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Paolo Simoni: 'Anima', l'antidoto a questa ‘Porno società’

Quinto album del cantautore ferrarese solo voce e pianoforte, 'lontano dalle macchine, per tornare all'essenza' (e insieme a Roberto Vecchioni)

25 marzo 2021
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Accento romagnolo generoso, schiettezza oltre il confine del musically correct – quel dire bene di tutto anche quando non è bene, in un settore che si lega sempre le cose al dito – e una valanga di minimalismo. Quella che può staccarsi dalla montagna dell’arte mettendosi in un teatro con un pianoforte a coda a catturare l’istante e la vita, propria e di altri (noi). ‘Anima’ è l’album piano, voce e pochi suoni in più – tra cui il ‘tappo’ col dito in bocca che diventa percussione – di Paolo Simoni, cantautore, anche autore (Gianni Morandi, ‘Lettera’, Loredana Bertè, ‘Davvero’). Premi vari (Musicultura, Lunezia), un Sanremo da Giovane (ma ora vecchio non è), cinque album in 14 anni di carriera, un libro e fior di collaborazioni.

«Qualcuno dice che è un disco coraggioso, io dico che è un disco pazzo e romantico», racconta Simoni alla ‘Regione’. «A livello puramente immaginativo potrebbe collocarsi tra il Settecento e l’Ottocento, in quei saloni in cui si faceva musica anche con un solo strumento. L’idea era proprio quella di tornare a fare musica seguendo un concetto legato all’essere artista che non a seguire i dettami discografici del momento». Inoltre, tanto per essere chiari: «Pianoforte e voce non per una questione di budget, perché ho speso tantissimo per noleggiare un teatro per un mese e mezzo, un pianoforte a coda, microfoni, bancone Niva anni Settanta, macchine analogiche…». Insomma, una scelta stilistica precisa, quella del ferrarese: «Oggi la musica è un po’ rovinata dalla sopraffazione della macchina, che a mio parere toglie creatività al musicista, lo annienta e lo aliena». Via dunque gli orpelli produttivi e gli escamotage tecnici «nei quali ti puoi anche nascondere, smussare i tuoi angoli e i tuoi difetti»; via tutto, per un lavoro di sottrazione: «Togliere, lasciare l’essenziale e fare in modo che la canzone resti autonoma, è molto difficile. Lo dico spesso: tiriamo via gli ‘effetti cinematografici’ dai brani che passano in radio e rifacciamoli voce e pianoforte: sono sicuro che rimarremmo basiti dal non trovare più la canzone, che deve saper restare in piedi da sola, testo compreso. E ultimamente fa davvero fatica». 

Operai di pensiero

La ricerca dell’essenza, dell’essenziale, della verità sonora va oltre l’ispirazione musicale, ed è parte di quel bisogno d’affrancamento dalla ‘Porno società’ narrata nel singolo che accompagna ‘Anima’. Porno che non ha nulla a che fare con John Holmes e Cicciolina. «Magari il problema della società fosse quello di guardarsi un porno. La ‘Porno società’ è il consumatore che è diventato il consumato, è l’individuo diventato merce di scambio, perché da anni consumiamo nel nostre vite sui social pensando che siano gratuiti e in realtà diamo costantemente informazioni continue sui nostri gusti personali, sessuali, politici, informazioni vendute alle multinazionali che poi ci rifilano i prodotti. Per qualcuno è un prostituirsi inconsapevole, per altri è un gesto consapevole, ancor peggio quando riguarda giovanissimi. Trovo tutto aberrante e alienante. Credo che dovremmo farci alcune domande e chiederci chi siamo».

Chi siamo, in ‘Porno società’, l'autore se lo chiede cantando, accompagnato nel video da un paio di sé stessi, per un album che contiene il veleno della vita ma anche antidoti come ‘L’anima vuole’, in cui Simoni affida uno dei versi più belli dell’album – “Così come la rosa saremo bellezza senza parlare / E gli uomini come le stelle, ognuno al loro posto senza litigare” – a Roberto Vecchioni, per un duetto con entrambi in cattedra, non solo il Professore: «Sì, è vero, l’arte è un antidoto, ma sono antidoto anche uomini come lui, l’uomo saggio che ha coltivato per tutta la vita un’arte, la cultura, il pensiero. Quasimodo rappresentava i poeti come “operai di pensiero” e noi abbiamo bisogno di poeti, di gente che ragioni e che faccia ragionare gli altri, e che contamini. Vecchioni è uno di questi, perché quando parla o quando canta ti senti un uomo più rappresentato».

‘Lucio è stato l'inizio di tutto’

Simoni si è sentito uomo rappresentato anche a fianco di Lucio Dalla. ‘Io sono io e tu sei tu’, dall’album ‘Ci voglio ridere su’, è il duetto del 2012 che li vede insieme, anche video uscito dopo l’ultimo giorno terreno di Dalla. «Lucio è stato l’inizio di tutto. All’età di 14 anni conobbi Iskra Menarini, sua corista; andavo da lei a Bologna tutte le settimane a prendere lezioni di canto, e inevitabilmente lo conobbi. Mi disse: “Quando hai una canzone buona fammela sentire”. Gli portai quella». Della canzone, Dalla chiede di cambiare l'ultimo verso, diventato per sempre “Neanche io sono mai stato equilibrato e torno dalla luna per dirti: buona fortuna!”, che pare preveggenza: «D'altra parte Lucio è sempre stato un po’ mago, Forse aveva previsto anche la sua dipartita. E io credo a quel che esiste oltre la sfera materiale». 

Lucio Dalla è un altro antidoto che Simoni si tiene stretto mentre sogna il “Nuovo Rinascimento” auspicato in ‘Augh! Augh!’, ultima traccia di ‘Anima’, alter ego di ‘Porno società’: «Come Rinascimento non intendo quello di cui si riempiono la bocca i politici, ma un Rinascimento culturale che parta dagli artisti veri, che cercano risposte nuove e proposte autentiche. Non lo vedo, però lo sogno e spero di vederlo. Il periodo non è dei migliori. Bisogna vedere se da tutto questo dolore, perché è sempre il dolore che ci cambia e ci rende uomini migliori, usciremo con uno spirito diverso, guardando alla bellezza e non ai numeri».

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