LongLake Festival Lugano

Dante, le ruspe e il fanciullino Pelù

Il Sommo Poeta, Firenze, Greta e il Molino: il rocker-scrittore si è raccontato come in ‘Spacca l'infinito’. La musica non c'era, ma è stato come se ci fosse

Ragazzaccio
10 giugno 2021
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A Lugano si parla di Dante e c’è il Verga. Gianluca. Sul palco ci sono il presentatore e il rocker, ma non c’è l’asta del microfono e, soprattutto, il rocker è seduto e alle sue spalle non c’è nessuno che suoni. Ma il distanziamento sociale non c'entra. Per volere di Tortuga Magazine, dal LongLake Festival è transitato il Piero Pelù scrittore, ma che di musica non ha lesinato nella buona ora e più di dialogo sul suo ‘Spacca l’infinito’ (Giunti, Firenze 2021), liberamente tratto da “Spacca l’infinito e rubagli un minuto al mondo” (‘Gigante’, Sanremo 2019, l’ultimo festival col pubblico in sala), sottotitolo ‘Il romanzo di una vita’. Sinossi telegrafica del romanzo di una vita: Piero scende dal palco, si siede su di una panchina e arriva il ragazzino “rompiballe che lo interroga, anche infastidendolo” (cit. il Verga); ma il ragazzino non è il primo rompiballe che passa, è Piero Pelù nato a Firenze il 10 febbraio del 1962, più tardi cantautore italiano. «La parte più infantile di noi è un grande valore aggiunto», dice il Pelù al Verga; «È importante mantenere un dialogo col bimbo che siamo stati. I bambini hanno uno sguardo disincantato sul mondo, disinteressato, e a volte dicono verità meravigliose che noi adulti ci scordiamo, impegnati come siamo a sminuirci se usiamo la chiave del bambinesco, una chiave naïf, snobbata come quell’arte che ci ha dato Ligabue» (il pittore, per non far confusione tra rocker).

Il fanciullino è solo una parte del racconto del Pelù letterario (rewind) che arriva al LongLake dopo avere letto Dante nella sua Firenze con Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, autore di ‘A riveder le stelle’, forse in tour col rocker per una doppia interpretazione del Sommo Poeta. L’antefatto del potenziale tour letterario è una parte di ‘Spacca l’infinito’: sono i cinque anni di liceo classico del teenager Pelù, «un incubo durato 1'825 giorni (il conto glielo fanno in platea, ndr) dal quale salvo Leopardi, Ungaretti e le terzine più musicali di Dante, che al tempo mi convinsero che l’italiano è lingua musicale e adattabile a qualsiasi genere». E i Litfiba ringraziano. «Ho fatto tesoro di quelle letture e i miei sogni di studi d’arte li ho messi in pratica nelle copertine dei dischi, nei video che ho diretto, nelle scenografie, nei costumi di scena».

Tolleranza

A un intrattenitore come il Pelù riesce facile descriverti la Firenze degli anni '70, una città «tutto sommato felice in un’epoca in cui i ragazzi italiani s’ammazzavano per strada, a destra e sinistra»; Firenze che negli anni di piombo era «una specie di Woodstock, piena di gente che faceva viaggi psichedelici dai quali qualcuno non è mai rientrato, e che come tutte le altre città ha vissuto la deriva dell’eroina che ai Litfiba portò via il grande Ringo De Palma»; Firenze città «dalla grande apertura mentale e culturale, frutto di decenni di antifascismo», Firenze «tollerante, perché laddove la tolleranza manca si scade nello scontro sociale che non ha futuro. Perché l’intolleranza chiama la violenza e la violenza chiama le ruspe. E le ruspe non sono mai una soluzione».

La Lugano che applaude (vuoi darle torto?) ascolta il Pelù viaggiatore – «Ho amato Salgari, anche io ho scritto ‘Istanbul’ o ‘Tziganata’ parlando di luoghi in cui non ero mai stato, a volte la fantasia riesce a essere migliore della realtà che vai a scoprire» – il Pelù ‘Thunberg’, quello del Clean Beach tour che a Sanremo, tra un ‘Gigante’ e l’altro, puliva la spiaggia – «Ho dedicato la canzone a Greta non perché è stata la prima a dire queste cose, ma perché ha rinnovato il messaggio alle generazioni nate dal consumismo più estremo» – e altri piacevolissimi Pelù da recuperare tra le pagine. Verso la fine, il Verga riporta il Pelù alle origini, non senza un pensiero alla categoria che più ha pagato la pandemia: «Il tour di ‘Pugili fragili’ (l’ultimo album, ndr) era pronto e mi son sentito talmente frustrato da mettere in piedi un romanzo, da offrirmi per fare l’interprete di Dante e partecipare a un film di Claudio Amendola, ‘I cassamortari’ (in uscita, ndr), e ora riesco a recuperare il tour elettrico, il Gigante Tour, con Finaz», al secolo Alessandro Finazzo, chitarrista della Bandabardò. Il saluto a Erriquez, leader del gruppo folk fiorentino morto a febbraio, è l’ultimo Pelù al LongLake, che saluta alla Pelù: «Rock and roll, ragazzacci». A pensarci ora, la musica non c’era, ma non se n'è accorto nessuno.

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