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Tra libri d’artista e ‘Fluire’, Valsangiacomo in Biblioteca

Giovedì 2 dicembre alle 18 a Lugano, mostra/incontro con Mauro ‘Vals’ Valsangiacomo, fresco vincitore del premio Virgilio Masciadri

Mauro Valsangiacomo
(Ti-Press)
30 novembre 2021
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Per commemorare l’opera letteraria del poeta, scrittore e filologo classico svizzero Virgilio Masciadri, prematuramente scomparso nel 2014, Ulrich Suter, fondatore del Seetaler Poesiesommer, assegna dal 2016 l’omonimo premio culturale internazionale. A Beromünster, nel Canton Lucerna, Mauro ‘Vals’ Valsangiacomo ha appena ritirato quello dell’edizione 2021, riconoscimento che va al costante promotore di poeti e poesia, artista, pittore, scultore e ideatore delle Antenne per la pace, mantello ideale di postazioni di antenne che diffonde la pace, da Chiasso al S. Gottardo, opera tuttora in fase di realizzazione.

Di Valsangiacomo e con Valsangiacomo, fondatore di alla chiara fonte – “Agenzia culturale ed editoriale senza scopo di lucro che pubblica piccoli libri di poesia e altre indagini letterarie”, dal sito ufficiale – si parlerà all’interno dell’incontro/mostra ‘Vals - La mia idea di libro. Da Fluire ai libri d’artista condivisi copyleft’, giovedì 2 dicembre alle 18 a Lugano nella Sala Tami della Biblioteca cantonale, con interventi di Pedro Medina Reinón, Luca Saltini e del protagonista stesso, «uomo che si è occupato di arte ed editoria insieme», come lui si definisce. L’incontro avrà come ‘scenografia’ l’attitudine di alla chiara fonte, sin dalla sua fondazione, il suo muoversi sul terreno del no-profit, ma anche l’esperienza di ‘Fluire’, iniziata lo scorso anno, ‘rivista di pura poesia’ realizzata con la stessa logica dei libri d’artista ‘copyleft’ (liberi da copyright), stampabili (come la rivista) con la stampante di casa e oggetto dell’aspetto più espositivo dell’evento.

Bene comune

«Il libro d’artista – spiega l’autore – si definisce per la propria unicità, per la qualità artigianale e per la firma dell’artista. Nel caso di questi ‘copyleft’, la cosa viene leggermente traslata: pur essendo i libri immaginati come libri d’arte, effettivamente stampabili in poche copie firmate, qui vengono proposti sul web per venire offerti, per così dire, attraverso un costo che è il tempo di vita che il compratore mette a disposizione per poterlo realizzare». E per l’estrema facilità con la quale sono stampabili e ‘costruibili’, il prezzo/tempo richiesto non è per nulla eccessivo: «È chiaramente un’operazione simbolica e soprattutto non commerciale. È, anzi, un’operazione che cerca di spezzare l’abitudine per la quale una cosa assume valore se ha anche un valore commerciale. L’idea che sta alla base di tutto questo, in me come artista, è anche quella di provare a restituire un valore che non sia soltanto quello monetario». Valsangiacomo cita alcune recenti mostre, ansiose di far sapere il valore della merce venduta, «cosa bella finché si vuole, ma pare che l’arte non sia tale se non rientra dentro parametri capitalistici, cosa di per sé non sbagliata tranne quando un grembo materno diventa oggetto di compravendita, e così una foresta, o i beni comuni privatizzati. Un’idea che sta dietro questo modo di pensare, come chiara fonte, è che poesia, cultura, arte siano un bene comune e come tale debbano essere rispettati, ritrovando un senso di naturalezza non necessariamente riconducibile al valore commerciale».

Libri d’arte, per un attimo, a parte. A un anno di distanza, «‘Fluire’ è qualcosa di sorprendente. Di un sito si possono contare le visite, quanto tempo i visitatori vi restano, minuti sufficienti per capire che il contenuto viene letto, e i numeri sono sorprendenti. La poesia è un ambito particolare e chi vi si collega è lì non per altro motivo se non l’interesse per la poesia». Poesia che è «in salute, sempre specificando da quale punto di vista si parte per affermare questo. Noi partiamo dall’idea che la poesia abbia una sua dimensione antropologica inseparabile dall’uomo. L’uomo è anche poesia, o meglio, l’uomo non può essere senza la poesia, elemento che lo caratterizza. Di fatto, se ne scrive molta». Perché? «Non saprei, e nemmeno potrei dare una definizione precisa di poesia. Però, in questi vent’anni ho imparato che c’è un demone che coglie le persone e le invita a dedicare del tempo a scrivere cose che ritengono importanti. È una possessione che serve per vivere meglio, per sentirsi più completi. Di poesia ne viene prodotta tanta ed è anche, probabilmente, una reazione a quanto si percepisce di compromesso, non autentico e non naturale» (per informazioni: sblu-segrsbt@ti.ch, tel. 091 815 46 11).

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