Libri

'E poi saremo salvi', vite vissute in bilico

Attraverso gli occhi della piccola Aida, la storia di una famiglia di rifugiati bosniaci: è il libro d'esordio di Alessandra Carati, Premio Viareggio Rèpaci

Alessandra Carati, al suo primo libro
24 luglio 2021
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Da dove iniziare per restituire in poche battute il respiro e le atmosfere di un romanzo? La cosa migliore, forse, è cominciare proprio dal principio.

E poi saremo salvi, libro d'esordio di Alessandra Carati edito da Mondadori e vincitore del Premio Viareggio Rèpaci per Opera Prima, si apre sulla fuga disperata di una madre bosniaca incinta e analfabeta con una bambina di sei anni al seguito: la corsa notturna di dodici chilometri in mezzo ai boschi, la pipì che scorre e si secca piano piano lungo le gambe, il lungo viaggio in un autobus affollato, diretto senza indecisioni verso il confine con l'Italia. Perché il tempo sta per scadere. Il minimo indugio può significare una condanna a morte.

Attraverso gli occhi della piccola Aida assistiamo così al dipanarsi, negli anni, della storia di una famiglia di rifugiati bosniaci riuscita a sottrarsi all'orrore della guerra in Ex Jugoslavia. E sono vite vissute in bilico, quelle che leggiamo, esistenze consumate trattenendo il fiato, aspettando il giorno in cui poter tornare a casa, anche se le mura sono state ormai distrutte, gli antichi vicini sono tutti morti e l'intero paese è stato sventrato. Di fronte alla voglia dei figli di confondersi con gli altri ragazzi italiani, i genitori - dilaniati dal senso di colpa per aver abbandonato i propri cari e per essere sopravvissuti senza combattere - si aggrappano alla tradizione, tentano di non impazzire, lasciano che la loro primogenita si stacchi da loro, incapaci di distogliere lo sguardo dal vecchio mondo distrutto.

«Mio padre ha elencato i cugini, gli zii, gli amici di mia madre, per ultimo Hajro, il suo fratellino di tredici anni.  “Sono scomparsi” ha detto guardandola negli occhi.

Lei li ha contati uno per uno sulla punta delle dita, sotto voce. Ci è voluto tempo, alla fine ha detto “Quattordici parenti, ventidue amici”. E ha sollevato gli occhi verso babo, come se si aspettasse una conferma sull'esattezza dei numeri. Poi si è aggrappata alla tovaglia, lui si è sporto verso di lei. Si muovevano con cautela, in silenzio, e mi è sembrato che danzassero».

È una scrittura quasi cronachistica, quella di Alessandra Carati, fatta di periodi brevi, dialoghi rapidi, frasi spezzate, pensieri espressi con poche parole. Eppure, pur procedendo per sottrazione, la vita di questi personaggi sommerge inevitabilmente il lettore, lo chiama in causa, lo afferra per il bavero come se stesse parlando proprio a lui, e a nessun altro. Non c'è patetismo, non c'è compatimento. E poi saremo salvi è un romanzo asciutto, crudo, commovente, intimo ma mai stucchevole. Perché quando si va a rovistare nelle vite degli altri il rischio è sempre quello di uscirne con un sacco di cose superflue in mano. Ma questo non è il nostro caso. Qui c'è solo il necessario per raccontare vite talmente reali, talmente umane da restarci incollate alle dita. E se rimaniamo un attimo in silenzio li sentiamo anche noi quei sussurri, quelle grida, quelle piccole esplosioni che fanno da tappeto sonoro alle pagine. Sempre presenti. Sempre sullo sfondo - A ricordarci che le guerre da combattere sono tante. A volte infinite, a tratti invisibili. E non sempre accadono fuori, tra stato e stato.

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