Ognuno a casa sua

La costellazione Chiara Dubey

Anteprime dall'album 'Constellations', classico e pop (nel senso più nobile del termine). Il concerto d’esordio è saltato, ma noi ci siamo andati lo stesso...

14 aprile 2020
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Nei giorni in cui la musica è ferma, ci siamo introdotti nella 'bolla del tempo' dell'artista ticinese ('Ognuno a casa sua', sesta puntata).

“Un quintetto d’archi, una pianista, l’elettronica, una voce e un violino davanti; e dietro, e insieme, un gruppo di giovani vicini al diploma o appena diplomati provenienti dai conservatori di Lugano e Zurigo. Un concerto anche visual, fatto di cieli stellati, di volte celesti che ruotano, di supporto a un album di rara bellezza intitolato ‘Constellations’. Alla fine, il lungo applauso di locarnesi e non locarnesi, e poi tutti a casa con la copia fisica di un album che vale la pena di toccare con mano”. Questo è quanto avremmo probabilmente scritto su laRegione di lunedì 13 aprile se sabato scorso si fosse tenuto il concerto di Chiara Dubey, saltato per i noti motivi che ci costringono a guardare la musica dalle nostre finestre virtuali, e che hanno costretto lei a riscriversi l’immediato futuro.

«Nei momenti immediatamente successivi a quello che è successo, la delusione è stata grande» ci racconta Chiara, tornata in Svizzera dopo un anno di studi (Master in canto) londinesi. «Preparavo da tempo il debutto, ero felice. Mi ero organizzata da sola una serie di concerti, la promozione e ho dovuto cancellare tutto. Ma ho provato a girare a mio favore la situazione approfittando del tempo concesso per approfondire certi argomenti».

‘Egregi signori’

Un passo indietro, per spiegare “certi argomenti”. “Egregi signori, mi chiamo Chiara Dubey e sono una cantante e compositrice ticinese”. In molti sanno chi è, ma nella sua e-mail in cui annuncia, in prima persona, l’esistenza di un disco – d’esordio – e di un tour, non si spendono nomi, rimandi e agganci tipici da ufficio stampa. “Per questi concerti mi sono messa in gioco come booking agent e sto gestendo tutto io” scrive Chiara, così che dall’e-mail non ci arriva il personaggio, ma la musicista. «Perché sono una musicista, non un personaggio. E sono ancora all’inizio di tutto. Mi sforzo, è importante, se devo costruire questa carriera devo farmi pubblicità, e non c’è nessuno che lo fa per me». Riuscendo nell’intento di farsi pubblicità senza realmente farsene. Semplicemente, informando.

Tornando alla quarantena, e tornando a “certi argomenti”: «Non essendo molto brava con social media e marketing, in questi giorni sto leggendo libri che possano essere utili alla mia attività. E poi ho scritto cose nuove, ho cercato di usare questa enorme bolla del tempo per migliorare cose che so di dover migliorare». E tra un argomento e l’altro, l’ascolto casalingo della musica: «Prevalentemente musica strumentale, soprattutto quella di artisti nordici come Ólafur Arnalds, Jóhann Jóhannsson, Max Richter, fredda, molto cinematica. Immagino si percepisca».

Non solo pop, non solo classica

‘Constellations’ viene quasi interamente dai Powerplay Studios di Zurigo; voce e pianoforte, invece, dall’Idee und Klang di Basilea, sede di mix e mastering; tutto quasi interamente svizzero, ad eccezione di ‘A quiet place’, primo estratto registrato a Londra e orchestra d’archi a Budapest. Dentro l'album, tutto quanto affascina Chiara Dubey, musicalmente parlando: «L’elettronica, la classica, il violino…». Ampio spazio si prendono – dilatati, senza ansie produttive ­– gli strumentali: lo splendido crescendo di ‘Aurora Borealis’ (chissà come sarà dal vivo), in cui è suono il rumore dei martelletti del pianoforte quasi prima della singola nota; la tensione in ‘Departure’ e ‘Light’; poco dopo l'inizio, un piccolo capolavoro chiamato ‘Age’ uscito dal tempo. ‘Age’ (Età), momento chiave di un ascolto come lo sarebbe di un film.

Perfettamente integrato è il pop, nell’accezione nobile del termine, anticipato dalla traccia uno ‘Find time’, uscita un mese fa. Venerdì sarà pubblico il video di ‘The Hunt’, terzo estratto da questo lavoro. Uno di quei prodotti di classe che all’Eurovision Song Contest spiccherebbero nella categoria “Ristretta cerchia di cose che non hanno bisogno del raggio laser”. Nell’’Egregi signori’ di cui scrivevamo sopra, nemmeno un cenno all’Eurovision Song Contest, tre tentativi e tanta visibilità. Assenza d’informazione da ricondurre al basso profilo, e non al rinnegare: «So di non essere il tipo da Eurovision, ma sono state per me tutte esperienze costruttive, insegnamenti. Un modo per imparare a stare sui palchi importanti, ad affrontare la tensione. L’ho presa come una formazione».

‘The Hunt’ sembra incarnare il progetto di Chiara, fondere tutti gli elementi di cui dispone, inclusa la voce – strumento a tutti gli affetti – per trovare un suo ingrediente personale. «La mia personalità musicale è fatta di molti lati. Sono musicista classica, che è un lato che non posso tralasciare, anche se spesso mi è stato detto di lasciar perdere, che è una nicchia, che non paga, invitandomi a concentrarmi sul pop commerciale. Ma mi sono resa conto che cercando di costruire un prodotto per il mercato, per le radio, non mi sento soddisfatta di me stessa».

Mal di Londra

Chiara Dubey è cresciuta in Ticino, dov'è rimasta fino alla fine del liceo; poi Zurigo, il Conservatorio, e dopo sei anni, prima di tornare a Zurigo, i dodici mesi a Londra, dove è restato il suo compagno. «Sarei rimasta più a lungo, ma ho deciso di prendermi il tempo per costruire mattone per mattone questo percorso legato al disco e ai concerti, e di tornare in Svizzera. Qui c’è la mia famiglia e ho anche qualche contatto in più. A Londra sono un granello di sabbia sopra una spiaggia». Ma, ammesso esista la versione alternativa a quello d'Africa, Chiara ha il mal di Londra: «È una città che ispira, è piena di cultura e vivacità. Lì ho imparato a capire come funziona l’industria musicale, cosa cercare, come proporsi in questo settore. È stata una lezione soprattutto dal punto di vista del business». Ci sarebbe anche il mal di Svizzera: «L’aria pulita, l’acqua e il latte buoni. La qualità di vita di Londra ha purtroppo poco a che vedere con la Svizzera e con il Ticino. Ma resta una città entusiasmante».

Cose più grandi

Insomma, Alla fine, quel concerto che a Locarno non c’è stato noi abbiamo provato a immaginarcelo. Ora si tratta di attendere l’11 settembre, nuova data di uscita dell’album, confidando in altre anticipazioni. Il 10 settembre, giorno del suo 27esimo compleanno, dovrebbe esserci per Chiara un primo concerto ticinese; poi Basilea, Londra e la Svizzera francese, in divenire. Se le condizioni lo permetteranno, la data dell’11 aprile sarà recuperata il 3 di ottobre. E quando il concerto ci sarà davvero, allora «sarà la rappresentazione dell’album. Suoneremo per invitare la gente a uscire dalla quotidianità. Succede, e a me in particolare, quando si guardano le stelle sdraiati sull’erba e la mente va oltre la ripetitività, la frenesia, la pressione. Verso cose più grandi».

p.s. Anche la grafica di ‘Constellations’ è di Chiara Dubey. «Volevo evitare di risultare la solita rompiscatole agli occhi del grafico, quella che vuole curare tutti gli aspetti. Così ho preferito fare da sola». E se in questo momento ci sta leggendo il grafico, avrà poco da dire.

'The Hunt', link per 'salvataggio' su Spotify: https://smarturl.it/chiaradubey-thehunt
Sito ufficiale: www.chiaradubey.com

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