernardi, a cominciare dai nomi volgari, in alcuni casi intraducibili in italiano (o nelle altre lingue nazionali).
L’ordine di apparizione delle bestie «è del tutto casuale», si comincia con la tavola della beccaccia (che si è guadagnata anche la copertina) fino a quella del gipeto, «anzi l’ultima è dedicata all’essere umano», ha precisato l’autore. Il volume propone pure una sezione dedicata agli estinti. Graficamente inconfondibile, Marcel s’è approcciato a ogni figura con ironia e humour, spesso gli animali si esprimono con facciacce, cercando di non cadere nella trappola dell’influsso del nome vernacolare. Le tavole sono ben diversificate nello stile, come quella della nostra averla che ricorda tanto il genere xilografico con elementi della tradizione elvetica; che mi ricorda il motivo decorativo di alcuni caquelon.
Per meglio concludere: «Possiamo proteggere l’ambiente solo conoscendolo».