Culture

Carmelo Rifici, Lac: 'Me l'aspettavo: la stagione è saltata'

Il direttore artistico si arrende alle convinzioni federali: ‘Disparità di trattamento incomprensibili’. E getta ombre sulla ripresa a settembre.

Carmelo Rifici (Ti-Press)
17 febbraio 2021
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«Non m'immaginavo nulla di diverso», commenta Carmelo Rifici, direttore artistico del Lac. «Continuo a sostenere che la stagione sia saltata, e che nella migliore delle ipotesi, come accaduto lo scorso anno, c'immagineremo a luglio una stagione estiva Lac en plein air. A questo punto, non sono nemmeno così certo che a settembre si ricominci». Quanto alla disparità di trattamento musei-teatri e affini, «immagino che da parte delle istituzioni sia stata fatta la medesima considerazione fatta in passato, e cioè la convinzione che all'interno di un museo si possa contingentare l'entrata di una persona mantenendo la distanza di sicurezza mentre in teatro si continua a pensare che tutto questo sia impossibile».

Tira aria d'inconfutabilità al Lac, che si uniforma all'ulteriore restrizione – il primo di aprile si vedrà, con tutte le incognite annesse – comunicata oggi dal Consiglio federale. «Sì. Mi sono confrontato più volte sia con i miei colleghi oltre Gottardo, sia all'interno di una riunione online di Pro Helvetia, con il direttore Philippe Bischof», spiega Rifici. «Si continua a credere che la permanenza all'interno di un teatro al chiuso sia più dannosa della passeggiata all'interno di un museo».

Non sono previste altre ‘sollecitazioni’, o iniziative di categoria. Almeno in casa Lac. In primis perché «tutti i contratti sono disdetti e non sarebbe ipotizzabile ripartire nel breve tempo» e poi perché «passata la fase dell'interrogarsi sulla disparità di trattamento riservata ai teatri, non resta che sperare in un'accelerazione del piano di vaccinazione, che pare essere molto lungo, guardando ad altri paesi. Ho sentito colleghi inglesi: se a luglio tutto va come deve andare, in Inghilterra saranno tutti vaccinati e i teatri potranno ricominciare a programmare. Cosa che per me è attualmente impossibile». Per intenderci: «La gravità della situazione ci è sempre stata chiara, non capivamo semplicemente le divergenze. Preso atto che il Consiglio federale sostiene che queste divergenze ci siano, e preso atto che può essere pericoloso non assecondare il pensiero formulato, attendiamo che ci venga concessa la possibilità di  lavorare al lungo termine. Il breve termine, sia chiaro, ce lo siamo già lasciati alle spalle».

Il Lac, nel frattempo, continua a lavorare con il digitale: «Non solo il semplice streaming, ma il digitale inteso come produzione artistica, sul digitale». Prosegue la collaborazione con la Rsi – ‘Lo zoo di vetro’ e il ‘Macbeth’, sono in fase di montaggio – e «tutti i nostri tecnici stanno facendo corsi di formazione per le nuove tecnologie. Stiamo imparando l'utilizzo di strumenti che avremmo fatto più fatica ad approfondire, per assurdo, in situazione non pandemica». Cercando del buono in tutta la vicenda: «C'è almeno la sensazione psicologica che tutto il nostro personale, anche quello artistico, si senta non svilito, annientato. Potendoci permettere di produrre, di lavorare, abbiamo messo tutti in una situazione non depressiva, perché confesso che al secondo lockdown ho visto la squadra un po' sgomenta. Abbiamo comunque trovato una strada: non sarà quella ideale per un pubblico abituato a recarsi a teatro, ma per un pubblico più giovane, incuriosito da nuovi mezzi tecnologici, e premesso che non si può fare teatro in digitale ma al massimo un lavoro sul digitale attraverso l'arte, questa cosa potrebbe avere un futuro».

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