Musica

Marco Santilli Rossi, 'Essere o umano' e l'anno che verrà

A colloquio con il clarinettista e compositore, che col doppio cognome diventa cantautore. Storie di animali con dignità e d'indipendenti che non mollano.

Occhio al cognome
25 luglio 2020
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«Teniamo duro, teniamo duro». Raggiungiamo Marco Santilli poco prima che inizi il suo concerto di Arosa, un ritorno alla musica suonata col suo nonetto Che Roba & Il Fiato delle Alpi. Ne avevamo scritto nel settembre 2017, raccontando la bellezza dei cd ‘La Stüa’ e ‘L’occhio della betulla’. Il ritorno a quella che per Marco Santilli è sempre stata la normalità, il concerto dal vivo, coincide con l’uscita di una canzone intitolata ‘Essere o umano’. Singolo che presuppone il completamento del cognome. Lo abbiamo imparato, Marco Santilli è una cosa e Marco Santilli Rossi, cantautore, un’altra; il doppio cognome distingue le canzoni da tutto il resto prodotto dal clarinettista, compositore e arrangiatore con trascorsi d’infanzia a Giornico, di casa nella Svizzera interna.

Con un’idea degli animali e degli uomini molto vicina a quella di Mark Twain – “In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo” – Santilli Rossi scrive e canta dal punto di vista della bestiola, aprendo all’uomo gli occhi su di una storia, quella umana, della quale il ‘padrone’ non ha mai fatto tesoro. «Non ho animali. L’idea è nata osservando le cose, e l’osservazione produce idee, concetti, testi. Come la convinzione che l’animale si goda il presente, lontano dalle macchinazioni umane. L’idea di una più alta dignità animale e il concetto, arcinoto, che non sono certo gli animali a distruggere il pianeta». Con Urs Wiesendanger co-produttore (piano e belle tastiere), in nome di una lunga e anche professionale amicizia tra i due, le chitarre elettriche sono di Claudio Cervino, il basso di Mario Guarini (già con Baglioni, Bersani, Ranieri, Paoli, Vanoni) e la batteria di Chris Brush, da Nashville. Il singolo, leggero e discreto quanto basta per trasportare con efficacia il concetto, è uno dei passi di avvicinamento al nuovo album di canzoni, «più rockeggiante, più chitarre elettriche, melodie più pregnanti e passaggi mini-prog».

Indipendenza

Un passo indietro per mettere una toppa alla mancanza di Santilli e di Santilli Rossi tra gli ‘Ognuno a casa sua’ raccontati durante il lockdown su queste pagine. Parlando del suo songbook, una specie di Santilli Real Book, «soltanto che il Real Book di pezzi ne contiene trecento, e il mio ventidue», specifica con autoironia il musicista. Un songbook rientra nella conduzione ‘indie’ della sua musica, prodotto da indipendente così come i suoi album: «Si potrà comperare da me, un po’ come i contadini vendono le uova dove vivo io, qui nel Canton Zurigo. ‘Ab Hof’, dal cortile». Non fosse arrivata la pandemia, è probabile che nel 2021 avremmo festeggiato anche l’uscita del Santilli con un cognome solo: «In marzo abbiamo dovuto forzatamente rimandare le registrazioni del nuovo album del mio nonetto, una coproduzione con SRF2 da registrarsi negli attrezzatissimi studi di Winterthur. Ora stiamo cercando di trovare una nuova collocazione. Per questioni logistiche e di formazione, il cd arriverà dopo i concerti. Registreremo, realisticamente parlando, nel marzo del prossimo anno, in modo più ponderato, lasciando maturare ancor più la musica e confidando nel non verificarsi di quella seconda ondata di cui spesso si parla». ‘Sujazzstiva’, questo il nome dell’album, si rifarà  a fiabe e leggende della Svizzera italiana, attingendo dai quattro volumi editi da Armando Dadò ‘Il Meraviglioso. Leggende, fiabe e favole ticinesi’. «Storie di draghi, streghe, gnomi, che mi sono divertito a musicare».

Stagionalità

Il lockdown, a proposito: «All’inizio non ho realizzato cosa stesse accadendo, e la musica è stata la mia ancora. Ho ragionato al futuro, completando cose in sospeso, ragionando già sull’anno successivo. Cosa che faccio anche adesso. Più che attendere supporti dalla Confederazione, cerco di seminare, a partire da concerti come questo di Arosa. Dopo due mesi a guardare il mio strumento, le mie partiture, essere qui è una situazione un po’ surreale. Ma ho voglia di ricominciare». Con tutte le incognite del caso: «Non sono un orchestrale, ma un indipendente, e non posso dire di sentirmi tutelato. Mi aiutano realtà come Sonart (Associazione svizzera di musica, ndr), che si sta adoperando per la nostra situazione specifica. Ma come sempre ho fatto, penso per me, cerco di condizionare io la mia vita più che posso. Il mio lavoro è dare concerti e lavoro in questo senso».

Chiudiamo col doppio cognome. Testi e musiche del nuovo album di canzoni sono pronti, così come il prossimo singolo, stagionale come da progetto e come da titolo (niente di meglio che l’autunno per pubblicare ‘All’ombra dei vigneti’). È ipotizzabile anche che sarà l’andare verso le festività a chiamare l’uscita di un ulteriore singolo, la sua ‘Ave Maria, con testo in latino: «Qualcosa che non mi sarei mai immaginato di fare. Questa volta sono state le parole a venirmi a cercare. La cosa migliore che potesse capitarmi» (segue…).

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