Astronomia

Da Cerere a Urania: fotografati 42 asteroidi tra Marte e Giove

Il ‘fotografo’ è il telescopio europeo Vlt (Very Large Telescope). Mai prima d’ora era stato ripreso in modo così nitido un gruppo così grande

Cerere fotografato nel 2015
(Nasa/Wikipedia)
12 ottobre 2021
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Quarantadue dei più grandi asteroidi del Sistema Solare situati tra Marte e Giove, compresi Cerere e Urania, sono stati fotografati dal telescopio europeo Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso, l’Osservatorio Europeo Australe in Cile. Mai prima d’ora era stato ripreso in modo così nitido un gruppo così grande di asteroidi, come spiegano i ricercatori guidati da Pierre Vernazza del Laboratorio di astrofisica di Marsiglia sulla rivista Astronomy and Astrophysics.

“Solo tre grandi asteroidi della fascia principale, Cerere, Vesta e Lutetia, erano stati ripresi finora con un alto livello di dettaglio grazie alle missioni spaziali Dawn e Rosetta”, spiega Vernazza. Tra il 2017 e il 2019 con il suo gruppo ha condotto un’indagine approfondita, scoprendo che la maggior parte di questi 42 asteroidi ha dimensioni maggiori di 100 chilometri. I due più grandi sono Cerere e Vesta, con diametri di circa 940 e 520 chilometri, mentre i più piccoli sono Urania e Ausonia, ciascuno di soli circa 90 chilometri.

Quanto alle forme, gli asteroidi si possono dividere in due famiglie: alcuni sono quasi perfettamente sferici, come Igea e Cerere, mentre altri hanno una forma più particolare, allungata, come Cleopatra, a forma di ‘osso per cani’. Combinando la forma degli asteroidi con le informazioni sulla loro massa, gli astronomi hanno scoperto che la densità cambia significativamente. I quattro asteroidi meno densi, tra cui Lamberta e Sylvia, hanno densità di circa 1,3 grammi per centimetro cubo, simile alla densità del carbone.

I più densi, Psyche e Kalliope, hanno densità di 3,9 e 4,4 grammi per centimetro cubo, superiori a quella del diamante (3,5 grammi). “Una tale varietà nella loro composizione può essere compresa solo se i corpi hanno avuto origine in regioni diverse del Sistema Solare”, spiega Josef Hanus dell’Università Carlo di Praga. Si pensa infatti che gli asteroidi meno densi si siano formati nelle regioni remote oltre l’orbita di Nettuno, per poi migrare dopo nella posizione attuale.

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