Culture

Le note in un dizionario

Presentato il progetto della Società svizzera di musicologia e del Consiglio svizzero della musica. Intervista alla promotrice Irène Minder-Jeanneret

Per uscire dall'ombra (Ti-Press)
15 febbraio 2020
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Da “Aal, Johannes” (compositore solettese del Cinquecento) a “Züst, J. Emil” (organista appenzellese nato nel 1831). Al momento sono questi, i confini del Dizionario della musica in Svizzera, ma l’idea è di ampliare, esplorare la musica elvetica, redigendo nuove voci. Perché per ora questo dizionario (in versione “beta” raggiungibile sul sito mls.0807.dasch.swiss) indicizza e raccoglie le fonti liberamente disponibili online come il Dizionario storico della Svizzera o le schede della Fonoteca nazionale.

Al momento non era possibile fare di più, come ci ha spiegato la musicologa Irène Minder-Jeanneret, ideatrice di questo progetto presentato ieri a Berna dalla Società svizzera di musicologia e dal Consiglio svizzero della musica. Sono queste due istituzioni, insieme all’Università di Berna e all’Accademia svizzera di scienze umane e sociali, ad aver realizzato questa prima bozza di dizionario: «Ci siamo rivolti alle autorità, all’Ufficio federale della cultura, ma ci è stato detto che “non è nostra competenza”». La promozione della formazione musicale, iscritta nella costituzione federale, non passa evidentemente per un dizionario che, invece, Minder-Jeanneret ritiene essenziale.

Innanzitutto per questioni pratiche: è vero che online possiamo trovare molte informazioni su opere e musicisti, «ma non è detto che quelle informazioni siano state elaborate in maniera scientifica», secondo i criteri che invece seguirebbe il dizionario. Inoltre, «è importante prendere coscienza del rilevante patrimonio musicale svizzero: che si tratti di strumenti, di associazioni, di festival o di opere, abbiamo un tesoro musicale che però nessuno conosce».

Una redazione e tanta musica

Il Dizionaro della musica in Svizzera non guarderà solo alla musica colta: l’idea è includere tutto, dalla classica al pop al rock. Per ora, come detto, si è alla digitalizzazione di lavori già esistenti, una sorta di inventario «per mostrare, in primo luogo, che in Svizzera esiste la musica, esistono i musicisti e bisogna riconoscere la loro importanza», smontando anche alcuni luoghi comuni sulla creazione musicale nazionale. E poi, ovviamente, «per far capire l’importanza di questo lavoro svolto finora in maniera sostanzialmente gratuita: l’accademia ci ha aiutato economicamente per sviluppare la banca dati, ma tutto il lavoro musicologico è stato fatto per beneficenza, sia da noi promotori sia da alcuni studenti».

La speranza è, grazie a questa versione beta accessibile online, raccogliere fondi che permettano di redigere le voci «seguendo le basi lessicografiche moderne, perché le voci esistenti risalgono spesso all’inizio del Novecento o addirittura all’Ottocento» e per quanto valide sono chiaramente datate. L’idea, inoltre, è associare alle schede anche dei contenuti multimediali, oltre naturalmente alla traduzione almeno nelle tre lingue nazionali, «e se possibile anche in inglese».

I tempi dipendono, ovviamente, dai finanziamenti: «Possiamo pensare di scrivere venti o trenta articoli a titolo gratuito, ma l’idea è avere una redazione che coordini i lavori e per questo ci vorrà tempo. La speranza è iniziare a pubblicare i primi articoli nuovi entro un anno.

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