Martedì 9 febbraio, su www.centroculturalechiasso.ch, il giovane ticinese apre la rassegna online del Cinema Teatro Chiasso. L'intervista.
La formula è nota: quattro concerti, uno ogni martedì alle 20.30, per quattro giovani nomi dell’arte applicata alla musica (e viceversa) del nostro cantone. Il Cinema Teatro Chiasso, aperto solo in streaming, li ospiterà su www.centroculturalechiasso.ch a partire da domani, martedì 9 febbraio. Si tratta delle ‘Stanze dell’Arte’ allestite per dare visibilità alle nuove leve in questo particolare momento di scollamento tra pubblico e artista. Momento così complesso per chi, in età decisiva per le scelte future, si affaccia sul mondo dell’arte. Per ognuno de quattro nomi, online, un concerto, l’introduzione musicologica di Francesco Bossaglia, la conferenza in Zoom post-esibizione e la registrazione della performance, a disposizione della Rete per una settimana. I nomi sono Andrea Jermini, pianoforte (9 febbraio), il duo di violoncellisti Ferazzini-Hauri (16 febbraio), il violinista Emanuele Zanforlin con la pianista Silvia Pellegrini (23 febbraio) e, a chiudere, l’arpista Elisa Netzer (2 marzo).
Ventuno anni il 23 marzo, una sostanziosa bacheca di premi nazionali e internazionali – uno ‘Yamaha scholarship award 2019/2020’, il primo premio e premio barocco al concorso Antonio Salieri (2013), quello al Concorso svizzero di musica per la gioventù (2015), una borsa di studio vinta al ‘Maria Giubilei’ a Salisburgo (2017) – per Andrea Jermini, il Cinema Teatro è una vetrina, ma anche un’occasione per tornare davanti a un pubblico: «Sono veramente felice di poter suonare a Chiasso, su un palco che ha ospitato Sokolov, Lozacovich, solo per citare due dei grandi nomi transitati negli ultimi anni», racconta a laRegione il pianista ticinese. Pubblico con cui ha «un rapporto continuativo, perché è parte dell’esecuzione e con l’artista si fonde in una simbiosi che vale sia che io mi trovi sul palco suonare o in platea ad ascoltare».
Anche per un ventenne, non soltanto per i musicisti più ‘navigati’ confrontati alla tecnologia, questa modalità online è «una novità assoluta e pure una nuova sfida, indubbiamente, per me ma anche per il pubblico, perché un recital di 45 minuti visto da casa è qualcosa d’inconsueto. Ma bisogna guardare avanti, adeguarsi al momento molto particolare. Adattarsi, d’altra parte, è anche una delle ragioni dell’evoluzione umana». Sempre a proposito della novità assoluta: «Il concerto in streaming? La cosa che più s’avvicina, vista dalla mia prospettiva, è la registrazione, di cui ho già esperienza». E quanto al post concerto in Zoom, col pianista a disposizione dei videoascoltatori: «Bello. Mi sento già un po’ sciatore, intervistato alla fine della discesa, ma anche questa è una cosa nuova per me, da analizzare a caldo. Si vedrà».
L’adattamento al momento storico, per Jermini, si applica ancor prima alla mutazione del metodo d’insegnamento, e cioè le lezioni da casa per quanto concerne le materie teoriche, fatta salva la lezione individuale: «Per quanto riguarda lo strumento, abbiamo la fortuna di poter continuare a fare lezione in presenza, cosa che, rispetto a quanto accaduto a marzo, rende la situazione meno difficile. Perché fare lezione di pianoforte su Skype, a maggior ragione se l’insegnante, come nel mio caso, ha 82 anni, è qualcosa di davvero complesso. Ma ci siamo riusciti». Quanto alla mutazione delle abitudini quotidiane, «provo a cogliere l’opportunità. Come aspirante artista, questo può essere anche preso come un periodo di possibile ricerca, si ha il tempo di poter lavorare su cose sulle quali solitamente non è possibile, cosa che immagino accada un po’ in tutti gli ambiti».
Insomma. Fermarsi a vent’anni, ancor più in campi artistici, non è il massimo della vita: «È vero che non abbiamo concerti settimanali, è vero che la nostra vita non è esattamente stravolta, come potrebbe essere per un Francesco Piemontesi, tanto per far un nome. La cosa più importante, comunque, è che io possa continuare a fare lezioni con la mia insegnante e proseguire con la mia formazione, anche perché, proprio perché mi trovo nel mezzo di un percorso formativo, interromperlo come purtroppo è successo a marzo sarebbe la cosa più grave. Un'interruzione di quel tipo mi potrebbe davvero cambiare la vita».