Culture

Louise Gluck, un Nobel che riscatta la poesia

Massimo Bacigalupo, traduttore delle opere della vincitrice del Nobel per la letteratura 2020

Con il presidente Obama alla consegna della National Humanities Medal nel 2016 (Keystone)
8 ottobre 2020
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Louise Gluck è rimasta sorpresa e contenta quando, di primissima mattina, ha ricevuto la telefonata dell'annuncio del Nobel per la letteratura per – questa la motivazione ufficiale – “la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale”. 

Nata nel 1943 a New York, Gluck  vive a Cambridge e insegna inglese alla Yale University. Ha debuttato nel 1968 con Firstborn ed è stata presto riconosciuta come uno dei poeti più importanti della letteratura contemporanea americana. È già stata premiata con prestigiosi Premi tra cui il Pulitzer nel 1993 e il National Book Award nel 2014. Nel 2003 è stata insignita del titolo di poeta laureata.


Se in italianosi può leggere qualcosa della poetessa Louise Gluck,, lo si deve all'anglista Massimo Bacigalupo, professore emerito all'università di Genova, che ha tradotto due sue raccolte 'L'iris selvatico' e 'Averno', e a due piccoli editori – Giano, che ora non esiste più, e alla piccola casa editrice e libreria di Napoli Dante&Descartes – che ci hanno creduto.

"Ho scoperto la Gluck parlando con altre persone innamorate della raccolta 'L'iris selvatico' con cui vinse il Premio Pulitzer nel 2003. L'ho letta e mi è sembrata notevole, ma per innamorarsi di un poeta ci vuole tempo. L'ho segnalata a vari editori ma l'unico a volerla pubblicare è stato Giano editore, che tra l'altro faceva soprattutto narrativa, e ora non esiste più. Ha avuto più fiuto di grossi editori" dice all'Ansa Bacigalupo.

Ma come mai alla poesia viene riservata così poca attenzione? "Come si sa - spiega Bacigalupo - non ha un grande mercato, gli editori hanno poche collane. I poeti si fanno la guerra fra loro perché non c'è molto spazio per loro. La poesia straniera arriva un po' casualmente in Italia, ci sono tanti poeti pluripremiati con il Pulitzer che in Italia non sono pubblicati, a meno che non succeda un fatto come questo, un Nobel. In generale la poesia straniera arriva un po' casualmente, bisogna dedicarci un po' di tempo e si fanno pochi soldi" racconta l'anglista". "La Gluck è una persona che non appare volentieri in pubblico, non concede molte interviste. Anche quando è diventata Poeta Laureato, che è l'anima della nazione americana, si è un po' schernita. Io non l'ho conosciuta di persona, le ho parlato al telefono" racconta il traduttore.

"La sua poesia è molto originale, semplice, diretta, senza nessun abbellimento. È facilmente leggibile ma anche un po' sfuggente. Parla del mondo mitico, della natura e della famiglia m a con un certo distacco, è algida. Non c'è nulla di viscerale che di solito garantisce un certo successo" sottolinea Bacigalupo. 'L'iris selvatico' è una raccolta molto originale, tutta giocata sui fiori che parlano al giardiniere. E' introvabile ormai e Giano che la ha pubblicata non esiste più. Sembra si voglia ristampare. C'è un interesse da parte di Crocetti-Feltrinelli. Mi piacerebbe la ristampa o tradurre l'ultimo libro pubblicato 'Faithful and Virtuous Night' cioè 'Notte fedele e virtuosa'" afferma l'anglista e sottolinea che questa "poesia molto nuda, di versi semplici, poche parole , non è poi così facile da tradurre". Si sente nelle sue poesie "anche il background analitico che viene fuori in Averno, tutto giocato sul rapporto madre-figlia, basato sul mito di Demetra e Persefone. I suoi libri sono molto diversi l'uno dall'altro". "La poesia di Louise Gluck è molto personale e solitaria. È il dialogo di una persona sola che si confronta con i grandi temi della vita personale più che collettiva. Si inserisce in quella tradizione che risale al romanticismo inglese. L'uomo che cerca una risposta nel mondo naturale, con rapporti intimi limitati a poche persone. Quest'anno sono i 250 anni dalla nascita di William Wordsworth e la Gluck è wordsworthiana. Parla di natura, ma non è ecologista, non c'è uno sfondo ideologico. Facciamo parte di una società, ma la vita si gioca fra noi stessi con l'universo. Può darsi che le sia stato dato il Nobel - conclude - anche per questo".

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