Covid e Cultura

Arti sceniche, il Consiglio di Stato risponde al Comitato

E la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio nazionale scrive al Consiglio federale: ‘Sostegno immediato e poco burocratico'

Attesa (Keystone)
22 gennaio 2021
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“La rappresentazione delle scuole delle arti sceniche ticinesi è da noi salutata positivamente, anche se il contesto delle ’scuole di arti sceniche’, termine al momento non definito giuridicamente, dovrà poter essere circoscritto attorno a parametri precisi”. Si apre così la risposta del Consiglio di Stato (Cds) alla lettera aperta del neocostituito Comitato Sat, quaranta realtà facenti parte delle Scuole delle Arti sceniche Ticinesi in cerca di riconoscimento e, nell’immediato, di aiuto in tempi di Covid-19. Nel salutare “con favore la volontà di lavorare a future sinergie”, il Cds riassume “le uniche regole oggi applicabili alle scuole di arti sceniche”. Le restrizioni concernon “le attività di persone dai 16 anni di età, salvo se individuali e salvo se in gruppi fino a 5 persone che portano una mascherina facciale e che mantengono la distanza obbligatoria (in locali grandi si può rinunciare all’uso della mascherina facciale se vigono prescrizioni supplementari sul distanziamento e limitazioni della capienza)”. In base all’ordinanza, le scuole di arti sceniche “non rientrano in quelle (realtà, ndr) che devono chiudere alle ore 19. Per quanto riguarda il canto – sempre con riferimento all’ordinanza – sono vietati sia il canto in comune, sia le prove e le esibizioni di cori o con cantanti”. Pur conscio dei “problemi di adattamento” causati da prescrizioni federali “mutate più e più volte”, il Cds non vede alternative possibili. Un incontro, invece, relativo al riconoscimento auspicato sarà fissato nei prossimi giorni.

“Le persone che lavorano nel settore della cultura, sovente con uno statuto ibrido indipendenti/dipendenti, e ora in grave difficoltà a causa della pandemia, dovrebbero beneficiare di un sostegno finanziario immediato e poco burocratico. Molti di loro attendono ancora un indennizzo“. È l’esortazione formulata in una lettera inviata al Consiglio federale dalla Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale. Nei casi di rigore dovrebbero rientrare i lavoratori indipendenti che, a causa delle misure decise dal Cantone o dalla Confederazione, nel 2020 sono stati impossibilitati a lavorare, direttamente o indirettamente, per più di 40 giorni e per i quali il calcolo del diritto a degli aiuti è complicato a causa della natura del loro lavoro, sottolinea una nota dei servizi parlamentari. Questo suggerimento poggia sul riconoscimento del fatto che, a causa della complessità delle situazioni (come lo stato misto di lavoratore indipendente e dipendente) e delle procedure amministrative, molti lavoratori indipendenti che hanno diritto agli aiuti non hanno ancora ricevuto un indennizzo. RED/ATS

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