Cinema

Dopo la morte di George Floyd, Academy più inclusiva

La decisione rientra nei passi che Hollywood si era impegnata a prendere cinque anni fa a seguito della polemica #OscarSoWhite sul mancato premio a 'Selma'

David Oyelowo, Martin Luther King Jr. in 'Selma' (Keystone)
12 giugno 2020
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Nuovi standard a Hollywood per premi inclusivi, sullo sfondo delle proteste per l'uccisione dell'afro-americano George Floyd da parte della polizia bianca di Minneapolis. L'Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha annunciato una nuova fase dei suoi sforzi per la parità associando le nomination per gli Oscar 2021 a nuovi standard di rappresentatività e inclusione che verranno determinati da una speciale task force entro luglio 2020. L'annuncio fa seguito a un voto via Zoom del consiglio di amministrazione dell'Academy, in programma martedì ma rinviato per non coincidere con i funerali di Floyd. La decisione rientra nei passi che Hollywood si era impegnata a prendere cinque anni fa a seguito della polemica #OscarSoWhite sul mancato premio a 'Selma', il film dell'afro-americana Ava DuVernay sulle marce per il diritto al voto dei neri guidate da Martin Luther King, e più in generale sulla scarsa presenza di film interpretati, diretti e prodotti da minoranze nella rosa dei premi. Sempre per garantire più ampio accesso alla statuetta più ambita, quella del miglior film, dalla prossima edizione degli Oscar l'Academy accetterà dieci candidature, come era la norma all'inizio della storia dei premi, e non come nell'ultima decina di anni, "da cinque a dieci". L'iniziativa, battezzata "Academy Aperture 2025", introduce anche limiti al mandato dei membri del board: finora tre anni rinnovabili all'infinito con un anno di pausa tra un triennio e l'altro e d'ora in poi un massimo di 12 anni nell'arco della vita. Un processo che dovrebbe portare a un ricambio più in passo con i tempi. Sempre nel quadro del nuovo corso, la DuVernay è entrata ieri nel board dell'Academy. L'ingresso della regista di Selma, parte di un gruppo di sei nuovi governatori, porta a un aumento della presenza di donne e di minoranze nell'organo dirigenziale: adesso 26 su 54, tra cui 12 di colore.

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