Culture

Suisseculture: 'Tagli cultura imprevedibili a lungo termine'

'Ancor più ora, col settore fermo per pandemia – si legge in una lettera aperta alla Ssr – si deve investire per un servizio pubblico forte'.

Lettera aperta (Keystone)
21 febbraio 2021
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“I programmi (culturali) dei canali SSR possono mantenere la loro diversità solo se sono progettati insieme”. È l'incipit della lettera aperta di Suisseculture in merito alle trasformazioni in essere nell'azienda. “Le nuove strategie adottate dalla SSR, oltre ai ripetuti tagli alla produzione culturale – si legge nel comunicato – costituiscono un completo cambio di paradigmi i cui effetti sul settore della cultura a rimangono imprevedibili a lungo tempo”. Da un lato, "il processo di sviluppo di queste strategie manca di trasparenza”; dall'altro, “i rappresentanti delle associazioni culturali, e in particolare Suisseculture, che rappresenta gli attori culturali e le società che gestiscono i relativi diritti d'autore, non sono coinvolti attivamente in questo processo”. Suisseculture vede “grandi opportunità nella digitalizzazione”, ma sostiene che ciò non dovrebbe portare a un declino della qualità e che “è importante coinvolgere attivamente gli attori culturali in questo processo”. Anche in nome della popolazione svizzera, “che finanzia il servizio pubblico radiofonico e televisivo e che contribuisce in larga misura anche al finanziamento di emittenti locali private”, e che ha dunque “il diritto che il mandato culturale sancito dalla Costituzione sia adempiuto e che (...) attori qualificati nel campo della cultura, della formazione e della scienza ne facciano parte”. Per questo motivo, Suisseculture si aspetta in futuro di essere «non solo informata o consultata, ma anche coinvolta nella pianificazione strategica come partner attivo, viste le conoscenze riconosciute e necessarie”.

Oggetto di contestazione è anche «il trasferimento di parti di programma dal servizio pubblico senza pubblicità a piattaforme commerciali private”, che solleva questioni fondamentali, «in particolare nel campo del diritto d'autore», e relativa remunerazione degli attori culturali, oltre al dubbio che “il trasferimento di parti del programma a piattaforme private finanziate dalla pubblicità non sia in contraddizione con la concessione”. In ogni caso, scrive Suisseculture, “le riduzioni dei tempi di trasmissione rappresentano una perdita che si traduce anche in un calo della qualità dei programmi”, una falla nel mantenimento della diversità culturale del Paese.

“È passato ormai un anno da quando il settore della cultura si è praticamente arrestato a causa della pandemia”, chiude Suisseculture, che ritiene “indispensabile ancor più ora, che non si perda nemmeno un franco investito nella produzione culturale, alimentando il diritto d'autore”. Da leggersi come: “È giunto il momento, anche se i budget si stanno restringendo, d'investire in cultura per un servizio pubblico forte, offrendo un programma culturale di qualità per tutte le generazioni”.

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