Culture

Covid, meno operatori culturali in Svizzera

Un calo di circa il 5% a livello nazionale. Colpite soprattutto le donne e le persone con lavori a tempo parziale. E i ticinesi: il calo è stato dell'11 per cento

Per molti è ormai un "était mon métier" (foto Keystone)
31 maggio 2021
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Nel 2020, durante la pandemia, il numero di operatori culturali è diminuito del 4,7% rispetto all'anno precedente. È il calo più marcato dal 2010, secondo l'Ufficio federale di statistica (UST). Sono stati particolarmente colpite le donne e le persone con lavori a tempo parziale. In Ticino la contrazione è stata dell'11%.

Nel 2020 le persone attive in Svizzera come operatori culturali erano 298'000, mentre l'anno prima se ne contavano 312'000. Se si considerano gli occupati secondo la definizione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), la diminuzione è stata addirittura del 5,2%. La tendenza è quindi molto più marcata rispetto al totale della popolazione residente occupata in Svizzera (-0,2%) ed è simile a quella del settore alberghiero e della ristorazione (-5,1%), sottolinea l'UST.

Gli occupati con professioni culturali hanno registrato una contrazione abbastanza contenuta (-1,8%), mentre si è registrato un calo del 6% fra chi non svolge una professione pur lavorando nel settore (ad es. contabile in un teatro). Per chi opera fuori dal settore della cultura (ad es. graphic designer in una banca) la contrazione è stata addirittura maggiore, attestandosi al -7,8%. La percentuale di disoccupati secondo la definizione dell'ILO è passata dal 3,2% al 3,8% in un anno.

Le donne risultano essere più colpite rispetto agli uomini (-4,8% contro -4,5%), e la diminuzione è stata più marcata tra gli operatori svizzeri rispetto a quelli stranieri (-4,9% contro -3,7%). Chi aveva un lavoro a tempo pieno se l'è cavata meglio (-3,1%) mentre gli occupati part-time hanno subito maggiormente la crisi (-6,3% per grado di occupazione del 50-89% e -8,5% per un grado inferiore al 50%). Nei comuni rurali il calo è stato del 12,4%, quasi il triplo rispetto alle aree urbane (-4,4%).

Esistono differenze marcate fra le sette Grandi regioni. Zurigo (+3,6%) e la Svizzera nordoccidentale (+0,3%) hanno addirittura registrato un incremento degli operatori culturali malgrado la pandemia. In Ticino il calo è stato dell'11%, inferiore solo alla Svizzera orientale (-12,9%) e centrale (-13,0%). La regione del Lemano (-6,2%) e l'Espace Mittelland (–6,3%) occupano le posizioni centrali della classifica.

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