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Biennale dell'immagine: da qui a settembre con occhi giovani

Aspettando settembre, Comitato rinnovato e nuove iniziative. A cominciare dal takeover delll'account Instagram, affidato a licei, accademie, Usi e Supsi

Da in alto a sinistra, in senso orario: Patrick Manea, Viola Pinösch, Valeska Carrara, Teodora Anicic, Chiara Bösch, Nicole Zonca, Laura Cristinelli, Martina Veronesi
18 febbraio 2021
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Venticinque anni è sinonimo di gioventù. La stessa età applicata a un evento, al contrario, è sinonimo di maturità. Vale anche per la Biennale dell’immagine di Chiasso, rassegna internazionale di fotografia, video e arti visive contemporanee che i suoi venticinque anni li compie proprio quest’anno. Torna, organizzata dall’omonima Associazione in collaborazione con il Centro Culturale Chiasso, dal 17 settembre al 14 novembre 2021 con gli stessi intenti di sempre – l’esplorazione di nuove frontiere della creazione e della fruizione delle immagini, la ricerca di spazi espositivi inediti, le sinergie sul territorio – e alcuni nuovi. In primis, l’obiettivo di coinvolgere nuove generazioni di pubblico. A cominciare dal takeover, pratica assai diffusa nel mondo social, ovvero l’affidare a celebrità o influencer l’account Instagram per un certo arco di tempo, affinché questo abbia gli occhi di chi, temporaneamente, lo gestisce. Celebrità e influencer a parte, la Biennale ha chiesto per il suo 25ennale che lo sguardo sia quello dei giovani tra i 18 e i 25 anni, affidando l’account del social sinonimo d’immagini – @biennaleimmagine, a partire da questo mese, per tutti i prossimi fino a settembre, e poi ancora durante l’evento – ai giovanissimi del Liceo di Mendrisio, la prima classe a indirizzo artistico in un liceo ticinese, con la collaborazione dei docenti di arti visive. Parteciperanno all’iniziativa anche l’Accademia di architettura Usi a Mendrisio e la Supsi con il Corso di laurea in Comunicazione visiva. Le ‘chiavi di casa’ saranno consegnate anche all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como - IED Network.

Nell’attesa di poter rendere pubblico il suo programma, atteso a inizio settembre e anticipato da ulteriori novità con l’arrivo della primavera, venticinque anni e dodici edizioni dopo, nel pieno di una crisi sanitaria e di una rivoluzione digitale entrambe in completo divenire, la Biennale dell’immagine di Chiasso si rinnova anche all’interno del suo Comitato, che ora include Giacomo Hug e Vera Bianda. Li abbiamo incontrati.

Giacomo Hug e Vera Bianda: in che modo l’immagine è entrata nella vostra vita umana e professionale?

Vera: Sono cresciuta in un ambito artistico e anche il mio percorso scolastico ha avuto sempre un indirizzo legato alla comunicazione visiva. L’immagine è stata sempre un elemento fondamentale per me e poter partecipare a una manifestazione che la celebra è un bel traguardo!
Giacomo: Ho avuto un percorso poco lineare, ma in un modo o nell’altro mi sono occupato d’immagine da sempre, dai film a diapositive che si facevano da bambini con gli amici del quartiere, alla scuola d’arte, il lavoro per il cinema o l’insegnamento di arti visive.

Rappresentate la new wave di un ‘monumento’ nato un quarto di secolo fa: come cambierà la Biennale, come avete intenzione di cambiarla, quale vuole essere il vostro apporto?

Quello che offriamo è un nuovo e differente sguardo sul mondo artistico e sulla dinamica dell’evento partendo dalla consolidata e preziosa eredità ricevuta. Ci saranno delle innovazioni dal punto di vista gestionale, tecnologico e sulle modalità espositive. Per la prima volta proponiamo un festival più che una manifestazione artistica.

Il takeover, così come le ‘carte blanche’ in ambito di programmazioni cinematografiche, sta diventando un must. Quale la sua importanza, quale il suo bello, quale la responsabilità?

Ci piace che l’offerta di contenuti non sia unidirezionale, dall’alto verso il basso. Manifestazioni come la nostra possono essere una piattaforma di scambio, la cui infrastruttura e la cui visibilità sono messe a disposizione di altre realtà interessanti per favorirne l’aggregazione. Pensiamo sia più vivo e più arricchente per tutti. Takeover e carte blanche hanno successo perché rispondono a una voglia di maggiore partecipazione.

Tecnicamente, c’è una vostra supervisione su quanto verrà pubblicato? E come intendete mettervi in relazione con scuole, licei e accademie?

Non c’è supervisione da parte nostra. Abbiamo scelto delle realtà che ci sono sembrate interessanti e con cui abbiamo voglia di creare dei legami. Ogni scuola fa dell’iniziativa l’uso che ritiene più interessante, alcune l’hanno inserita in un programma scolastico, altre la usano piuttosto come showroom di lavori precedenti. Noi mettiamo a disposizione la vetrina, chiavi in mano, le scelte contenutistiche sono esclusivamente loro. Vogliamo esserne stupiti come il pubblico.

Che immagine avrà la pandemia domani? Monopolizzerà le visioni future o vorremo dimenticare? E come avete vissuto e state vivendo voi, umanamente e lavorativamente, il/i lockdown?

La pandemia avrà sicuramente un’importanza a livello d’immagine. Come ogni avvenimento rilevante verrà ricordata con immagini negative di una situazione che ha messo in difficoltà l’umanità a livello mondiale ma anche con immagini di rinascita e di cambiamento. Le immagini della pandemia caratterizzeranno molto questo periodo storico. Anche se stanno succedendo diverse cose nel mondo, è sicuramente un argomento che ha un monopolio a livello informativo. Noi stiamo vivendo il lockdown come la maggior parte dei liberi professionisti, reinventandoci e adattandoci a quello che ci sta intorno. Quando fai professioni come le nostre, sei in continua ricerca di stimoli e nuove sfide. Pensiamo che anche in una situazione di disagio come la pandemia la reazione naturale sia questa.

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