Culture

Noëlle Revaz, un racconto prima dell’incontro

Pubblichiamo un estratto da ‘Ermellino bianco e altri racconti’

29 aprile 2022
|

Le mie sorelle si chiamano tutte Marie. Quando giochiamo a nascondino, si sente gridare dappertutto:
– Marie ti ho vista!
– Marie!
– È Marie!
Giochiamo nel boschetto che si vede da casa.
Abitiamo in una città, una città piena di case, e la nostra è l’unica con degli alberi, la casa al centro. Prima, al posto degli alberi c’era un prato. Il papà voleva qualcosa di allegro per i suoi bambini, e dove c’erano solo erba e fiori selvatici ha fatto piantare un bosco. Quando siamo nascosti lì si direbbe che non c’è più niente, solo un silenzio immobile, buio, che cambia la luce delle cose.

Marie la rossa è più grande di me. È lei che dipinge quei paesaggi dove si vedono andare e venire gli uccelli e delle persone. Marie pure è più grande, si dà lo smalto, le piace parlare da sola, raccontare delle storie, fare il fantasma e la civetta. Marie ha i capelli biondi, gli occhi verdi, il pianto facile e quando la cerchi è davanti alla tele. Marie, la confondiamo con le altre e non fa niente di speciale. A Marie piacerebbe suonare il violino: non si può, a casa non ne abbiamo. Marie suona il piano che stona gli accordi. Marie canta. E ha una voce bassa e il papà dice:
– Il mio maschietto! – e le dà dieci franchi per comprarsi quel che vuole, e Marie torna con un libro e dieci centesimi.
Difficile fare qualcosa di diverso da loro. Da che hai memoria, in tutti i ricordi c’è una Marie: quando ti rompi la gamba, una Marie sull’albero che guarda giù; quando hai la varicella, una Marie a letto che si gratta e piange; a tenerti la mano, da ogni lato, una Marie fino a scuola.

Stasera c’è un problema, e cioè che abbiamo smarrito Marie. Succede, pare. O meglio: stamani eravamo tutte qui e stanotte, a un certo momento, al momento in cui andiamo a letto, manca una Marie.
Alla polizia raccontano (il gendarme prende appunti) che stamani per prima cosa le nostre Marie sono uscite tutte quante per andare nella foresta; che ci siano andate è sicuro, perché la camera era vuota e la mamma ha passato lo straccio sotto i letti; dopodiché nella foresta hanno giocato fino all’ora di cena, salvo due Marie che sono andate a fare spesa, appunto per la cena, e Marie che era stufa e ha preferito leggere.
Fino a quel punto eravamo nella foresta e Marie pure, se lo ricordano tutti. Poi dev’essersi nascosta, o forse ha voluto fare due passi, senza dirci niente, o forse ha scavalcato il recinto per andare dai gatti, o forse…
– Qualcuno l’ha portata via, – dice l’agente, – non è da escludere, visto il pazzo della settimana scorsa, ma…
Non sono cose per i bambini, e si rinchiudono, il papà, la mamma, i gendarmi.
– Quando avete constatato la scomparsa? – fa la voce del gendarme di là dal muro.
– Noi non ci siamo accorti di niente, – dice la mamma, – dev’essere stato prima di cena, o forse dopo.
– Prima, mi sembra, – dice il papà, – all’inizio non ci ho fatto caso, ma mi pare che stavamo belli comodi.
– È perché abbiamo messo la prolunga, – dice la mamma, – non significa assolutamente niente! Possiamo solo dire che è successo in giornata.
– Avete notato qualcosa di particolare negli ultimi tempi? Meno appetito, magari, o un silenzio insolito…? A quell’età, a volte si hanno delle strane idee…
– No, io non ho notato niente, – dice la mamma.
– Nemmeno io, – dice il papà.
– Ha bevuto il suo latte, ieri sera? – si chiede ancora la mamma.
Il gendarme chiede i connotati. Il papà dice capelli neri e la mamma non è d’accordo. Dice che Marie è mora, e che scrivano pure brava, bella, corporatura e altezza nella media.

Ma noi sappiamo che Marie non è persa, non è stata rapita. Passiamo la notte a raccontarci: Marie è rimasta bloccata, non lontano da qui, si è infilata in una buca nera talmente stretta che non si vede, a meno di indovinare. Si è fatta talmente piccola che si vedono soltanto gli occhi stretti, e nessuno spazio per respirare. Non potrà uscire mai più, rimarrà lì per sempre, imprigionata.
Le Marie vivono in una buca, vivono nella terra: scavi un po’ ed ecco, una Marie, una Marie che sogna. Loro non hanno bisogno di vivere laggiù con il resto del mondo. Le Marie non hanno veramente un domani. Vedono il futuro davanti a sé, già tracciato e luminoso come il futuro ormai alle spalle. Immaginano come sarà: come saranno da grandi, come faranno, quando a loro volta avranno dei figli, come non saranno più tutte insieme a giocare nella stessa stanza.

La mamma parla dei vecchi tempi:
– Ai miei tempi, – dice, – in casa eravamo dieci. Bisognava aiutare la mamma. Non come adesso, che potete passare la giornata a giocare e trovare pronto in tavola.
Chiediamo alla mamma di parlarci delle sue Marie:
– Giocavate insieme?
– Oh certo, – dice la mamma, – ci divertivamo molto insieme, quando la mamma ce ne lasciava il tempo. Eravamo inseparabili, sempre a bisticciare e a fare la pace.
La mamma sorride. Eppure le Marie della mamma sono sottoterra da un pezzo, e la mamma ne parla quasi sempre ridendo, di quelle Marie che sono già in paradiso. Non le si bagnano neanche un pochino le palpebre nel vederci piangere a calde lacrime. La mamma ride:
– È la vita!
– Ma non ti dispiace? – chiede Marie.
– Certo, – dice la mamma, – ma vedrete, poi si dimentica.
D’altro canto le resta una Marie, ancora in vita, che abita poco lontano da qui, e la mamma non va neanche mai a trovarla. Perché? Non lo sa nemmeno lei. Forse perché quando si cresce si cambia e si diventa divergenti, così ha detto la mamma, ma noi non riusciamo a crederle, perché tra di noi ci sentiamo saldate con lo stagno.

Oggi gli agenti arrivano, con molte macchine. Forse ci sono novità, dicono. Vogliono che il papà guardi quello che hanno messo nei sacchi.
Oggi ci gira così, giochiamo con le Marie a dare un nome agli alberi. È solo un gioco, li chiamiamo tutti Marie: Marie il tronco bruno della grossa quercia, Marie la piccola quercia, Marie questa quercia qui, Marie quella quercia là, Marie l’abete nero, l’abete verde, la vecchia betulla, i noccioli, i cespugli della radura e Marie le foglie, il terreno, Marie le pietre per terra. Marie dappertutto!
Ma sento la mamma da casa che chiama:
– Marie!
Devo rientrare.




Da: Noëlle Revaz, ‘Ermellino bianco e altri racconti’, traduzione di Maurizia Balmelli, Edizioni Casagrande 2021

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE