Locarno 2020

Un viaggio nella storia del Festival

Più che una retrospettiva, una riflessione sul Festival, sul suo perché, sulla sua originalità, sul senso e le prospettive per continuare

5 agosto 2020
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“Sarebbe impossibile riproporre la storia del Locarno Film Festival nella sua interezza: i soli lungometraggi internazionali selezionati dal 1946 rappresenterebbero più di 1’400 visioni", ha spiegato Lili Hinstin, Direttrice artistica del Locarno Film Festival, nel presentare la selezione 'Un viaggio nella storia del Festival'. Si tratta di venti film che percorrono interpretandola in modo personale la lunga storia di uno dei più grandi Festival mondiali. La scelta dei film è stata affidata ai venti registi della sezione della sezione 'The Films After Tomorrow', dieci autori internazionali e dieci della parte svizzera. Ad ognuna/o il compito improbo di scegliere un titolo che attraversi e rappresenti più di 70 anni di storia della manifestazione dal 1946 al 2019.

Per comprendere quanto difficile e insieme divertente sia stato il compito a loro assegnato basta scorrere la storia del Festival in Wikipedia: “Considerato uno dei più antichi festival del cinema insieme a Venezia e Cannes, Locarno ha presentato numerosi film e cortometraggi di registi internazionali come Claude Chabrol, Stanley Kubrick, Paul Verhoeven, Milos Forman, Marco Bellocchio, Glauber Rocha, Raúl Ruiz, Alain Tanner, Mike Leigh, Béla Tarr, Chen Kaige, Edward Yang, Alexandr Sokurov, Atom Egoyan, Jim Jarmusch, Spike Lee, Gregg Araki, Catherine Breillat, Abbas Kiarostami, Gus Van Sant, Pedro Costa, Fatih Akin, Claire Denis e Kim Ki-Duk”. Dimenticando nell’elenco come minimo Roberto Rossellini, Billy Wilder, René Clair, Pietro Germi, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, István Szabó...


'Germania anno zero', di Roberto Rossellini (1948)

Tra i titoli

Chiaro che di fronte a tali possibilità di raccontare Locarno il tentare è gioco pericoloso che spesso invita a una scelta autoreferenziale, che si astrae dal termine 'storia del Festival' per diventare idea di linguaggio, di narrazione. Così se da Pierre-François Sauter con 'Germania, anno zero' di Roberto Rossellini (proiezione online e fisica), Anna Luif con 'Comizi d’amore' di Pier Paolo Pasolini (proiezione online), Lisandro Alonso con 'Terra em transe' di Glauber Rocha (proiezione online e fisica), Raphaël Dubach e Mateo Ybarra con 'Charles mort ou vif' di Alain Tanner (proiezione online e fisica), abbiamo un'idea di Locarno classica, quasi da retrospettiva, cambia prospettiva Andreas Fontana. Lo fa scegliendo un film dimenticato eppure di grande attualità come il fantapolitico 'Invasión' di Hugo Santiago, sceneggiato anche da Borges (proiezione online e fisica), e ancora più tesa è la scelta di Juliana Rojas con il durissimo e immortale 'In Gefahr und größter Not bringt der Mittelweg den Tod' di Alexander Kluge e Edgar Reitz, un film inquietante nel suo intrecciare finzione e documentario. Peccato, veramente peccato che il film sia visibile solamente online. Era nato nel 1974 per essere cinema e proprio la sua essenza narrativa abbisogna della sala.


'In Gefahr und größter Not bringt der Mittelweg den Tod', di Alexander Kluge e Edgar Reitz (1974)

Sarà divertente riscoprire, grazie a Helena Wittmann un film come 'India Song' di Marguerite Duras, in cui i protagonisti parlano senza muovere le labbra, effetto straniante che la proiezione online difficilmente valorizza. E non si comprende perché film così non abbiano la sala come ha invece un film museale quale quello scelto da Michael Koch, quel 'E Nachtlang Füürland' di Clemens Klopfenstein e Remo Legnazzi. Presentato a Locarno34, poi premiato al Max Ophüls Festival nel 1982, e facile da ricordare per chi pensa che i film a Locarno non abbiano troppo futuro (proiezione online e fisica). Ci riconcilia con il cinema Marí Alessandrini presentando 'Stranger Than Paradise' di Jim Jarmusch – film che dopo aver vinto la Camera d'Or a Cannes nello stesso 1984 sbancò Locarno37 – e con 'Kǒng bù fèn zǐ (The Terrorizers)', il film che portò alla ribalta in occidente Edward Yang, film ben scelto da Eric Baudelaire, anche per l'attualità dei temi trattati, crisi finanziaria e giovani senza futuro (anche questo solo online, non si deve discutere di questi temi all’uscita della sala), e ancora solo online i 198 minuti di 'O Bobo' di José Álvaro Morais, Pardo d'oro a Locarno40, proposto con grande acume da Miguel Gomes, perché si tratta di un film irrinunciabile come visione di un'Europa che ha negato la sua realizzazione. Non sorprende la scelta di Lav Diaz con 'Der siebente Kontinent', esordio mondiale di Michael Haneke, solo pardo di bronzo a Locarno42 per un film che segna una svolta nella cinematografia mondiale; grazie a Dio si potrà vedere anche in sala e non solo online.


'Der siebente Kontinent', l'esordio di Michael Haneke (1989)

Solo un grande regista riconosce un altro grande regista. Arriva dalla Quinzaine des Réalisateurs al 43º Festival di Cannes la scelta locarnese di Axelle Ropert 'Metropolitan' di Whit Stillman, pardo d'argento a Locarno43, che essendo made in USA merita proiezione online e fisica. Solo online invece il film che aprì la strada alla New Argentine Cinema wave 'Rapado' di Martín Rejtman, proposto da Lucrecia Martel. Il film presentato a Locarno nel 1992 fu visto in Argentina solo nel 1996. Mohammed Soudani ha scelto un film dell’ivoriano Roger Gnoan M’Bal: 'Au Nom du Christ' lo si potrà vedere sia fisicamente che online, e scoprire come questo film co-prodotto dalla Svizzera abbia saputo convincere la Giuria dei giovani di Locarno. La stessa Giuria fu convinta, anni dopo, anche da  'Noon-O-Goldoon' (A Moment of Innocence) di Mohsen Makhmalbaf, film proposto da Miko Revereza che si vedrà online: e pensare che nel 2012 Sight & Sound poneva questo film al 235° posto nella Storia del Cinema, posizione di gran rilievo se pensiamo che, come detto, solo a Locarno sono stati presentati in questi lunghi anni 1400 film.


'Cavalo dinheiro, di Pedro Costa 2014

Wang Bing scegliendo 'Cavalo Dinheiro (Horse Money)' di Pedro Costa, Pardo per la migliore regia a  Locarno67, porta in evidenza uno dei momenti più importanti della storia dello stesso festival, quello del riconoscimento dell’espressione digitale come scrive Nuno Barradas Jorge: "L’avvento della tecnologia digitale ha suscitato diversi discorsi sulla libertà artistica, su come il digitale comporta processi di produzione più economici e permette pratiche di ripresa e montaggio più pratiche. In questo senso, il video digitale ha rinnovato le possibilità di dirigere e produrre cinema in maniera indipendentemente (o insieme) all'industria cinematografica. In altre parole, una caratteristica dell'uso della tecnologia digitale è probabilmente una 'nuova, democratizzata forma di cinema' che permette ai registi di essere, al contempo, più liberi dai processi industriali e dalle formule narrative standardizzate” (a cura di T. De Luca e N. Barradas Jorge, da 'Slow Cinema', Edinburgh University Press, 2016.172). Probabilmente non si è riflettuto abbastanza sul peso di questo passaggio e il presentare il film solo online limita la discussione e la possibilità di confronto.


'No home movie', di Chantal Akerman (2015)

Mette malinconia un film come 'No Home Movie', l'ultimo girato da Chantal Akerman prima di scegliere di morire. Voluto da Cyril Schäublin, sarà presentato online e questo sembra poco delicato nei confronti di una donna che non si è accontentata di fare cinema, ma ha regalato idee di cinema. L'idea di un Locarno Festival politico esplode grazie a 'M' di Yolande Zauberman sulla violenza pedofila nella comunità di hasidici, film scelto da Elie Grappe, Premio speciale della Giuria e premio Giuria dei giovani nel 2018 (proiezione online e fisica). Questi film saranno visibili online in tutta la Svizzera; dieci verranno proposti in sala a Locarno, al GranRex, al PalaCinema e al PalaVideo. Più che una retrospettiva, è una riflessione sul Festival, sul suo perché, sulla sua originalità, sul senso e le prospettive per continuare. Buon Festival!

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