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La prima volta dello Swiss Female Composers Festival

Alta qualità e ricca varietà di stili a Zurigo per l’esordio del festival svizzero di composizione musicale femminile

Foto di gruppo
(Swiss Female Composers Festival official Facebook)
3 novembre 2021
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Tutto è iniziato in una piccola sala del conservatorio di Zurigo. Un luogo intimo, familiare, dove le compositrici sono entrate alla spicciolata, quasi in punta di piedi, discrete, incerte se sedersi sulla fila di sedie preparata per loro davanti agli spettatori. Erano lì per presentarsi, parlare di sé, spiegare cosa le entusiasma e le ha motivate a partecipare al primo festival svizzero di composizione musicale femminile, lo Swiss Female Composers Festival. Rimandato per ben tre volte a causa della pandemia, il 30 ottobre si è finalmente svolto, con una vivace presentazione prefestival e un programma ridotto, nella bellissima cornice della sala da concerti. Essendo alla prima edizione, non ha attirato un vasto pubblico, ma ha saputo offrire musica di alta qualità e una ricchissima varietà di stili. Una molteplicità musicale che rispecchia la pluralità di provenienze e interessi da parte delle compositrici, dodici in tutto. Svizzera, Germania, Russia, Spagna, India, Stati Uniti, Bulgaria: questi i paesi d’origine delle musiciste, professioniste e non, che in comune hanno lunghi anni di studio della musica e del canto e interessanti storie da raccontare. Secondo Katharina Nohl, fondatrice e organizzatrice del festival, uno degli obiettivi più importanti è proprio questo: fare in modo che le compositrici escano dal loro guscio, si incontrino, facciano rete, cosa che in Svizzera, rispetto ad altri paesi, purtroppo ancora non avviene a sufficienza. Originaria dell’ex Germania dell’Est, Katharina Nohl è una musicista e compositrice che ha studiato in Inghilterra, Italia e Austria e che dal 2002 risiede in Svizzera. Con la sua idea vuole attirare l’attenzione sulla varietà musicale al femminile che il nostro paese è in grado di offrire, fornendo al contempo una piattaforma di lancio a compositrici di talento.

Prima parte

Di certo durante la serata la bravura non è mancata e nemmeno le emozioni. Nella prima parte del concerto sono stati i tre malinconici e originali valzer per pianoforte, scritti da Ilona Raad ed eseguiti proprio da Katharina Nohl che hanno saputo coinvolgere con maggior pathos il pubblico. Di origine spagnola, Ilona Raad si è trasferita in Svizzera nel 2013 e lavora come psichiatra a Friburgo. Del tutto autodidatta, “mentre dorme sogna la musica” e ha imparato a suonare su un piano verde “come quelli dei saloon” che il padre aveva comprato di seconda mano da un ristorante. Ha cominciato a comporre per seguire le orme del figlio musicista di professione, morto a 25 anni durante il trapianto che lo avrebbe dovuto guarire dalla fibrosi cistica di cui soffriva. È stato per rispondere agli incoraggiamenti che il figlio all’epoca le dava e per compiere il lavoro che lui non ha avuto nemmeno il tempo di avviare che ha scritto i quindici valzer che formano il libretto da poco andato in stampa e intitolato Valses simples pour Tristan. Da esso sono stati tratti i tre brani, suonati nella serata per la prima volta davanti a un pubblico. A concludere la prima parte del concerto è stata Bijayashree Samal con la sua band Nandighosha, che crea fusioni tra tradizione musicale indiana e sonorità occidentale. Bijayashree è giunta in Svizzera per seguire il marito e nel nostro paese ha trovato una scena musicale molto aperta e disponibile. Da piccola ha studiato canto tradizionale del Nord dell’India seguendo i severi insegnamenti di un guru e facendo poi della musica la propria vita. Il primo grande momento della carriera è avvenuto a 10 anni, quando è stata scelta per esibirsi alla radio. Quando già abitava in Svizzera, ha iniziato a collaborare con successo con produttori austriaci e britannici: sua la canzone di un album che ha dominato la top ten britannica. I brani presentati al festival sono stati accompagnati da una cornice jazz molto briosa e movimentata che ha regalato alla musica colore e profondità.

Seconda parte

Nella seconda parte del concerto la musica al femminile si è mostrata in tutta la sua varietà regalandoci momenti di grande vigore grazie al pezzo per piano e violoncello di Laura Livers, cresciuta nel Canton Zugo. Laura, specializzata nel canto parlato e nella musica per teatro, con il pianoforte ci convive, letteralmente, da quando, a soli cinque anni, sua madre gliene installò uno in camera. Come lei, anche le altre compositrici suonano da una vita, ma in molti casi il percorso verso la composizione è stato il frutto di casualità e/o bisogni personali. La flautista Sarah Giger di Basilea cercava nuovi sbocchi creativi, la pianista Katharina Weber di Berna ha cominciato a comporre nell’ambito di un gruppo di musicisti all’avanguardia, che l’hanno stimolata a improvvisare. Veneziela Naydenova, di origine bulgara, in una delle sue composizioni vocali presentate ha invece voluto rendere omaggio a Schumann, musicando la nona canzone mancante del ciclo Frauenliebe und -leben. Per Sandra Goldberg, violinista di origine statunitense, attiva per molti anni nella Zürcher Kammerorchester, è stata una poesia del cognato che parla del destino, Window Ships, a ispirare la sua prima composizione. Nell’ambito del festival Sandra ha presentato un pezzo ricco di melodia e ispirazione dai bei toni narrativi suonato assieme al marito pianista. A concludere il concerto è stato infine il trio TriAngels, che dapprima ha suonato Crystal, un pezzo molto seducente opera dell’organizzatrice Katharina Nohl, e poi tre brani del suo repertorio composti dalla musicista di origine russa Anastasiia Kuznetsov. In Svizzera dal 2010, Anastasiia ha studiato piano e armonia. Credeva di essere una pianista che non sarebbe mai diventata compositrice finché non si è imbattuta nel 2012 nella pubblicità di un talent show di musica pop. Spinta dalla voglia di mettersi in gioco, ha convinto le due amiche con le quali formava un terzetto composto da piano, violino e oboe, a partecipare. L’avventura ha dato i suoi frutti: le tre donne hanno vinto un premio allo Swiss Music Award e in seguito ricevuto altre offerte interessanti che hanno permesso loro di continuare a muoversi con disinvoltura tra musica classica e pop.

Lo Swiss Female Composers Festival, pur essendosi svolto in un’edizione più modesta rispetto agli intenti iniziali, è stato un successo, poiché ha saputo realizzare il sogno di Katharina Nohl: mostrare al mondo che la musica al femminile non ha nulla da invidiare a quella dei migliori compositori maschi. Auguriamo un futuro a questo festival nato piccolo, ma con tutte le carte in regola per diventare grande.

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