Culture

Lac, dopo il record la pandemia: 'Avanti con fiducia'

Presentati nella Hall i numeri dell'annus horribilis. Gestione oculata e perdite contenute, col digitale a tenere viva la creatività e l'impiego.

Anche 'En plein air' (www.luganolac.ch)
30 marzo 2021
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C'erano tutti i presupposti affinché il 2020 del Lac fosse l'anno dei record e non l'annus horribilis. Ma non poteva essere altrimenti per un settore, quello culturale, preso a schiaffi dalla pandemia come forse nessun'altra realtà professionale, qui e altrove. Detto con parole di Roberto Badaracco, che del Lac è Presidente del Consiglio direttivo: «I ristoranti riapriranno, la cultura non si sa. Faremo di tutto per ripartire, ma ci sarà un tempo d’adattamento che non sapremo quanto durerà. Andremo avanti comunque, con speranza e fiducia». Parole che arrivano dalla Hall del Lac, punto d'incontro delle molteplici arti che abitano il centro culturale, sede di bilancio della stagione 2019-2020, pesantemente fiaccata dall'emergenza sanitaria e affrontata nel contesto del nuovo modello gestionale e finanziario legato al mandato 2020-2024. Un modello che funziona, se la pandemia ha ridotto a 130mila le oltre 280mila presenze della stagione 2018-2019 “senza provocare gravi perdite finanziarie”, come recita l'informativa ufficiale.

‘Non solo accoglienza, ma anche produzione’

«Malgrado il netto calo dei ricavi provenienti dalla biglietteria – spiega di persona Michel Gagnon, direttore generale del Lac – partner e mecenati ci sono rimasti fedeli». Nell'ottica complessiva delle cinque stagioni, nelle parole di Gagnon c'è soddisfazione per la piena realizzazione del «consolidamento», l'affermazione definitiva del concetto di polo culturale con il quale il Lac è identificato e per il quale è nato. «Con tutte le complessità – spiega il direttore generale – che vengono dal fondere tre mondi ognuno con le proprie necessità e dal funzionamento diverso, l'arte visiva, il mondo della musica classica, le arti sceniche». Nella convivenza tra elementi, particolare importanza ha rivestito l'incorporazione di LuganoInScena, grazie alla quale «oggi il Lac non è più soltanto centro di accoglienza ma di produzione». Concetto ripreso di lì a poco da Badaracco: «Si è verificato un cambiamento epocale: se prima il Lac era un centro di presentazione degli spettacoli e di affitto sale, con l'inclusione di LuganoInScena siamo diventati produttori di spettacoli, il punto di forza. Spettacoli che non soltanto vengono presentati qui, ma che girano la Svizzera l'Europa». 

Capitolo pandemia. «Il quinto anno era partito bene – spiega Badaracco – ma la pandemia ha interrotto la storia di un successo che stava proseguendo. I numeri sino a marzo erano buoni, rischiavano di diventare migliori con la mostra degli impressionisti francesi, forse l'evento più importante a livello artistico, purtroppo annullata e non più riproponibile». In un anno «difficilissimo e travagliato, il primo problema è stato tenere in piedi l'Ente. Credo di poter dire – conclude Badaracco – che abbiamo raggiunto l'obiettivo con un attento lavoro, ricco a volte anche dell'improvvisazione necessaria legata alle necessità del momento, evitando grosse perdite a livello finanziario con il contenimento dei costi, monitorando la struttura per arrivare, ove possibile, almeno al pareggio». Contenimento spiegato, a grandi linee, così: nel periodo contabile dal primo gennaio al 31 agosto 2020, alla flessione di ricavi per 1 milione e 370mila franchi sono corrisposti minori costi legati alle spese per 1 milione e 200mila franchi. La limitazione delle uscite a poco più di 1 milione e 700mila franchi ha portato a limitare la perdita prevista – parole testuali dell'Ente – “mantenendo lo stipendio a tutti i dipendenti senza dover ricorrere alle misure finanziarie di contenimento come il lavoro ridotto”. Risultato finale, un utile di 186'340 franchi.

La contabilità e l'adeguamento

La contabilità della pandemia ha numeri sufficientemente spietati. Circa 500 gli eventi annullati. In ambiti di arte visiva, la cancellazione della mostra ‘Monet, Cézanne, Van Gogh... Capolavori della Collezione Emil Bührle’ ha sottratto al Masi 60mila potenziali visitatori. In ambiti di arti sceniche e musica classica, tutto è andato per il meglio (quasi 57mila spettatori) sino alla diffusione del Covid-19 (59 gli spettacoli annullati, 30mila spettatori persi se l'occupazione delle sale fosse stata quella media degli anni precedenti). In ambiti di mediazione culturale, oltre 300 le attività sospese del programma del Lac edu; 140 le occasioni sfumate nel settore degli eventi privati. Anche gli oltre 31mila spettatori pre lockdown degli eventi negli spazi pubblici mostravano la crescita rispetto all'anno precedente; dopo il lockdown, le non più di 5mila presenze imposte dalle normative sanitarie sono comunque lo specchio della ripartenza.

Una ripartenza che emerge anche dalle 610mila visite uniche dei canali digitali del Lac, risultato dell'adeguamento del centro culturale alle mutate condizioni. E a fianco del potenziamento dell'offerta culturale a distanza, il Lac ha investito il tempo a disposizione per un puntuale lavoro di riqualifica: biglietteria e libreria, rinnovate e valorizzate come la sala per gli eventi aziendali all'ultimo piano. Per dirla con Badaracco: «I nostri dipendenti non sono mai stati a casa a fare niente. Il periodo è servito alla direzione artistica per valutare le conseguenze della pandemia come nuove fonti d’ispirazione a livello artistico. Molto lavoro è stato fatto dietro le quinte, ‘Lingua Madre’ ne è la prova, eccezionale per novità, energie e particolarità della proposta, che non è passata inosservata». Fermo restando l'utilizzo della Sala Teatro per un minimo di 300 persone, proprio in ottica di massima ottimizzazione costi, ferme restando le decisioni federali, il Lac riapre le sue porte il prossimo 25 aprile per accogliere i visitatori della mostra ‘Capolavori della fotografia moderna 1900-1940, la raccolta fotografica del collezionista Thomas Walther. Stando a Gagnon, non appena utilizzabile la hall (se non proprio la Sala Teatro), torneranno gli eventi di LuganoInMusica; il Lac en plein air riaprirà a luglio, nell'attesa di un'apertura vera e propria con l'Osi in piazza. 

Carmelo Rifici: ‘Il digitale, boomerang verso l'esterno’

«Sono dati rassicuranti perché i numeri confermano il trend che avevamo immaginato, soprattutto il piano strategico che il Lac si era prefissato. I numeri, prima dell'inizio della pandemia, corrispondevano perfettamente a ciò che era stato creato a tavolino. Il che significa che il pensiero era giusto, e non soltanto l'intuizione ma anche il lavoro di formazione dei business plan e dei piani strategici funzionava. Ora stiamo ricostruendo un piano strategico post pandemia che possa rispettare dei nuovi pensieri che abbiamo fatto e nuovi studi di settore che abbiamo creato per poter immaginare come riaprire». Così alla ‘Regione’ Carmelo Rifici, direttore artistico del Lac, a margine dell'incontro di questa mattina e a margine dei riscontri entusiastici di Lingua Madre, le cosiddette “capsule per il futuro” che colmano online il vuoto artistico creato dalla pandemia: «In generale, tutti i progetti digitali che abbiamo creato, staccandoci dall'idea di mandare in onda semplicemente dello streaming hanno avuto un ottimo riscontro. Devo dire che qui, a differenza del teatro che si è posizionato soprattutto come il teatro del Ticino, per i ticinesi, il digitale è diventato immediatamente un boomerang verso l'esterno. Guardavo oggi i numeri: l'ultima uscita ha raccolto quasi 25mila visualizzazioni, quasi tutte al di fuori del Ticino, tra la Svizzera e l'Europa. Questo comporta, chiaramente, un nuovo pensiero, un pensiero differente che è il risultato della qualità dell'offerta che abbiamo costruito».

Il pensiero è la conferma della sostenibilità di un modus operandi da affiancarsi all'arte in presenza: «Non ho la sfera magica», spiega Rifici. «È molto difficile, quando si mettono i piedi su una nuova terra, non esplorarla. Sicuramente l'esplorazione ci sarà, forse non in una maniera così completa com'è accaduto in questi mesi in cui tutta la squadra del Lac si è posta sul digitale. Di certo, visti gli effetti positivi non soltanto sulle visualizzazioni ma anche la ricaduta sulla cultura, nel senso che abbiamo inventato dei procedimenti estetico-artistici completamente nuovi, che non esistevano e che il teatro in sé non avrebbe potuto creare, questa può essere una nuova frontiera». E in effetti, ora che questa nuova ricchezza esiste, perché mai la si dovrebbe abbandonare: «Abbandonare no. L'idea è piuttosto quella di creare una misura pertinente fra spettacolo dal vivo, di cui tutti sentiamo la necessità, e questa nuova frontiera in cui le barriere fra teatro, danza e musica cadono in una maniera anche sorprendente, e soprattutto il legame con il cinema e la tecnologia digitale. Questo è fondamentale per la nostra visione futura».

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