Culture

La lettera di Galileo del Michigan è un falso degli anni 30

Fu creato da un celebre contraffattore milanese che per anni ha sfornato ‘autografi d’autore’ per mantenere le sue sette amanti

Firma (questa sì originale) di Galileo Galilei sul ‘Lux in Archana’, Città del Vaticano 2012
(Keystone)

Una lettera sulle quattro lune di Giove conservata nella biblioteca dell’Università del Michigan non è di pugno di Galileo Galilei come finora convenuto, bensì un falso di meno di un secolo fa creato da un celebre contraffattore milanese che per anni ha sfornato ‘autografi d’autore’ per mantenere le sue sette amanti. Ha smascherato la beffa Nick Wielding, uno storico dell’Università della Georgia che sta lavorando a una biografia dello scienziato italiano e che in passato ha già identificato come falsa una copia del ‘Sidereus Nuncius’, il trattato di astronomia pubblicato nel 1610 dallo scienziato pisano.

L’Università del Michigan aveva finora considerato il manoscritto, datato tra 1609 e 1610, tra i gioielli delle sue collezioni, importante per gli studi galileiani in quanto "la prima documentazione cartacea" di osservazioni di oggetti orbitanti attorno a un corpo celeste che non fosse la Terra. "Il documento è un falso del Ventesimo secolo", è stato costretto adesso ad ammettere l’ateneo. "Scoprire che il nostro Galileo non è un Galileo è stato un pugno nello stomaco", ha detto Donna Hayward, responsabile delle biblioteche dell’Università, secondo cui non c’è stata altra via che annunciare pubblicamente il fatto: "Il nostro compito è allargare le conoscenze, non nascondere il nostro imbarazzo sotto il tappeto".

Elementi come la forma di alcune lettere, l’inchiostro e l’uso di certe parole avevano inizialmente attirato i sospetti di Wilding che aveva cominciato a indagare scoprendo che il manoscritto era apparso per la prima volta a un’asta del 1934, quando era stato acquistato da un uomo d’affari di Detroit che poi, quattro anni dopo, l’aveva lasciato in eredità all’Università. Ad autenticare il documento per la vendita iniziale era stato il cardinale Pietro Maffi, un arcivescovo di Pisa morto nel 1931, cui era stato consegnato da Tobia Nicotra, il noto falsario. "Quando ho visto il nome di Nicotra è stato un campanello d’allarme", ha detto lo studioso. Nelle sue ricerche, Wilding ha quindi appreso che l’italiano rifilava manoscritti musicali e autografi falsi di celebri personaggi storici come Cristoforo Colombo e Lorenzo de’ Medici a biblioteche e collezionisti di mezzo mondo per sostenere le sue numerose amanti. La carriera del falsario aveva subito una battuta d’arresto nel 1934 quando un’inchiesta della polizia su un manoscritto sospetto di Wolfgang Amadeus Mozart aveva portato a un raid nel suo appartamento milanese e alla scoperta di una vera e propria ‘fabbrica di falsi’.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE