Culture

Voci e sguardi femminili tra passato e presente

L’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla ha chiesto a 45 donne di commentare alcune immagini del proprio archivio

Capriasca, 1910–1915: Gina Maria Rossi in posa per il bozzetto fotografico per il dipinto "Il canto dell'aurora" di Luigi Rossi. Fotografia di Luigi Rossi. Provenienza: Casa Museo Luigi Rossi, Tesserete.
16 dicembre 2020
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Le immagini parlano. Se sono in bianco e nero a volte ancora di più. Raccontano di tempi trascorsi, di vite vissute, di luoghi un po’ mitici un po’ riconoscibili. Storie insomma, che intersecate con la grande Storia si fanno portatrici di un discorso più ampio. Chi eravamo? Da dove discendiamo?

A me per esempio quelle fotografie seppia in vecchie cornici di legno scuro, testimonianze di un mondo apparentemente lontanissimo, hanno sempre affascinato. Sin da bambina guardavo e riguardavo le vecchie foto di bis e trisnonne appese alle pareti di casa. Nei visi cercavo di intercettare i miei tratti e quelli delle mie sorelle, nei fazzoletti legati in testa, nei campi dietro le spalle, nelle espressioni compunte e fiere intravedevo luoghi famigliari e al contempo sognavo avventure, con la fantasia dei miei sette anni. Ora che da bambina sono diventata donna, lo sguardo si è fatto più cosciente (conosco la Storia e le storie), e leggere quelle immagini è altra cosa. Sì, perché dietro quell’alone di mistero, dietro alla carta patinata dal tempo e al di là dalle rappresentazioni mitigate dal fascino dell’antico, riscopro protagoniste di un passato non poi così lontano, eppure dalla condizione a volte opposta rispetto alla mia odierna. A volte ritrovo compagne, a volte maestre, a volte semplici testimonianze.

Lo stesso capita sfogliando il bel volume ‘Uno sguardo al femminile’ a cura dell’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla (Acvc) nel quale 45 donne sono state chiamate a leggere e commentare una scelta di immagini provenienti dalla foltissima collezione. Il risultato è un multicolore mosaico di voci polifoniche al femminile che va a intercalare le fotografie in bianco e nero. Racconti, rêverie, riflessioni, recriminazioni, ricordi di protagoniste e non della scena attuale ticinese ispirati dalle immagini. Un’occasione ghiotta per commentare il tempo e la condizione della donna che cambia (a volte), e per ‘gettare lo sguardo’ anche su tematiche come l’emigrazione e la colonizzazione.

Il libro è in vendita da qualche settimana all’Archivio e Nicola Arigoni, presidente del comitato Acvc, ci parla dell’origine di questo interessante e curatissimo progetto editoriale, tutto al femminile anche nella creazione tra l’altro.

'Dalle fotografie, una riflessione personale'

«‘Uno sguardo al femminile’ nasce per diversi motivi. Innanzitutto era nostra intenzione mostrare come le immagini o gli oggetti di un museo – nel nostro caso si tratta di fotografie ovviamente – potessero parlare anche a un pubblico ‘estraneo’, quindi non necessariamente autoctono, non legato alla regione e che magari non ne conoscesse nemmeno la storia» ha spiegato Arigoni. «Abbiamo poi scoperto – e questo era un altro punto che volevamo far emergere – che le fotografie suscitavano una riflessione personale, a volte intima e a volte più storica (alcune autrici hanno fatto ricerche d’archivio per i loro contributi). Interessante è stato anche constatare come le fotografie del passato potessero intrecciare con il presente un dialogo continuo, avessero insomma ancora molte cose da dire, anche oggi. Non da ultimo, motore dei nostri progetti è sempre anche quello di valorizzare l’importante fondo fotografico del nostro archivio».

Il libro dà voce a diverse spettatrici di questa mostra fotografica, fruita da ognuna nella calma della propria casa, liberamente. Unico compito scegliere un’immagine e poi scriverne un breve testo di accompagnamento. La poesia dei contributi varia, così come le voci femminili che sono state interpellate nei più svariati ambiti. Tra le autrici è un piacere leggere i contributi di Anna Felder (scrittrice), Chiara Orelli Vassere (storica, coordinatrice istituzionale in ambito di violenza domestica del Cantone), Letizia Fontana (responsabile della biblioteca interculturale BiblioBaobab), Sara Rossi Guidicelli (giornalista), Lili Hinstin (ex direttrice del Locarno film festival), ma anche molti altri nomi, noti e meno noti. La scelta è stata casuale? «No, ma quello a cui tenevamo è che desse conto di tutta la società civile, ci sono vari profili di persone che hanno diverse cose da dire: storiche, psicologhe, filosofe, attrici, musicologhe, direttrici, antropologhe. Non si trattava di avere uno sguardo unitamente storico ma un ampio ventaglio di visioni sulle foto». E infatti l’aspetto interessante del volume è proprio questa varietà, che permette al lettore di immergersi a volte in un racconto sospeso (penso a quello di Maria Rosaria Valentini), a volte in una riflessione severa e giusta (Chiara Orelli Vassere), a volte in un’analisi sociologica condivisibile (Pepita Vera Conforti e Sarah Rusconi), a volte sciogliendosi in versi poetici (Carlotta Zarattini a proposito del bozzetto fotografico per il dipinto ‘Il canto dell'aurora’ di Luigi Rossi).

'Un dialogo con realtà anche distanti'

Ha destato curiosità in me soprattutto l’ultima sezione:  «Abbiamo chiesto alla responsabile della biblioteca interculturale Letizia Fontana di partecipare al progetto editoriale e lei ha proposto collaborare con le donne che stanno attorno a BiblioBaobab. Quindi sono state commentate le immagini del Ticino di un tempo anche da migranti, alle quali abbiamo presentato il nostro lavoro d’Archivio. È un valore aggiunto per il libro, l’aspetto più bello è proprio quello di riuscire a dialogare con realtà così distanti. Nei loro contributi Ksanet Alazar, Jouliette Arsinak, Woshuk Tso Gontser ci raccontano di una realtà quasi più vicina – cronologicamente – alle foto rispetto alla nostra».

E perché dare un genere allo sguardo? Perché è femminile? «Anche in questo caso il motivo non è uno solo. Innanzitutto per dare una linea editoriale al progetto. Avere uno sguardo femminile poi permette forse di contribuire con una sensibilità diversa. Per una volta era bello riuscire a dare voce unicamente alle donne. Devo dire la verità, il fatto di coinvolgere unicamente autrici, ha fatto loro particolarmente piacere. Non tanto per una questione di rivalsa, ma forse di unità, specificità del progetto».

E come dice bene Tatiana Crivelli (professoressa di Letteratura italiana all’Università di Zurigo) nel libro: “Del quadrato in bianco e nero, dagli orli ondulati come le fotografie della mia infanzia, mi ha colpita il fatto che sembri immortalare un momento qualsiasi, di vite qualsiasi su una piazzetta qualsiasi. Un'istantanea in ciabatte. Eppure, a ben guardare (e ciò vale per tutte le nostre ordinarie esistenze), questa fotografia è un archivio memoriale insospettabilmente ricco”.

Buona lettura quindi di queste belle visioni.

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