Culture

Vedere o guardare? Con Lucas Herzig nulla è come sembra.

Il Museo d’arte della Svizzera italiana a Lugano ospita da domenica 23 ottobre ‘e spesso intendo sempre’, mostra personale dell’artista ticinese

Immagine tratta da ‘Safari’, libro d’autore pubblicato in occasione della mostra ‘e spesso intendo sempre’ di Lucas Herzig
(Mattia Angelini)
20 ottobre 2022
|

Quello che troneggia in mezzo alla sala è un masso. O forse no, ma potrebbe esserlo. O forse no. Nella differenza tra vedere e guardare sta il ‘gioco’ di Lucas Herzig, che dal 23 ottobre al 19 febbraio 2023 espone al Museo d’arte della Svizzera italiana (Masi) di Lugano. Con la mostra ‘e spesso intendo sempre’ al secondo piano di Palazzo Reali, l’artista nato in Ticino che oggi vive e lavora a Zurigo stimola a osservare, a spingersi oltre l’apparenza di ciò che si ha di fronte. Perciò quello che sembra un masso, a ben guardare è un lavoro realizzato in cartapesta, come tutti quelli che a una prima occhiata paiono sassi di varie dimensioni appesi alle pareti, che danno forma all’opera ‘Vola bass e schiva i sass!’ (2022). «Alcune sono più pietre di altre, ma questo è voluto» spiega Herzig riferendosi a «una simulazione che al contempo viene sabotata, proprio per renderla palese». E che dunque «non vuole ingannare – aggiunge la curatrice Francesca Benini –, bensì dare la possibilità a chi guarda, di vedere la messinscena e percepire lo scarto tra ciò che appare e ciò che è. Per questo, spesso Lucas passa da vere tracce storiche, oggetti fattuali che possono essere antichi o legati al suo vissuto, a queste opere che sono delle finzioni. Giocando con la percezione, invita il visitatore a non fermarsi a una prima facile lettura, ma a riflettere su un’interpretazione che non può che essere soggettiva».

I cinque spazi espositivi, ognuno caratterizzato da un’ambientazione particolare, raccolgono una selezione di nuovi lavori tra installazioni, video, disegni, sculture e bassorilievi. E composizioni di oggetti. Negli anni Herzig – vincitore dell’edizione ticinese del Premio Culturale Manor 2022 – ne ha raccolti e accumulati centinaia, che in parte conserva e in parte impiega nelle sue composizioni, come è il caso per il lavoro che dà il nome alla mostra. Un mazzo di chiavi, un coccio di tazza, una ciocca di capelli, un taglierino, un proteggi-schermo di cellulare, un pezzo di mascella di animale sono alcuni di quelli appesi alla rinfusa, ma non troppo, al muro lungo tutto il corridoio e che danno forma all’opera ‘e spesso intendo sempre’. Un quadro composto da cose che non sempre coincidono con ciò che ci si aspetterebbe di trovare in un museo, ma nelle quali Herzig vede un potenziale narrativo da cui è attratto. Narrazione mai certa, però. Così pure i ritrovamenti archeologici (passione che viene in parte da un passato di collaboratore in un laboratorio di dendrocronologia), molti dei quali resti di siti palafittici scoperti nel 2010 durante gli scavi per il posteggio dell’Opernhaus a Zurigo, possono diventare testimonianze di una possibile condizione precedente, ma non definitiva. Le tracce che Herzig raccoglie e poi impiega, non sono indizio di verità passate o interpretazioni sicure. A immagine del legno dei reperti esposti, che minuscoli organismi ripresi al microscopio e svelati in un video (‘Schädlinge’) divorano, mangiandosi anche informazioni storiche.

Un ‘Safari’ in giro per la Svizzera

In occasione della mostra è stato pubblicato il libro d’artista ‘Safari’, che contiene un centinaio di immagini scattate da Mattia Angelini. Il fotografo – insieme a Francesca Benini, che dialoga con l’artista – ha seguito Lucas Herzig in un viaggio che ha toccato alcuni luoghi per lui carichi di significato e durante il quale a essere osservati e ‘cacciati’ sono gli oggetti.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE