Martedì 26 e mercoledì 27 ottobre, ‘Aspettando Manon’, spettacolo scritto da Luca Mazzone tratto dal libro di Alberto Milazzo. In scena, Giuseppe Lanino
Manon vive al civico 72 di viale Ortigia a Palermo, conduce una vita di uncinetto, gossip con le amiche e sfide a chi ha i figli migliori. Manon di figli ne ha due e li sognava avvocato uno e medico l’altro, e invece il destino ha riservato loro, ha riservato a lei, tutt’altro; destino che apre una crepa profonda e, nonostante tutto, divertente sulle certezze della donna e sulla sua infelicità.
‘La morale del centrino’, romanzo di Alberto Milazzo, palermitano trasferitosi a Milano esattamente come uno dei figli del suo romanzo ("Il figlio di Milano”, appunto), è diventato per il teatro ‘Aspettando Manon’, drammaturgia di Luca Mazzone, Giuseppe Lanino in scena per una versione beckettiana dell’opera di Milazzo, una produzione Teatro Libero di Palermo al Teatro San Materno di Ascona martedì 26 e mercoledì 27 ottobre alle 20.30. «Quella che esiste tra noi e il San Materno è una lunga collaborazione», ci dice Mazzone, direttore del teatro siciliano, fresco di viaggio che lo ha portato in Ticino. «Condividiamo produzioni reciproche, grazie anche al Festival Presente/Futuro, progetto di mobilità internazionale che si occupa di promuovere la giovane creatività emergente, garantendo residenze, ospitalità in altri teatri e in altri spazi. Tiziana Arnaboldi ha aderito, pertanto ospitiamo anche danzatori, laddove i progetti sono focalizzati sulla danza, e noi veniamo a presentare produzioni di drammaturgia contemporanea che è la nostra vocazione primaria».
Di Manon, qualcuno ha scritto che “si friggerebbe anche la colazione”, attestato di sicilianità, e forse più: «È un colore legato alle figure materne del sud», continua Mazzone. «Si dice spesso che nel nord Italia resiste il retaggio del patriarcato; io mi ritrovo sempre a dire che, in realtà, da questo punto di vista la Sicilia è sempre stata un passo avanti, perché le madri e quindi le donne hanno più potere nelle dinamiche familiari di quanto ne abbiano i mariti, e dunque gli uomini. La figura di Manon è emblematica, in quanto madre che ha generato un figlio maschio e che, in qualche modo, regola la di lui vita». Con le parole del romanzo: “Se tu vuoi fare l’autore, io come minimo sono coautrice della tua intera esistenza”, detto a un figlio che fugge a Milano per lavorare nel teatro, «gioco ambivalente – l’autorialità – sul significato della parola». L’altra metà del titolo del romanzo, d’altra parte, dice il resto: «‘Come sopravvivere a una mamma siciliana’ è un titolo forte sì, ma anche carico di sarcasmo».
Lo spettacolo ha già toccato diverse regioni d’Italia: «Le dinamiche siciliane sono più accese, come i nostri paesaggi, aspri ma con contrasti molto forti. Allo stesso modo, le relazioni hanno un tocco di passionalità in più e il rapporto madre-figlio del racconto è anch’esso fatto di passione e tonalità accese», forti anche di un tema che si muove lungo l’intera storia, presente e attuale: «L’omotransfobia, il rapporto di Manon con l’omosessualità del figlio, giocato comunque con ironia e leggerezza, in modo sottile come solo i siciliani riescono a essere. In Sicilia c’è un proverbio che recita così: “La migliore parola è quella che non si dice”, emblematico del modo di relazionarsi, e cioè quei silenzi carichi di senso più di quanto riescano a essere le parole». Pur in maniera «non violenta, emerge chiaro il problema dell’accettazione nei confronti della tematica del coming out».
Tecnicamente parlando, «il libro è un racconto in prima persona, con una sua dimensione di scrittura teatrale già abbastanza evidente, anche se con una ricca dotazione di rimandi, immagini, racconti che s’intrecciano». Diventato monologo – «Uno dei modi migliori per rendere costruire un personaggio solido e forte come quello del figlio» – ‘Aspettando Manon’ è ricondotto a una scrittura teatrale giocata sull’assenza: «Mentre il libro offre anche parti ideologiche di narrazione tra madre e figlio, a teatro invece un personaggio così forte come Manon non poteva che essere atteso, non poteva che farsi attendere». E in questo caso, unica anticipazione concessaci, «l’attesa è quella di una cerimonia molto, molto importante...». (informazioni: www.teatrosanmaterno.ch)