Musica

Oblio e poesia di 'Donna circo', il disco femminista ritrovato

Registrato nel 1974 e mai distribuito, finalmente esiste: nella versione originale rimasterizzata e reinterpretato grazie a un collettivo di artiste italiane

Gianfranca Montedoro (sx) e Paola Pallottino. Alle spalle, il collettivo
3 luglio 2021
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Un giorno del 1973, su iniziativa della filiale italiana, la BASF, una delle più grandi compagnie chimiche al mondo, cui si deve la tecnologia necessaria alla funzionalità dei nastri magnetici, musicassette e videocassette, fonda a Milano la sua etichetta discografica; in un paio di anni, a incidere per la BASF saranno Enrico Rava e Giorgio Gaslini, i gruppi prog Murple e Officina Meccanica, Giuni Russo (al tempo Junie) e la cantante jazz Gianfranca Montedoro con il concept ‘Donna circo’, scritto insieme a Paola Pallottino, illustratrice e autrice di testi per Lucio Dalla (da ‘Orfeo bianco’ a ‘4 marzo 1943’, ‘Un uomo come me’, ‘Il gigante e la bambina’, ‘Anna Bellanna’). ‘Donna circo’, noto come il primo disco femminista italiano, fu registrato nel 1974 e mai distribuito dalla BASF, che di lì a poco avrebbe rinunciato alla sua etichetta. L’album esce ora, 47 anni dopo, in due versioni: rimasterizzato da Ezra Capogna al No.Mad Studio di Torino e interamente risuonato e reinterpretato da un collettivo di artiste guidato da Susanna La Polla De Giovanni in arte Suz, arrangiato dallo stesso Capogna e intitolato, parola unica, ‘Donnacirco’ (La Tempesta Dischi).

Con Suz, a cantare le liriche di Pallottino e a reggere la portata artistica di Montedoro – inevitabilmente segnata da quel disco mai uscito, nonostante una carriera in ambiti jazzistici – sono Alice Albertazzi, Angela Baraldi, Enza Amato, Eva Geatti, Francesca Bono, Marcella Riccardi, Meike Clarelli, NicoNote (Nicoletta Magalotti), Una (Marzia Stano), Valeria Sturba e Vittoria Burattini. «È vero», racconta Suz a laRegione, «in quanto a popolarità ci siamo persi una grande artista, che comunque per l’avanguardia jazz degli anni 70 è rimasta un grande nome. Ma la rinuncia della BASF stroncò di fatto la sua carriera, e Gianfranca non nasconde la delusione». Montedoro, oggi in Francia, accompagna la comunicazione legata all’album recuperato con poche, sentite, note: “Ho particolarmente sofferto quando il disco ‘Donna Circo’, concepito e realizzato con tanto amore, è stato strozzato sul nascere, al punto che per un lungo periodo avevo abbandonato perfino il canto. È con grande gioia quindi che ho seguito il gruppo delle ‘magnifiche 12’ che hanno riportato in vita quell’esserino. Spero proprio che questa sia la volta buona».

‘Che sia attuale è quasi retorica’

La volta buona è arrivata. “Il primo disco femminista”, concetto-guida del lancio dell’opera ritrovata, è tutt’altro che un concentrato di slogan di piazza: ‘Donna circo’, dove il circo è metafora dell condizione femminile, è canzone di protesta condotta a colpi di poesia, pur dolente: «È la potenza della metafora», commenta Suz. «Nonostante sia tutto implicito, celato, una volta che il testo è compreso risulta di una potenza incredibile». È il caso del tema dell’aborto in ‘A cuore aperto’ (“Viva il mago che porta a termine il suo perfetto vecchio lavoro / Grande emozione stasera c’è stata / Abbiamo visto la donna tagliata”), di quello del femminicidio in ‘La tigre del Bengala’ (“Qualche volta la tigre si stanca / Una splendida tigre reale / E quel balzo con eleganza / Dentro il cerchio non lo vuol fare”); degli stereotipi di ‘Per fortuna al circo c’è la banda’, del disequilibrio del rapporto di coppia in ‘I due giocolieri’, fino a ‘La grande parata’, sinonimo di giostra della vita, e a ‘Lo scontorsionista’, spietata sintesi dell'uomo politico giunto sino ai giorni nostri. Il tutto, aperto dalla visione iniziale della title-track – “Con l’occhio aperto sull’inferno / E la mammella contro il cielo / La donna circo scosta il velo / Ha già percorso cento strade / Sopra ogni piazza s’è venduta / Con la sua merce colorata” – e nei tempi il più delle volte dispari di un disco a tutti gli effetti prog, che oggi, in era d'immediatezza imposta, può suonare addirittura complesso: «Sì, è un disco che appartiene a un linguaggio preciso, che è quello di quegli anni – spiega Capogna – ma che in realtà fu registrato tutto in presa diretta, abitudine che per il 1974 era un po’ il pane quotidiano. Per la nuova versione, abbiamo cercato di portare quel tipo di complessità al giorno d'oggi, mantenendo le strutture e quei tempi, magari rendendoli meno espliciti. È stato interessante confrontarsi con quel tipo di linguaggio che oggi si è un po' perso, più che altro nel cantautorato, perché esistono ancora mondi di strutture complesse, dall'elettronica al post-rock».

Nel bel viaggio nel tempo che è l'ascolto comparato tra originale e rivisitazione (consigliatissimo), che ‘Donna circo’ sia attuale «è quasi retorica», continua Suz. «Fu Paola Pallottino in persona a parlarmene, durante una cena di Natale di tre anni fa, chiedendomi se mi sarebbe piaciuto reinterpretarlo, perché era stato una grande delusione per lei e Gianfranca il fatto che non fosse mai uscito». Una richiesta fatta anche ad Angela Baraldi, tra le cantanti del collettivo. «Io, esattamente come Angela, mi sono sentita a lungo in soggezione, perché è un disco importante e nel quale ci si va a confrontare con la grandezza di Gianfranca Montedoro. Ma Paola ci teneva moltissimo e il disco originale è bellissimo. Le dissi che ci avremmo provato».


Il disco del 1974

Discografia, mondo di uomini

Anche se lo stop a ‘Donna circo’ non fu un gesto maschilista, nel 1974 la discografia era un mondo di e per soli uomini. E «ancora lo è, purtroppo», aggiunge Suz. «Si discute spesso dei line up dei festival, dove non ci sono mai abbastanza artiste e la scusa è sempre quella che di artiste non ce ne sarebbero e non è vero. Lo dimostra questa rete globale nata da poco, @shesaidso, che riunisce le donne che lavorano nell'industria musicale a tutti i livelli, dalla 16enne che nella sua cameretta ha iniziato a fare musica e vorrebbe far uscire il primo disco fino a grandi manager come Georgia Taglietti del Sónar di Barcellona. È una rete di donne che si aiutano reciprocamente, organizzando workshop, conferenze, o semplicemente pubblicando annunci di lavoro». Suz ne benedice l’esistenza e attinge dal passato: «La stessa Gianfranca ci raccontava che al tempo del disco, i musicisti in studio chiedevano dritte al marito, musicista, invece che a lei, che con Pallottino era l'unica autrice».

Suonato da Vittoria Burattini (batteria), Chiara Antonozzi (basso), Irene Elena (chitarra), Laura Agnusdei (sax), Sara Ardizzoni e Marcella Menozzi (chitarre), e con la nuova copertina di Francesca Ghermandi, ‘Donnacirco’ – registrato prima del lockdown a Torino e a Bologna nei sprazzi di consentito della seconda ondata – non resta che portarlo in giro: «L'idea di proporlo per intero dal vivo quest’estate c'era – conclude Suz – ma sarebbe stato complesso provare in un momento di pandemia. Comunque, continuiamo a riunirci per pianificare». Fortunati, per ora, i bolognesi, che dal 2 al 7 luglio, di ‘Donnacirco’, potranno seguire gli incontri con relativi ascolti pubblici. Da noi, chissà. Ma sarebbe auspicabile (www.facebook.com/donnacirco1974).


La nuova copertina di Francesca Ghermandi

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